Si è svolta ieri la riunione sul Piano Organizzativo per il Lavoro Agile (POLA) che l’Amministrazione adotterà il 31 Gennaio 2021 (pena - ad emergenza conclusa- l’obbligo di limitare al 30% del personale la possibilità di lavorare in smart working).
Anche se prevista dal Decreto Rilancio di Maggio 2020, la scadenza del 31 Gennaio appare a tutti incomprensibile ed incongrua, essendo stata fissata in un momento in cui la pandemia sembrava volgere al termine, anche se purtoppo così non è stato.
L’Amministrazione si trova quindi “costretta” ad adottare questo piano i cui effetti pratici si avranno tra alcuni mesi quando cesserà lo stato di emergenza, con la spiacevole conseguenza che nel POLA Inail, la cui bozza è stata illustrata per grandi linee durante la riunione, sono stati fissati dei paletti distorsivi degli attuali istituti normativi che regolano il rapporto di lavoro, che avrebbero dovuto essere oggetto di discussione e confronto preventivo.
Proprio per questa ragione USB manifesterà il 29 Gennaio presso il Ministero della Funzione Pubblica, richiedendo un incontro alla Ministra Dadone, invitandola ad un intervento urgente per rideterminare la data del 31 gennaio come scadenza per l’adozione dei POLA e l’inserimento del lavoro agile all’interno di un quadro normativo al momento assolutamente inesistente, che coinvolga l’Inail e tutte le amministrazioni pubbliche.
Un intervento necessario -per USB- visto che il POLA rende nulle le disposizioni contrattuali previste su materie importantissime come orario di lavoro, buoni pasto, straordinario, ore eccedenti, riposi compensativi, turnazione, permessi orari, che non potranno più essere riconosciuti, disponendo inoltre l’assenza di qualsiasi ristoro economico per le spese elettriche, le connessioni veloci internet e l’uso di spazi della propria abitazione, che vengono al contrario esplicitamente addossate a carico dei lavoratori.
Di fatto uno smantellamento della contrattazione collettiva visto che i contratti individuali che regolamenterebbero lo smart working dei singoli potrebbero riguardare almeno il 60% dei lavoratori Inail, cioè in concreto la stragrande maggioranza, senza peraltro una preventiva regolamentazione di legge o contrattuale.
Troppo semplice e forse troppo comodo, di fronte alla mancanza di iniziativa dell’amministrazione nei confronti del Governo della Funzione Pubblica e dell’ARAN, il semplice rinvio, a posteriori, ad una futura contrattazione collettiva, richiamata nel documento, sulla base di formule generiche e auspici vari, come l’ipotetico inserimento nei fondi del trattamento accessorio dei risparmi realizzati con il lavoro agile dall’Amministrazione. Argomento che riguarda aspetti decisivi della retribuzione, che toccano la tasca e la vita dei lavoratori.
Occorre un accordo quadro per tutto il mondo del lavoro pubblico!
In pratica serve una cornice che eviti disparità macroscopiche tra lavoratori pubblici, entro la quale poi le varie amministrazioni potranno calare e calibrare il lavoro agile al servizio all’utenza che sono chiamate ad erogare, alle peculiarità organizzative, al rapporto forza/fabbisogno esistente.
Accordo quadro tanto più necessario se si considera che siamo di fronte ad un cambiamento epocale veicolato dall’adozione massiccia dello smart working in tutta la PA che trasformerà profondamente il nostro rapporto di lavoro, il nostro posto di lavoro, il rapporto con l’utenza e inevitabilmente, in prospettiva più o meno rapida, il ruolo dell’Istituto sempre più relegato alla sola parte assicurativa, sicuramente attività smartabile anche da remoto e non necessariamente con personale pubblico.
Accordo quadro e necessità di ulteriori interventi normativi e contrattuali di fatto riconosciuti ed auspicati durante il confronto anche dalla stessa Amministrazione, ed in particolare dal Consigliere di amministrazione Damiano, in risposta al nostro intervento, che ha indotto anche le altre OO.SS. a chiedere lo stralcio di intere pagine del documento.
Entrando nel merito del documento presentato, che verrà pubblicato dopo alcune correzioni emerse nel corso dell’incontro, il POLA mette una pietra sopra alle precedenti norme che limitavano fortemente e preventivamente il lavoro agile per alcune categorie (sanitari, assistenti sociali, ispettori etc); vi sono dei segmenti di processo che ovviamente vanno svolti in presenza, ma non vi è una preclusione preventiva rispetto a tali lavoratori.
Peraltro una certa discrezionalità del dirigente di sede sembra emergere nella valutazione della generalità degli accordi individuali di lavoro agile, per ovviare alla quale sarebbero necessarie linee guida chiare, senza margini di incertezza o dubbi, superando anche il concetto che il lavoro agile sia una sorta di gentile concessione.
L’Amministrazione saggiamente non indicherà fin da ora un numero massimo di giorni in cui mensilmente la prestazione lavorativa potrà essere svolta in lavoro agile, rinviando alla regolamentazione di dettaglio la definizione di questo peculiare aspetto.
Nel proprio intervento USB PI ha sottolineato tra l’altro la rilevanza negativa della ridefinizione degli spazi di lavoro, presente nel documento, ed una loro nuova possibile riduzione in favore di un nuovo assetto organizzativo fondato sul “coworking”, peraltro in un momento in cui non si conosce e non si può prevedere neanche quanto personale nelle varie realtà territoriali verrà materialmente coinvolto nel lavoro agile un volta a regime, tutte scelte fortemente impattanti sul benessere, sulla sicurezza e la salute dei lavoratori!
Analogamente sulla strumentazione informatica, la USB ha espresso la sua netta contrarietà alla eliminazione della Postazione di Lavoro (PdL), che attualmente rispetta determinati requisiti di salubrità ed ergonomia, in favore di postazioni condivise come semplice e diretta conseguenza della introduzione massiva del cosidetto “lavoro ibrido” ovvero parte in presenza e parte a distanza.
Perplessità anche sulla formazione, che dovrà puntare alla crescita della cultura organizzativa a sostegno della trasformazione digitale e tecnologica. Un perno fondamentale che non puo’ ridursi a mero adempimento burocratico come negli ultimi anni spesso è avvenuto e che non dovrà realizzare avanzamenti differenziati delle competenze tra i lavoratori.
Nessun cenno inoltre nel documento sulla ormai gravissima carenza di personale e su nuove assunzioni. La spaventosa carenza di personale delle sedi si aggrava mese dopo mese e nessun piano potrà reggere a questa lenta ma inesorabile emorragia che mette in discussione già oggi la rotazione tra lavoro in presenza ed a distanza.
Argomento trattato anche al tavolo sul ruolo informatico tenutosi in prosecuzione, con lo stesso Dr.Tomasini che, di fronte alla domanda della USB sulla forza presente in DCOD, ha dovuto sconsolatamente definire come “sparare sulla coce rossa”.
Il lavoro agile non puo’ essere il modo per costringere tutti a lavorare ben oltre l’orario previsto e ben che vada a parità di salario, puntando solo sulla digitalizzazione e reingegnerizzazione dei processi e dei rapporti con l’utenza, senza mettere a rischio la presa in carico globale dell’infortunato, vera “mission” dell’Istituto. Dare avvio in tali condizioni ad una “rivoluzione”, ci sembra impensabile, o quanto meno un ulteriore enorme rischio.
Un progetto temerario insomma quello del POLA, che si regge su fondamenta fragili, che solo una condivisione vera e ragionata di tutti gli aspetti connessi e una regolamentazione nazionale omogenea per tutte le amministrazioni pubbliche potranno far migliorare, evitando che il lavoro agile si trasformi in una riorganizzazione le cui conseguenze negative alla lunga supereranno gli eventuali aspetti positivi.
Il 29 gennaio USB manifesterà presso il Ministero della Funzione Pubblica per impedire che ciò accada! Vi terremo come al solito aggiornati sugli sviluppi.
Roma, 26 gennaio 2021 USB PI INAIL
Coordinamento Nazionale