Il Parco Nazionale della Majella è vittima ormai da anni di una situazione organizzativa ai margini della legalità che continua a protrarsi senza sosta. Non accenna a fermarsi la produzione di atti ed iniziative di gestione illegali e illegittime da parte dell'attuale Direttore, arch. Oremo Di Nino, un facente funzione, incaricato a scavalco, per tre giorni a settimana attraverso una semplice convenzione annuale stipulata dall’Ente con il Parco Regionale Sirente-Velino.
La nomina provvisoria a Direttore del Parco, che doveva durare il tempo strettamente necessario per espletare le procedure per la scelta della terna di candidati da sottoporre al Ministro dell’Ambiente, è durata invece la bellezza di cinque anni. Nomina oltretutto irregolare, dal momento che l’attuale Direttore non aveva all’epoca i titoli adatti e che la convenzione stipulata il secondo anno non è mai stata trasmessa alla vigilanza del Ministero dell’ambiente.
Il Presidente ed il Consiglio Direttivo dell’Ente Parco hanno quindi messo in piedi una serie di azioni volte ad allungare all’infinito la procedura di nomina ufficiale del Direttore per mantenere la situazione “provvisoria”. La recente sentenza del Tar ha giudicato le motivazioni addotte dal Parco “infondate, pretestuose e fallaci” ponendo fine a questo balletto indecente. Il ravvedimento tardivo di ratifica della delibera presidenziale di istituzione del concorso, preso il giorno prima della sentenza del Tar, del Consiglio Direttivo del Parco rende ancora più ridicola la posizione assunta fino ad ora dall’Ente.
Ma mentre tutto ciò avveniva il direttore “provvisorio” in maniera autonoma, immotivata e illegittima, provvedeva a rimuovere il RUP delle procedure concorsuali per la nomina della terna dei candidati al posto di direttore (la responsabile dell’Ufficio legale) assumendo a sé tale ruolo e prendendo in consegna le buste chiuse contenenti le domande dei concorrenti al bando di direttore. Ci chiediamo a che titolo e a che pro, ma soprattutto quale situazione di conflitto di competenze e di interessi tale decisione ingenera!
Contestualmente, il consiglio direttivo del Parco ha modificato il regolamento per i procedimenti disciplinari e soppresso lo stesso ufficio legale. Dietro questa scelta si nasconde il mancato avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di una collega “colpevole” di avere messo in luce il fatto che nell’ente Parco con questo direttore le deliberazioni dell’ente vengono inviate in modo illegale, a discrezione, “a piacere”, al Ministero dell’Ambiente vigilante.
L’ultimo tassello della vicenda della nomina del direttore è data dal concorso interno per l’affidamento triennale dell’incarico di responsabile di Servizio, espletato in maniera totalmente irregolare al solo scopo di individuare un soggetto “gradito” al quale affidare il ruolo di futuro Direttore f.f. del Parco al posto di quello attuale, in pensionamento a fine novembre; grazie al fatto che di recente il Ministero dell’Ambiente sembra avere modificato il proprio orientamento generale per la nomina del direttore. Ci chiediamo come sia possibile che si possano variare le regole per l’individuazione del Direttore f.f. del Parco, in attesa della nomina di quello definitivo, a seconda dei periodi e degli Enti Parco interessati.
La situazione interna al parco è grave e insostenibile. In questi cinque anni abbiamo assistito allo smembramento di Uffici e alla creazione di altri senza motivazioni di sorta, avanzamenti di carriera di alcuni dipendenti senza il rispetto delle vigenti norme. L’attuale Direttore f.f. e il Presidente scaduto, sono imputati per abuso d’ufficio al Tribunale di Sulmona con un procedimento penale partito nel 2013. Ciononostante, il Presidente ha nominato il Direttore Di Nino, in accordo con il consiglio direttivo, “Responsabile della trasparenza e dell’anticorruzione del Parco”, senza alcun pudore e senza tenere conto del procedimento penale in corso. Sempre il Direttore in tutti questi anni ha valutato e gestito il personale in via esclusiva, compresi i dipendenti testimoni d’accusa nel procedimento penale in cui è imputato.
SIAMO AL DEGRADO. L’USB denuncia con forza la situazione in cui versa l’Ente parco da tempo e chiede al Ministero dell’Ambiente che cosa ha fatto fino ad ora per contrastare lo sviluppo di questa situazione e quali iniziative intende mettere in campo con la sollecitudine del caso, per porre fine a questo stato di cose.
Aderente
alla FSM