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Braccianti

Perché la lotta contro gli OGM in agricoltura è una lotta che coinvolge il mondo dei lavoratori, dei consumatori, delle giovani generazioni

Nazionale,

Si tratta di una battaglia fondamentale per impedire il sopravvento, anche sul terreno del cibo e della produzione agricola, della concezione industriale basata sul profitto nel rapporto uomo/natura/ambiente. L’Unione Sindacale di Base unitamente all’Associazione Rurale Italiana e all’Associazione Italiana Agricoltura Biologica ha presentato al Parlamento Europeo una petizione per impedire che attraverso nuove forme di OGM, si reintroduca in Italia una produzione, fortemente voluta dall’agroindustria e dalle industrie multinazionali di sementi, che manipola il DNA di piante e animali.

Tale petizione, fortemente contrastata a livello europeo dalle lobby agroindustriali, chiede quanto segue: “Noi, firmatari della petizione, chiediamo alla Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo di intervenire affinché l’Italia applichi quanto prima il regolamento europeo sugli OGM ai prodotti di genome editing, come confermato dalla sentenza della Corte di Giustizia europea del 25 luglio 2018, ed inserisca quanto deciso nella sentenza in tutta la sua legislazione sementiera.”

L’inosservanza della legislazione esistente e le azioni per un suo sostanziale superamento, di essa è stata più volte tentata dalla ministra Bellanova prima e dalla Commissione Agricoltura del Senato poi e infine ripresentata  attraverso la una  proposta di legge firmata dal presidente della Commissione Agricoltura Gallinella (5 stelle), e supportata proprio in questi giorni dai risultati del progetto Biotech del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).) con il quale si vuole sdoganare i nuovi OGM sotto il nome ingannevole di Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) per aggirare la regolamentazione internazionale sugli OGM e la sentenza della Corte di giustizia del 25 luglio 2018, promuovendoli come strumento principale per la realizzazione degli obiettivi del Green Deal e della strategia Farm to Fork sbandierata dall’Unione Europea come grande passo avanti verso un ‘agricoltura sostenibile’. In realtà sono tutte iniziative che cercano di avvalorare una tendenza che proviene dalla Commissione europea, volta in realtà a modificare, in favore delle multinazionali dell’agroindustria, il sistema agricolo italiano.

In un sistema agricolo che si fonda prevalentemente su una produzione di piccola scala, con una maggioranza di lavoratori e contadini impiegati nel cosiddetto “kilometro zero”, l’introduzione di “nuovi OGM” produrrà, proprio per le caratteristiche del sistema agricolo italiano, che dal 2001 ha una produzione agricola libera da OGM, degli effetti negativi sia in termini di qualità che in termini di occupazione, stravolgendo totalmente le metodologie di produzione e di trasporto e di vendita dei prodotti agricoli. Infatti, queste tecnologie, insieme alla digitalizzazione e robotizzazione si basano sul principio dell'efficienza aziendale attraverso la riduzione del carico di lavoro, efficientismi industriali non compatibili con il rispetto delle condizioni di lavoro e della qualità dei prodotti.

Leggiamo ancora nella petizione: “I cittadini italiani sono molto legati al loro diritto di consumare e produrre senza OGM, un diritto sancito dalla direttiva 2001/181 CE, sia per motivi di biosicurezza che semplicemente per il diritto all'informazione sulla qualità dei prodotti che acquistano, coltivano e/o consumano. L’Italia, con una sua specifica legislazione, ha scelto di essere un “Paese senza OGM” con una sua specifica legislazione: "Attuazione della direttiva (UE) 2015/412", in particolare all'articolo 1, comma 1, lettera b), «Titolo III-bis LIMITAZIONE E DIVIETO DI COLTIVAZIONE DI OGM SUL TERRITORIO NAZIONALE”.

È l’ennesimo passo studiato dall’Unione Europea e dal governo italiano per far sì che la famosa “transizione ecologica” post Covid si trasformi nella più grande azione mistificatoria sulle politiche ambientaliste dei governi capitalisti totalmente assoggettati dai grandi capitali finanziari e dalle grandi multinazionali pronte, anche questa volta, a costruire i propri profitti sullo sfruttamento dell’uomo, della terra, degli animali, totalmente indifferente ai danni che il modo di produzione capitalista ha prodotto e produce al genere umano e alla natura stessa.

La forsennata corsa alla reintroduzione degli OGM va, ancora, di pari passo con la rispolverata proposta di reintroduzione del nucleare, anch’esso fortemente rifiutato dalla popolazione italiana e oggi riproposto dalle forze già sconfitte dalla storia.

Ancora una volta, di fronte al finto ambientalismo dei partiti politici e delle grandi organizzazioni ambientaliste, incapaci e disinteressate dal contrastare realmente le logiche del profitto e del mercato che stanno, ormai irreversibilmente distruggendo il pianeta, tocca al movimento dei lavoratori, degli studenti e degli strati sociali più colpiti dalla crisi capitalista, costruire il fronte di resistenza in difesa dell’ambiente.

Unione Sindacale di Base

In allegato la petizione presentata alla UE