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Telecomunicazioni

OMNIA NETWORK: 150 Lavoratori rischiano il posto

Roma,

Cosa c’è dietro al blackout dell’ Helpdesk?

Chi di noi non ha mai chiamato almeno una volta Un Call center? Per chiedere un intervento tecnico, per segnalare una procedura che non funziona, per avere assistenza di fronte ad un dubbio, ecc. ? Dietro a quel numero, il più delle volte, in realtà non ci sono lavoratori della società che si vuole contattare, ma lavoratori assunti con contratto precario (in genere a tempo determinato) che dipendono da società private e che lavorano in appalto.

    Fin qui la “normalità”, l’ormai diffusa prassi di esternalizzare attività spesso istituzionali e coprire con rapporti di lavoro precario una esigenza stabile. Ma non ci si accontenta, il lavoro, una volta  esternalizzato, sfugge ad ogni regola ed entra nei meandri più oscuri del mercato, quelli delle regole private applicate anche a soldi pubblici. La ditta che si aggiudica la gara con subappalta a sua volta il servizio ad un’altra società, tenendosi ovviamente una parte dei profitti, ed il margine per chi svolge materialmente il lavoro diminuisce ancora.

    Questa volta a rischiare il posto sono i lavoratori dipendenti dell'OMNIA NETWORK, che lavorano in appalto per la SOGEI. Per dare una idea del fenomeno, le Agenzie Fiscali pagano alla SOGEI una cifra X per ogni chiamata di assistenza risolta dagli operatori del numero verde. La SOGEI periodicamente mette a gara il servizio, al ribasso, per aggiudicarlo a X meno Y euro. Se la società aggiudicataria subappalta poi ad altri, trattenendo per sé una parte,  la ditta finale avrà solo un margine di ricavo esiguo per coprire il servizio. E all’operatore che materialmente svolge tutto il lavoro, resta poco più della soddisfazione di aver reso un servizio allo Stato, remunerato malissimo e con nessuna prospettiva di stabilità. Questo è il carosello messo in moto dalle esternalizzazioni.

La cosa dovrebbe già farci inorridire, pensando allo strapotere degli interessi privati rispetto alle residue norme di diritto pubblico (p. es. il divieto di subappalto per le forniture pubbliche), ma ci fa davvero imbufalire l’apprendere che questi lavoratori, dopo omissioni nel versamento dei contributi, errate certificazioni delle retribuzioni, sottoinquadramento e precarietà, ora vedono il loro posto di lavoro messo a rischio da un assurdo sistema di appalti e subappalti.
    E se l’ultimo anello della catena di società si spezza? E’ il caso che stiamo vivendo in questi giorni con il servizio di assistenza helpdesk bloccato senza sapere il perchè, ma con il sospetto che la ditta non sia più in grado di assicurare il servizio. Se la ditta fallisce o gli viene revocata la commessa i lavoratori che fine faranno?

    Per ottenere chiarezza sul loro futuro, da stamattina i lavoratori Omnia  Network hanno calendarizzato una serie di iniziative, l'USB  è al loro fianco.

    Non ci interessa delle società intervenute nell’affare, dei loro soci e delle relazioni che intrattengono con le autorità preposte ad assicurare la regolarità di tutto il sistema, ma non possiamo tollerare che dietro alla facciata di perbenismo del Ministero che stipula la convenzione con la SOGEI, delle Agenzie che sottoscrivono gli atti esecutivi, della SOGEI che subappalta a terzi la maggior parte del denaro pubblico che riceve, con una disinvoltura a volte censurata (cfr. sentenze TAR Lazio n° 5540/2006, Consiglio di Stato n° 3298/2007), gli unici a pagare siano sempre e soltanto i lavoratori.

    Chiediamo pertanto che le Agenzie, che non possono ritenersi estranee alla vicenda, intervengano per ottenere che i lavoratori adibiti al servizio vengano assunti direttamente da SOGEI, l’unica soluzione stabile per questa vicenda, o che, in subordine, abbiano garanzie di seguire la commessa, con vantaggio per la continuità del servizio e per gli utenti interni ed esterni.

    Solo in questo modo si possono evitare le disastrose conseguenze che l’avvicendamento degli operatori del contact center provoca ai contribuenti e all’operatività interna delle Agenzie Fiscali. Solo in questo modo si potrà garantire il posto di lavoro e la professionalità acquista da chi, ormai da anni, svolge quel servizio, e non sacrificarlo sull’altare degli interessi privati.