Continua l’opera di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi primari del settore pubblico in seno al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, operata per mezzo della società in house ALES S.p.A., partecipata al 100% dal Ministero stesso che ne detiene l’intero pacchetto azionario. A questa si affianca una crescente spinta interna in direzione dello sfruttamento del lavoro precario interinale che vede impiegati in maniera saltuaria giovani ragazzi, quasi sempre laureati, presi “in affitto” da agenzie per il lavoro interinale, senza diritti e senza tutele.
Parlare di società in house a capitale interamente pubblico equivale a parlare di soggetti di diritto pubblico come ribadisce la Corte Costituzionale con sentenza n. 466 del 1993, ripresa anche dalla Corte dei Conti nella determinazione del 19 Dicembre 2016 n. 138 riguardante la stessa Ales S.p.A. . In contrasto con la giurisprudenza si realizza ancora una volta un percorso anomalo che desta sospetti di trasparenza ed equità come avvenuto con la recente selezione avviata da Ales S.p.A.(tra l’altro affidata e gestita da altra società esterna Gi GROUP) il giorno 15 Gennaio 2018 a Roma,pressol’ErgifePalace.
Con apposito avviso pubblicato sul sito aziendale in data 16 Ottobre 2017 si è dato vita ad una selezione per la creazione di una lista di disponibilità come riportato dal bando “la presente procedura viene svolta al solo fine di ricevere apposite candidature da parte di soggetti interessati alla posizione lavorativa, non assume in alcun modo caratteristiche concorsuali e non determina alcun diritto al contratto di lavoro con Ales S.p.A.”, pertanto finalizzata a colmare le carenze e non ad interrompere o sostituire i rapporti di lavoro esistenti.
Il suddetto bando non prevedeva punteggi per titoli in possesso o acquisiti dal personale in servizio (anni di lavoro, esperienza maturata, titoli di studio, ecc.). Avendo assunto invece una vera e propria forma di concorso pubblico, visto l’esito di interruzione dei rapporti di lavoro esistenti , la selezione si configura come iniqua e non corrispondente per caratteristiche ad un bando pubblico (D.P.R. 9 Maggio 1994, n.487). Sorge quindi spontaneo il dubbio che tale operazione sia stata effettuata per assumere nuovo precariato (guarda caso in coincidenza con una campagna elettorale) a danno di chi ha maturato dei diritti e di conseguenza creando nuova disoccupazione, in spregio alle leggi che gli stessi governanti approvano per la stabilizzazione dei precari.
La trasparenza, requisito essenziale, è stata del tutto ignorata, poiché, per entrambe le fasi previste dalla selezione, non è avvenuta la pubblicazione del punteggio maturato dai singoli candidati, all’incirca un migliaio.
Il sistema applicato non osserva i dettami giuridici, crea disoccupazione, malcontento e realizza consuetudini prive di fondamento e contra legem.
E’ del tutto anomalo da parte del MIBACT, in assenza di organici completi, non assumere direttamente il personale carente invece di affidare all’esterno servizi essenziali a tempo determinato, per poi mettere fuori chi ha maturato esperienza e professionalità ed incrementare la precarietà e la spesa, come sostenuto da sempre da USB. E’ evidente l’arbitrarietà nel licenziare personale che attualmente copre le carenze storiche del Ministero.
Fra pochi giorni(15 febbraio) scadono le ultime proroghe concesse ai lavoratori interinali che, seppure prestino servizio da alcuni anni, si troveranno fuori dal mondo del lavoro e verranno sostituiti da nuovi “schiavi” nel pubblico impiego.
USB proclama lo stato di agitazione di tutti i precari e chiede un urgente incontro al ministro Franceschini al fine di non interrompere i rapporti di lavoro in atto, anche per non lasciare scoperte sedi del MIBACT che non potrebbero più garantire le turnazioni e le aperture dei siti.
Francesco Castelgrande
Usb Basilicata