Da oltre un anno assistiamo ad un'assurda ed ingiustificata repressione di ogni moto di protesta degli studenti. Abbiamo già denunciato una pratica che sempre più assume la forma di un'intimidazione collettiva delle giovani generazioni che presto si troveranno ad entrare nel mondo del lavoro; un mondo del lavoro attaccato pesantemente dalle politiche europee e che non vuole e non può permettersi l'esistenza del dissenso e per questo tenta di chiudere ogni spazio di democrazia sindacale (leggi l'accordo sulla rappresentanza sindacale del 10 gennaio tra padroni, Cisl, Uil e Cgil) e chiede alla scuola di educare alla paura, alla rassegnazione e all'obbedienza acritica. Nell'episodio di Palermo ravvisiamo l'aggravante della complicità attiva del Dirigente Scolastico che, tradendo la fiducia delle famiglie dei ragazzi, ha consentito la trasformazione della scuola in una sede di “inquisizione”. Certi personaggi, a nostro parere, non sono degni di dirigere una scuola della Repubblica, nata dalla Costituzione, frutto della lotta al fascismo. L'USB esprime piena solidarietà ai colleghi e agli studenti del Liceo Cassarà. La reazione a questo episodio inqualificabile è stata immediata, con un primo presidio di protesta che, oltre all'USB, ha visto la partecipazione di altri sindacati conflittuali e forze politiche cittadine. L'USB chiederà conto al MIUR e all'USR Sicilia dell'operato del Dirigente Scolastico per appurare l'esistenza dei presupposti per la sua rimozione dall'incarico. Di seguito, pubblichiamo il comunicato dell'USB Scuola di Palermo.
Occupazione di Dicembre Linguistico Cassarà: oggi interrogatorio durante le lezioni per i docenti e denunce per gli alunni
Denunciamo con forza l'atteggiamento della questura di Palermo che nella giornata di oggi, in pieno orario di lezione, ha sottoposto docenti ed alunni ad un interrogatorio in relazione all'occupazione che ha coinvolto la sede staccata del Liceo Linguistico "N.Cassarà" sita in Via Fattori a Palermo, come altre decine di scuole, nei mesi di Novembre e Dicembre. L'interrogatorio, che ha visto coinvolto anche il nostro responsabile regionale in quanto insegnante della scuola, si è svolto a metà mattinata mentre le classi erano regolarmente a scuola, con docenti ed alunni che venivano volta per volta chiamati in presidenza per le dichiarazioni, alla presenza del Dirigente Scolastico che ha consentito questa procedura "poco ortodossa". In un clima di tensione, con docenti sottoposti ad interrogatori "sostenuti" ed "incalzanti" che mettevano in dubbio la loro professionalità , al termine degli stessi alcuni alunni sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio e violenza privata. Troviamo inaccettabile che il Dirigente Scolastico abbia consentito tutto questo, trasformando la scuola in una "sala interrogatori" con alunni e docenti attraversati da un senso di profonda angoscia e paura, in relazione ad un evento come l'occupazione che ha interessato tutto il territorio nazionale e che rappresenta anche un momento di crescita per i ragazzi. L'accusa di violenza privata è assurda, nei confronti di ragazzi appena maggiorenni, che avevano vissuto la stessa esperienza l'anno precedente senza che avvenisse tutto questo; invece, quest'anno, si vedono catapultati in una condizione "delinquenziale" che non ha nessun presupposto logico: non un solo docente è stato vittima di alcuna violenza fisica ed il personale Ata ha potuto svolgere regolarmente il proprio servizio nella scuola durante l'occupazione. Ricordiamo alla questura di Palermo, al Dirigente scolastico e ai funzionari della polizia di Stato che la scuola è un luogo "sacro" di formazione culturale ed esistenziale, in cui i genitori mandano i loro figli per studiare e formarsi e non può diventare quello in cui è stato trasformato oggi il Linguistico N. Cassarà, ossia un covo di pericolosissimi "delinquenti" o di docenti "irresponsabili". Il nostro sindacato sarà accanto a docenti ed alunni coinvolti in questa "bruttissimo" episodio, riteniamo fondamentale difendere il diritto al dissenso pacifico di ogni alunno, questo paese ha bisogno di fiducia nelle nuove generazioni e non di criminalizzazione del pensiero critico.