Il 4 e 6 agosto del 2018, 16 lavoratori agricoli sono stati uccisi in appena 48
ore. Tornavano, stipati su furgoni, senza alcuna misura di sicurezza, da 12 ore
di lavoro sotto il sole per pochi euro al giorno, quando due tir li hanno travolti.
In quell’occasione, Usb è scesa in piazza, esortando governo e istituzioni
locali a impegnarsi concretamente in difesa dei diritti e della sicurezza di tutti i
lavoratori.
Quest’anno, il 6 agosto, il sindacato torna nelle strade contro gli omicidi sul
lavoro. Un appuntamento pubblico e visibile delle lotte che ogni giorno
vengono portate avanti.
4 morti al giorno, in media uno ogni sette ore, questo è il lavoro oggi.
Solo dall’inizio dell’anno sono 841 i lavoratori uccisi dal proprio lavoro, un
paradosso, si lavora per vivere e si muore lavorando.
Nella Tuscia, solo nell’ultimo mese sono tre i lavoratori uccisi dal loro stesso
impiego.
“Se guardiamo oltre le fredde statistiche, vediamo come infortuni, troppo spesso mortali e malattie professionali siano il risultato diretto delle imposizioni di aziende e mercato. -dichiara Luca Paolocci dell’Usb Viterbo- Da un lato, lo sfruttamento sul lavoro attraverso la precarietà, l’allungamento dei turni e dei ritmi, l’aumento dell’età pensionabile. Dall’altro, la riduzione degli investimenti e gli appalti al massimo ribasso che portano a macchinari vecchi, malfunzionanti e pericolosi ed esternalizzazioni continue”.
Dalla crisi ad oggi, nella Tuscia, sono raddoppiati i part time involontari, cioè imposti. Una scelta voluta dai datori per mantenere più basso il costo del lavoro e fare maggiore ricorso alla flessibilità. L’ultima frontiera dello schiavismo nel settore sono i lavoratori interinali, i promoter e i merchandising, assunti tramite cooperative, che gestiscono il rifornimento notturno.
“Lo stratagemma padronale per lucrare sui lavoratori è assumere con la l’inquadramento più basso per poi adibire i lavoratori a mansioni specializzate, senza formazione e senza sicurezza – ha continuato Paolocci -. Nella zona di Viterbo e provincia, le nuove assunzioni di questo tipo riguardano addetti alle vendite, camerieri e baristi, braccianti. Il 70% dei contratti irregolari grava nei settori del commercio, dell’agricoltura e del turismo, proprio quelli che dovrebbero essere di volano per città”.
La diffusione generalizzata di queste forme di cattivo lavoro ha un effetto primario sulla sicurezza. I lavoratori precari, infatti, vengono minacciati di licenziamento se denunciano o lamentano carenze nella sicurezza dei posti di lavoro. Le denunce di infortuni, anche mortali, rispetto allo scorso anno, sono raddoppiati. Nel Lazio, le malattie professionali sono aumentate del 94%, rispetto ad una media nazionale ferma al 25%.
Eppure si parla pochissimo dei lavoratori che perdono la vita sul proprio luogo di lavoro o nel tentativo di raggiungerlo, proprio perché sottoposti a sfruttamento e precarietà, quasi si fosse anestetizzati. Il messaggio pubblico, anche istituzionale, trasmesso è ringraziare di avere un lavoro il resto non conta.
Parlare oggi di salute e sicurezza significa affrontare la parte più dura dello sfruttamento, il profitto infatti passa sulle vite dei lavoratori
Come Usb ribaltiamo totalmente questo messaggio, il lavoro ci deve rappresentare, essere espressione di esperienze e potenzialità del singolo. Un’espressione impossibile in mancanza di diritti e sicurezza.
Per questo il 6 agosto saremo in piazza, percorrendo le strade di Viterbo.
Lavoratori, cittadini, delegati sindacali e rappresentanti per la sicurezza sono invitati a partecipare per portare le proprie voci dirette di quello che accade nei loro luoghi di lavoro.
Via Caduti sul Lavoro, ore 17:00
deposizione della Corona
Piazza Repubblica, ore 18:00
interventi, testimonianze e rappresentazioni