Non c’è niente da fare. Alla Uil quando devono nominare l’USB capita lo stesso intoppo che succedeva al mitico Arthur Fonzarelli (Fonzie per gli amici), quando doveva dire “ho sbagliato”: gli si chiudeva la gola…e non riusciva mai a pronunciare quella parola.
Pazienza, ce ne faremo una ragione. Per noi sarebbe sufficiente che sapessero che l’USB è UN SINDACATO e non “ALCUNI SINDACATI”, e magari che conoscessero veramente la legge sulla rappresentatività, voluta fortemente da Cgil, Cisl e Uil, proprio per tentare di soffocare voci dissonanti dalle loro. Magari un sussulto di dignità potrebbe riuscirgli.
Sarebbe inoltre opportuno che conoscessero anche quello che vanno firmando, a partire dal nuovo CCNL, ma capiamo che potremmo essere scambiati per persone troppo esigenti, anche se per noi, queste nozioni, sono l’ABC dell’agire sindacale.
Ma veniamo ai punti che interessano di più ai lavoratori del Comune di Terni.
Da che parte stiamo? Semplice, dalla parte dei lavoratori, senza mai rinunciare però alla verità, senza il bisogno di avere quell’ansia da prestazione, che porta spesso qualcuno ad assumersi meriti non propri, o perlomeno non solo suoi. Ma tant’è, la pubblicità è evidentemente così importante per “qualcuno”, tanto da piegarvi il merito.
Allora: quello sottoscritto all’ultimo incontro con l’A.C. non può essere chiamato “accordo”, semplicemente perché manca la parte sostanziale per giungere al traguardo che la Uil dichiara di aver raggiunto: la quantificazione economica dell’istituto contrattuale citato, la produttività.
E non è cosa di poco conto visto che, con l’Ente in dissesto e con il bilancio sub judice, se non si arriva al più presto alla quantificazione delle risorse del salario accessorio, la produttività così come l’abbiamo sempre conosciuta, rischia di sparire.
Ma…c’è un altro aspetto, ed attiene proprio al nuovo contratto che l’USB non ha inteso firmare. Ancora sembra essere improbabile che gli enti in dissesto possano aumentare il fondo del salario accessorio, come previsto dal CCNL firmato lo scorso maggio, (per il Comune di Terni la cifra si aggirerebbe intorno ai 65mila euro, già di per sé insufficiente), per far fronte agli aumenti delle vecchie indennità e per l’applicazione delle nuove.
Se anche questa ipotesi fosse confermata, ancora una volta la produttività andrebbe ad assottigliarsi. Fino a che punto non è dato sapersi, perché ovviamente dipende dalla spesa che si deciderà di approntare per le nuove indennità che il contratto prevede.
Ecco perché quello che è stato firmato pochi giorni fa al Comune di Terni non è un accordo. Ma non è neanche un protocollo d’intesa, perché è a tutti noto (o così almeno dovrebbe essere), che per alla firma di un protocollo d’intesa partecipa anche la parte politica per quanto di sua responsabilità, e non risulta che all’ultimo incontro
fosse presente.
A noi piace parlare ai lavoratori con le parole della verità. E la verità è che quello sottoscritto altro non è che un “auspicio”, in attesa e nella speranza che si concretizzino positivamente tutte quelle varianti sopra elencate.
Intanto però nell’attesa, se quelle sigle che si vantano di partecipare alle trattative -noi lo facciamo con orgoglio con le nostre componenti RSU, garantendo presenza costante nell’organismo ed ai tavoli con l’amministrazione-, spingessero per trovare una soluzione alla possibilità di una quantificazione del salario accessorio, inserendo le risorse al massimo di quanto previsto, ed in attesa degli sviluppi che riguardano il
bilancio dell’Ente, forse si farebbe una cosa cento volte più utile di quell’auspicio concordato pochi giorni fa, visto che si eviterebbe il rischio che molta parte dei quei soldi esca dal fondo.
Siamo certi che questi aspetti verranno approfonditamente illustrati e messi a disposizione dei delegati della UIL che andranno “a scuola” di formazione, così come siamo certi comprenderanno che richiamare le situazioni specifiche di Orvieto ed Amelia è assolutamente improprio e fuorviante, stante la particolare
situazione determinata da atti e fatti oggettivi, che nulla hanno a che fare con la contrattazione, ma piuttosto con rilievi ed indagini del MEF.
“Alcune organizzazioni sindacali” stiano serene quindi: a noi non piace disturbare il sonno di nessuno, ma riportare a verità quello che è stato piegato alla necessità di apparire, certamente sì!
Perché essere veri e dalla parte dei lavoratori è nel nostro DNA, forti di studio e competenza che non lasciamo certo all’improvvisazione del momento.