Dallo “Sblocca Italia” allo “Sblocca Lazio”: si approvano provvedimenti che aggirano le regole, premiando gli interessi privati, predando il territorio e peggiorando la qualità della vita dei cittadini
ERRATA CORRIGE: in una precedente versione dell’articolo abbiamo attribuito al programma elettorale di Zingaretti una frase in realtà contenuta nel programma Cinquestelle. Ce ne scusiamo con gli interessati. In ogni caso invitiamo alla lettura del programma per l’urbanistica del Presidente Zingaretti, che contiene molte affermazioni che restano, a nostro avviso, ugualmente smentite dall’attuale versione del Piano Casa
Il piano casa di Civita e Zingaretti è stato approvato alle 5 di stamattina con voto unanime della maggioranza (Pd, Sel, Lista e Listino Civico) e voto contrario delle opposizioni (M5s, La Destra, Fi-Pdl, Nuovo Centro Destra, Lista Buongiorno- Udc, Fdi) A sorpresa la proroga è stata allungata al gennaio 2017: altri due anni di una “deregulation del mattone”, perfettamente in linea – tranne che per un paio di aspetti impresentabili – con la precedente amministrazione di centrodestra. Infatti il piano casa è stato prorogato mantenendo molti commi della legge Polverini e soprattutto lasciando intatto l’aspetto più inquietante: i privati potranno aumentare cubature e cambiare destinazione agli edifici, anche con impatti devastanti sui territori, senza che né i Comuni né i Municipi possano opporsi, e nemmeno chiedere delle modifiche…
Difficile dire in poche righe tutto quello che abbiamo visto e sentito in questa seduta del Consiglio Regionale durata fino all’alba. Chi ha tempo dovrebbe leggere il resoconto stenografico in calce. Citiamo gli aspetti che ci sembrano più significativi dal punto di vista simbolico. Come i benefit ai proprietari delle cliniche e dei residences privati per l’emergenza abitativa, che se perdono le commesse pubbliche possono trasformarli in appartamenti (ci aspettiamo, per equità sociale, che anche i dipendenti di tali strutture, che perdono il lavoro, possano usufruire di un “minipiano casa” che consenta di trasformare in miniappartamenti le cucce dei cani e i gabbiotti degli attrezzi). O come il fatto che, nonostante i due anni di proroga, non sia stata prevista la possibilità per Roma Capitale di escludere dall’applicazione del Piano casa zone della città come Garbatella o Città Giardino o altre, di cui a suo tempo il Sindaco Alemanno non si era preoccupato. Ed è stato approvato senza battere ciglio perfino l‘abbassamento dell’altezza media dei sottotetti per fini abitativi – in altre Regioni ben sopra i due metri – superando persino la già consistente riduzione del Piano Polverini, arrivando al record di 1,90 mt.
E suona come una beffa anche il comunicato della Regione, dove si afferma per l’ennesima volta che “vengono cambiate le norme che andavano ad incidere sulla pianificazione urbanistica attraverso un sistema di deroghe – in particolare i cambi di destinazione d’uso – con relativo premio di cubatura, restituendo centralità alle Giunte e ai Consigli comunali”, se si pensa che l’espressione “in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici”, introdotta per 6 volte dal Piano Polverini, ricorre nelle stesse 6 occasioni nel Piano Zingaretti (e non esiste ad esempio nei Piani casa di altre regioni a guida centrosinistra come Piemonte e Toscana). Un comunicato che vanta anche “l’introduzione di norme che vincolano le risorse aggiuntive derivanti dal Piano casa alla realizzazione di opere e servizi per i cittadini: se non si potranno realizzare i servizi, secondo quanto stabilito dal Piano regolatore, è prevista infatti la cosiddetta “monetizzazione degli standard urbanistici”, cioè i soldi ricavati dal pagamento per i mancati servizi previsti dagli standard, saranno spesi negli stessi territori degli interventi. Ma non è una novità, è una condizione che era già stata messa dal Piano Marrazzo (insieme a molte altre che si sono ben guardati dal ripristinare), e che era stata cancellata dal centrodestra.
E dobbiamo dire che, dopo questa vicenda, ci chiediamo quanto possa ancora rappresentare le ragioni e i bisogni dei cittadini questa maggioranza al governo della Regione. E anche quegli esponenti dell’associazionismo e della società civile, cooptati dal Presidente Zingaretti nel cosiddetto “listino”, che non hanno potuto incidere su nessuna delle questioni più stringenti, finendo con l’accontentarsi di qualche emendamento “ai mezzi” con il centro destra o di qualche “ordine del giorno”, che sappiamo quanto poco possa influenzare le scelte future della Giunta.
Veramente un triste finale, non solo per i cittadini, che vedranno atterrare interventi del Piano Casa anche molto impattanti sui loro territori e non potranno difendersi, né far valere le proprie ragioni con un’amministrazione mutilata delle sue prerogative decisionali. Triste per tutti quelli che pensavano che fosse ancora possibile pretendere coerenza da chi ti chiede il voto. Non è stato così: il Presidente Zingaretti si è rimangiato il suo programma elettorale, il Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà hanno cancellato il loro passato e hanno fatto proprio un Piano Casa fortemente centrato sugli interessi privati che avevano duramente contestato. Meno male che al tempo del web le tracce rimangono, non si possono fare “ritocchi”. Resta la memoria delle responsabilità.
E noi la coltiveremo questa memoria, raccontando questa storia a tutti i cittadini che protesteranno per qualche “Piano casa” che piomberà nei quartieri.
Fino al gennaio 2017 e oltre.
Piano casa, caos in Regione: fogli in aria e mattoni contro il maxi-emendamento
Bagarre in Consiglio regionale contro la presentazione da parte della giunta del provvedimento che fa decadere tutti gli emendamenti delle opposizioni
Fogli in aria, urla e mattoni come simbolica protesta. Caos ieri in aula del Consiglio regionale alla Pisana durante la discussione del Piano Casa. A infuocare l'opposizione l'arrivo, nel primo pomeriggio, del maxi-emendamento dalla Giunta per blindare il provvedimento e arrivare ad una approvazione rapida nonostante la proposta del centrodestra, accolta anche dal Movimento cinque stelle, di ritirare gli emendamenti e votare il Piano.
BAGARRE IN AULA - Nel primo pomeriggio però l'arrivo del maxi-emendamento fa scoppiare la bagarre. Tra gli scranni si iniziano a sentire le urla "Vergogna". Volano fogli di carta, i consiglieri 5 stelle consegnano dei simbolici mattoni all'assessore competente Michele Civita. Nel parapiglia viene versato anche un bicchiere di acqua. C'è addirittura un duro confronto, ai limiti del contatto fisico, tra il capogruppo Fi, Luca Gramazio, e il vicepresidente d'Aula, Massimiliano Valeriani. Francesco Storace, tra i più infuriati, rivolgendosi alla presidenza ha affermato di essere "stanco di essere preso in giro dall'assessore Civita".
IL VIDEO - Proteste del consigliere M5S Devid Porrello: "Vergogna!!"
DISCUSSIONE RIMANDATA - Dopo la riunione dei capigruppo durata circa 2 ore, il presidente del Consiglio regionale alla Pisana, Daniele Leodori, ha sospeso la seduta sulla proposta di legge 75 relativa alle modifiche al Piano casa, riaggiornandola ad oggi alle 16. Prima una capigruppo convocata per le 14 deciderà se ritirare il maxi-emendamento e votare gli emendamenti rimasti, riducendone ulteriormente il numero (dei 180 ancora in piedi un terzo sono della maggioranza) o se procedere con il maxi emendamento.
POLEMICHE - “Il maxi emendamento è la fine ingloriosa di un Piano casa che la maggioranza non sa, e forse non vuole, approvare” denuncia Pietro Di Paolo, capogruppo Ncd della Regione Lazio. “Il centrosinistra con questo maxi emendamento apre all'imbarbarimento dei rapporti tra maggioranza e opposizione, tra Giunta e Consiglio”. Il consigliere Pietro Sbardella invece definisce il maxi-emendamento “una scorrettezza istituzionale senza precedenti”. Continua la nota: "Avevamo stilato, d'accordo con l'assessore Civita, un calendario dei lavori d'aula che prevedeva giovedì sera di discutere la legge a oltranza. In tal senso l'opposizione ha ritirato gran parte degli emendamenti, scesi in totale sotto i 200 degli iniziali 2.700, proprio per lasciare quelli più significativi, chiedendone la discussione in Aula”. Conclude Sbardella: “Invece con il maxi emendamento, calato all'improvviso, che di fatto mette una pietra sopra al lavoro delle opposizioni, sono stati stravolti tutti gli accordi presi e si è compiuta una grande scorrettezza, mandando a monte quanto deciso in maniera unanime in sede di capigruppo”.
LA RISPOSTA – La maggioranza difende però la decisione della giunta. "Invito tutti ad abbassare i toni ed evitare sterili polemiche: la presentazione del maxiemendamento è una legittima prerogativa della giunta, prevista dal regolamento del Consiglio regionale” scrive in una nota Marco Vincenzi, presidente del gruppo del Partito democratico alla Regione Lazio, per il quale "purtroppo, dopo tre mesi di dibattito e una situazione di stallo, si è reso necessario adottare un provvedimento che sbloccasse i lavori del Consiglio e fosse in grado di condurre in porto, in un quadro di legittimità istituzionale, una legge attesa dai cittadini del Lazio, utile allo sviluppo del territorio e che introduce norme più rigorose a tutela dell'ambiente". Nelle polemiche interviene anche Massimiliano Valeriani, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio ed esponente del Pd: "Una proposta votata in giunta a settembre del 2013 non può essere ostaggio dell'ostruzionismo d'aula da parte delle opposizioni. Ci siamo confrontati con tutti i gruppi e abbiamo accolto ogni osservazione con la massima attenzione. Se il risultato del dialogo è trovarsi sotto scacco dei poteri di veto, allora la maggioranza ha il diritto di utilizzare tutti gli strumenti democratici per portare a termine l'iter della modifica".