(56/2022) Nell’incontro di lunedì 16 maggio l’Inps ha presentato alle organizzazioni sindacali aziendali il Piano della Formazione 2022. Il documento, lungo e complesso, è relativo ai programmi formativi nazionali ed è integrabile dai piani regionali per le specifiche esigenze territoriali.
Sicuramente condivisibili i quattro principali settori principali di intervento individuati: erogazione della formazione obbligatoria per legge, aggiornamento sulle materie istituzionali, estensione delle competenze digitali, formazione permanente. Se i primi due aspetti sono scontati, l’alfabetizzazione informatica di tutti i lavoratori e il concetto di necessità di aggiornamento della professionalità per tutta la vita lavorativa sono sicuramente obiettivi qualificanti.
Evidenziamo alcuni elementi di possibile criticità che abbiamo rappresentato nel nostro intervento.
Sul piano generale è evidente la dissonanza e la contraddizione tra le dichiarazioni di intenti inclusive e “progressiste” del Piano della Formazione e comportamenti autoritari fino al minaccioso messi in atto dall’Amministrazione verso i suoi dipendenti. Il Piano prefigura collaborazione e crescita collettiva del gruppo di lavoro, obiettivi sui quali non si può non essere d’accordo, ma la dura realtà presenta la competitività con le pagelle e l’incentivazione di pochi con le risorse di tutti. Senza dimenticare il perdurante sfruttamento dei mansionisti.
In un passaggio il documento dà per acquisita la trasformazione dei dirigenti da burocrati a manager, con il prossimo obiettivo di portarli ad essere leader, che non si limitino a realizzare obiettivi ma siano capaci di prefigurare il futuro e motivare i collaboratori. Possiamo apprezzare le buone intenzioni ma abbiamo forti dubbi che la “sburocratizzazione” sia stata completata con successo, dato che ci giungono ancora e spesso notizie di richieste di report quotidiani di produzione al singolo dipendente.
Per quanto riguarda la cosiddetta alta formazione, il cui accesso potrebbe essere riservato ai “più meritevoli”, abbiamo evidenziato il rischio che si trasformi in un ulteriore elemento di discriminazione, approfondendo il solco tra i lavoratori meglio inquadrati e retribuiti e quelli condannati a inseguire e a mangiare la polvere.
Abbiamo espresso apprezzamento per il progetto “Vedere oltre”, destinato ai colleghi ex centralinisti non vedenti e ipovedenti. Chiediamo però che ci sia una decisa accelerazione che consenta in tempi brevi l’inserimento nei processi lavorativi di tutti questi colleghi che ne abbiano la volontà e per cui ci siano le condizioni. E’ fondamentale andare oltre le pur meritevoli dichiarazioni di intenti e i progetti temporanei per arrivare a un’inclusione “a tempo pieno e indeterminato” nella vita lavorativa.
Non possiamo inviare il documento per i limiti posti dall’Amministrazione alle dimensioni delle spedizioni dalle caselle sindacali. Chi è interessato ad averlo può scriverci a usb@inps.it