Nel più assoluto silenzio e nella totale disattenzione, il putrefatto governo Monti ieri ha presentato il Documento Economico e Finanziario e il Piano Nazionale di Riforme. In ambedue questi documenti è scritta parte del nostro futuro; parte perché Monti e Grilli hanno avuto il buon gusto – o la furbizia – di lasciare al governo che verrà, quando verrà, di decidere attraverso quali provvedimenti rendere operative le indicazioni in essi contenute.
Ma quali sono queste indicazioni? Ce le spiega senza tanti fronzoli la Commissione Europea, quella cioè che comanda davvero e che sempre ieri ha presentato il suo rapporto da cartellino giallo sull’Italia, ricordando a tutti che il Fiscal compact ci costerà annualmente, e per i prossimi 20 anni, solo per il taglio del debito, 40 miliardi di euro.
La Commissione indica alcuni interventi strutturali che l’Italia deve assumere e che in particolare riguardano: liberalizzazioni, sistema fiscale, decentralizzazione della contrattazione collettiva, istruzione, pubblica amministrazione, normative pro business, il tutto condito dal rispetto pieno del patto di stabilità. Manco a dirlo nel Piano Nazionale per le Riforme c’è il rafforzamento della spending review, il completamento della legge Fornero, l’accelerazione del piano di dismissioni del patrimonio pubblico.
La cosa che sembra suonare assurda è che la prima e più dura considerazione in ordine alla situazione economica non è venuta né dalle forze politiche né da quelle sindacali.
E’ stato il presidente di confindustria Squinzi a dire la sua: “(la situazione in Italia)...non può continuare per molto tempo senza sfociare in esplosioni sociali violente”.
Noi siamo d’accordo con lui.