L’USB è stata l’unica Organizzazione Sindacale da subito in campo per contrastare la Legge Delrio sulle Province, che tanti danni ha prodotto per i cittadini ed i lavoratori.
Una legge contro i principi base della Costituzione, che ha determinato una caduta verticale della qualità e quantità di servizi essenziali per i territori, quali la manutenzione di strade e scuole, la vigilanza ed i controlli in materia ambientale e di importanti fette di servizi sociali.
Una legge che, in direzione contraria rispetto ai principi democratici sanciti dalla Costituzione, ha declassato ad Enti di secondo livello Province e Città Metropolitane, in cui gli organi politici non sono più liberamente eletti dai cittadini ma derivano dagli enti comunali, generando mostri giuridici caratterizzati da evidenti conflitti di interesse .
Un percorso caotico e contraddittorio scaturito dallo spirito sbagliato di questa legge animata della demagogia della casta, dalla quale sono scaturite altre leggi applicative, circolari, atti di indirizzo e leggi di stabilità che hanno determinato il vero e proprio impazzimento del sistema Province, portandole alle porte del collasso economico, amministrativo ed organizzativo.
I lavoratori travolti dal perverso ingranaggio, hanno dovuto subire l’umiliazione di trasferimenti coatti di massa, il depauperamento della professionalità e la caduta verticale del salario.
Un processo di mobilità forzosa che ha mostrato tutta l'incapacità del Ministero della Funzione Pubblica, che si è incastrata nel succedersi di scadenze e proroghe, se non incredibilmente nella gestione tecnica dello stesso “portale della mobilità”, mai adeguatamente funzionante. Un meccanismo perverso che ha determinato una situazione variegata e a macchia di leopardo sul territorio nazionale per questi sfortunati enti e per il quale ancora più di 400 lavoratori devono conoscere il proprio futuro e collocazione lavorativa.
Una legge incostituzionale, lo abbiamo subito detto ed ora ne abbiamo la certezza.
Gli esiti straordinari del referendum hanno spazzato via le intenzioni del governo di “deformare” la nostra Carta Costituzionale.
Incostituzionale non solo perché il suo testo richiama in diversi articoli una riforma della Costituzione che fortunatamente è stata respinta abortita, ma soprattutto perché ora va riletta e calata nel contesto confermato dall’esito della consultazione stessa.
Art.5: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Art.114: La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla costituzione......
Art 119, comma 4,:"Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti (entrate proprie) consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite".
Sono sufficienti questi pochi articoli per rendere evidente come sia necessaria un’immediata inversione nelle scelte del governo e della politica per gli Enti Provincia e Città Metropolitane.
Sappiamo che la Legge di Stabilità è stata nuovamente approvata a colpi di fiducia e che non contiene interventi per dirimere i “prelievi forzosi” a carico delle Province e Città Metropolitane, destinate nel 2017 al default totale e generale.
Ecco perché l’USB ritiene necessario rilanciare immediatamente la vertenza aperta per questi Enti Costituzionali per i quali deve essere garantita la piena sostenibilità economica e finanziaria, seppure nell’attuale quadro di funzioni “fondamentali” ridotte come previsto dalla Legge Delrio.
Un passaggio non eludibile che richiede quindi una specifica ed urgente presa in carico da parte del parlamento e della politica.
USB agirà sul doppio fronte vari fronti: quello sindacale, attraverso la mobilitazione dei Lavoratori e dei Cittadini, quello giudiziario attraverso un possibile ricorso per incostituzionalità della Legge che la spazzi via dal nostro ordinamento e quello politico con interventi volti a sensibilizzare quei gruppi politici e quei parlamentari che, seppur con grave e colpevole ritardo, hanno dovuto prendere atto degli effetti nefasti della Delrio per i territori.
All’indirizzo di Cgil, Cisl e Uil, che sono stati parte integrante dello sciagurato percorso voluto dal Governo, vogliamo fare una proposta: se i risultati sono questi cambiate mestiere.
Risultano “stonate” infatti anche le iniziative promosse sui territori per trattare il tema “Province dopo la Delrio”, dando evidentemente per scontato la vittoria del SI al referendum…
Mai mettere il carro davanti ai buoi.