In questi giorni il comando di Roma si è trovato ad affrontare una calamità senza precedenti: l'invio di un contingente di soccorritori nelle zone colpite dal terremoto ha comportato lo stato di emergenza anche nelle sedi VVF romane.
Questa seconda emergenza, dovuta esclusivamente alla disorganizzazione dell'Amministrazione, ha assunto aspetti incredibili: cercando di contattare il neo dirigente ci si sente rispondere che “il comandante è in sala crisi e non vuole essere disturbato”.
Non è servito segnalare le difficoltà create dal susseguirsi di disposizioni verbali che vengono comunicate al personale di servizio o l'assenza di disposizioni in merito al personale precario e neanche la mancata predisposizione di profilassi a cui sottoporre il personale che sarà chiamato ad operare nelle zone terremotate nei prossimi giorni.
I responsabili dell'Amministrazione si sono nascosti dietro un “muro di gomma” nel quale è impossibile confrontarsi e dove è impossibile comunicare
Anche nella giornata odierna il dirigente è irrintracciabile... infatti ha deciso di andare nelle zone terremotate, approfittando della presenza del Capo dello Stato, lasciando il personale di soccorso ancora un giorno in balia dell'incertezza, della confusione e dello sconforto nel vedere il proprio impegno e buona volontà vanificati dalla disorganizzazione.
Comprendiamo la necessità del primo dirigente VVF di Roma di “evadere” dalla “sala Crisi” istituita presso la sede Centrale, probabilmente non più sufficiente a contenere la vera crisi di questi giorni e cioè quella dirigenza del Corpo Nazionale VV.F.
Dobbiamo sottolineare soprattutto la volontà dell'Amministrazione VVF d'ignorare le relazioni sindacali proprio in un momento in cui queste rappresentano un prezioso apporto d'informazioni e suggerimenti che concorrono a realizzare un organizzazione efficiente del dispositivo di soccorso, sia ordinario e sia di quello straordinario per la popolazione colpita dall'evento calamitoso.
La scelta di trasformarsi in “comparsa” al seguito del Presidente Napolitano la dice lunga sulla crisi d'identità che ha colpito i dirigenti VV.F., ed è questo l'aspetto che più fa comprendere le conseguenze nefaste delle riforme del C.N.VV.F..
La richiesta, nei giorni scorsi del Ministero degli Interni, di non fare polemiche non è dovuta al rispetto per le vittime di questa ultima catastrofe ma all'imbarazzo di vedere mortificata la professionalità dei VVF che quotidianamente svolgono operazioni di soccorso per responsabilità dell'intera classe dirigente e prefettizia incapaci di provvedere all'essenziale lavoro organizzativo in quanto troppo occupati, probabilmente, a seguire interessi personali politici e di carriera.