Diversamente da quanto è stato rassicurato a mezzo stampa, ovvero che la governance per affrontare tutte le problematiche connesse alla pandemia del Policlinico di Foggia è “puntualissima, robusta “, dobbiamo rilevare che così non è. Ad iniziare dal numero sempre maggiore di operatori sanitari impegnati nell’assistenza dei pazienti, che a tutt’oggi risultano positivi.
Difatti nelle ultime due settimane si sono riscontrati, tra gli stessi, positivi nelle UU.OO di Ginecologia, di Nefrologia e Dialisi, Urologia, Chirurgia pediatrica, Medicina universitaria, Rianimazione, tra gli autisti del servizio ambulanze, senza contare i focolai presenti all’Ospedale Lastaria di Lucera.
Focolai che, una diversa organizzazione, avrebbe dovuto contenere, attraverso, a parere degli scriventi, una diversa strategia, ad iniziare dalla gestione, assolutamente assente, delle entrate delle auto e delle persone che determinano caos nell’Area ospedaliera.
A giugno, quando si credeva che tutto fosse finito, i percorsi di cura Covid sono stati smantellati e il personale infermieristico e O.S.S è stato dirottato in altri reparti, sprecando un accumulo di formazione che oggi sarebbe stata preziosa per affrontare l’annunciata e attesa recrudescenza dei casi.
Oggi riviviamo lo stesso copione di un’organizzazione, palesemente impreparata ed affannata, sicuramente giustificabile all’inizio della Pandemia, non durante la prevista seconda ondata.
Peraltro le indicazioni cogenti riportate nella nota del Dipartimento di promozione della salute, che definiscono lo scenario di attivazione al 6 novembre di 169 p.l., 308 al 20 novembre ed infine di 446 p.l. entro il 30 novembre, necessitano di un livello organizzativo già rodato e all’altezza della fase programmabile, che al momento non appare intravedersi.
Tant’è che il programma sull’Area Covid presso l’Ospedale D’Avanzo, prevedeva la riattivazione entro il mese di ottobre, ma i lavori sono iniziati appena un paio di settimane fa.Vi è da aggiungere, inoltre, che presso tale Presidio ospedaliero è ancora operante il Centro prelievi, ancora in attesa di trasferimento e aperto all’utenza cittadina.
Ad aggravare la situazione, una serie d’incongruenze tra cui gli avvisi pubblici fatti in fretta e furia per reperire altro personale infermieristico, mancata attivazione di protocolli di sicurezza uguali per tutte le UU.OO, percorsi pulito-sporco che si sovrappongono, affollamento caotico presso il Pronto Soccorso, con lunghissime attese dei pazienti suscettibili di contagio.
Ovviamente tutto questo incide ulteriormente e negativamente su un sistema di assistenza sanitaria fortemente ridimensionato, per via dello stop imposto da Dipartimento salute della Regione Puglia ai ricoveri ordinari, insomma patologie che sono oggi tralasciate e che prima o poi bisogna affrontare anche perché nel frattempo potrebbero aggravarsi. Nello stesso tempo, in una visione più generale, è necessario tenere presente che la mappa dei contagi regionali vede la provincia di Foggia registrare numeri esponenziali preoccupanti che mettono a rischio la capacità di utilizzo dei posti letto dedicati e, nell’insieme, tutto il sistema sanitario della Capitanata.
La domanda del perché va indirizzata al dott. Vitangelo Dattoli, che riveste l’incarico di responsabile provinciale della rete ospedaliera Coronavirus e quindi anche delle procedure organizzative per affrontare problematiche di questa natura.
E visto che ci troviamo ci si chiede che fine ha fatto il DEU ( dipartimento di emergenza e urgenza ) la cui realizzazione rientra nei quattro obiettivi strategici per la “rifunzionalizzazione” dei Riuniti e che, a seguito dei “ quattro passi con Michele Emiliano “ fatta a gennaio scorso, sembrava di prossima apertura. Si trattava verosimilmente di una passeggiata propagandistica nell’imminenza delle elezioni regionali che si sarebbero dovute tenute a breve.
Non possiamo nascondere la nostra preoccupazione per una situazione diventata oggettivamente problematica ma soprattutto ci imbarazza chi dichiara che tutto va bene.
Certamente l’USB non può permettere che scelte non in grado di affrontare adeguatamente l’emergenza possano mettere a rischio la salute dei pazienti e dei lavoratori, smettendola una buona volta di nascondersi dietro la retorica degli eroi.