A pochi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale, piovono insulti sui dipendenti delle Province, come nell'articolo apparso su La Repubblica (che riportiamo in fondo con la replica del presidente dell'Unione delle Province).
PROVINCE: basta con gli insulti! SIAMO LAVORATORI! SU LA TESTA!
· Siamo gli Impiegati che, in piena crisi economica, continuano ad essere il primo punto di riferimento – e talvolta il bersaglio - delle migliaia di giovani in cerca di lavoro o di quelli che il lavoro hanno perso e affollano gli uffici di collocamento in cerca di soluzioni..
· Siamo i Tecnici che, a fronte dei tagli agli enti locali, ascoltano e cercano di risolvere le legittime richieste di centinaia di Dirigenti scolastici...
· Siamo i Contabili che, giornalmente, si confrontano con aziende e piccole imprese, per i mancati pagamenti...
· Siamo dipendenti provinciali, comunali che ogni giorno, malgrado tutto, si rapportano con Cittadini e Istituzioni impegnandosi a dare risposte e soluzioni a problemi concreti…
· Siamo dipendenti provinciali, comunali che non solo permettono ai SERVIZI dello Stato di funzionare ma svolgono l'importante compito di mantenere la “comunicazione” con i cittadini.
QUESTO SIAMO! E NON MANCATECI DI RISPETTO!
Signori giornalisti tutti e signori politici, venite a parlare con noi che lavoriamo onestamente! Perchè cavalcare populismo e demagogia contro i dipendenti delle Province? (per la cronaca... il 60% degli italiani è contrario ad abolire la Provincia dove vive (sondaggio Ipsos per l'Upi).
A quelli che ci chiamano... il Gruppo B!?! la “casta” che attraversa indenne la crisi economica... ricordiamo solo alcune pillole della “scure brunettiana”:
- licenziamenti precari – blocco turn-over
- sfruttamento personale dei servizi esternalizzati alle cooperative
- contratto nazionale, progressioni di carriera bloccati dal 2009
- taglio buoni pasto, malattia decurtata.. oltre al continuo aumento del costo della vita.
SIAMO I DIPENDENTI delle PROVINCE che vivono con 1000 EURO AL MESE! QUESTO SIAMO!
Altrove cada la mannaia dei tagli... perchè compriamo gli F35 quando i Vigili del Fuoco dispongono di soli 15 canadair per affrontare gli incendi estivi in tutta Italia?
La politica dell'incertezza non giova né alle istituzioni, né ai dipendenti delle Province.
CHE FARE? Una politica in difesa di “SERVIZI PUBBLICI E BENI COMUNI”
I Delegati e l'Osservatorio USB
USB – Unione sindacale di BASE – Provincia di Milano
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FRANCESCO MERLO su La Repubblica del 4 luglio 2013
Perché le Province non muoiono mai
LA PROVINCIA è come la coda della lucertola, quando la tagli ricresce. Nessunoè mai riuscito ad abolirla, è uno degli impossibili della politica italiana, come la riforma della Rai. L'ente inutile degli stipendi inventati, del nascondimento della disoccupazione e delle clientele, la piccola patria degli uscieri, il centro di spesa del keynesismo straccione ha questa misteriosa facoltà di resurrezione. Che è garantita dalla Corte costituzionale. E certo la Consulta avrà le sue ragioni formali a bocciare lo strumento del decreto legge utilizzato senza «la straordinaria necessità ed d' urgenza» ma è paradossale che la controversia su una forma, di cui si fa abitualmente abuso, sia più forte della sostanza politica, del buon senso, dell' emergenza economica, della volontà del Parlamento e della volontà popolare. È vero che la Corte nonè una assemblea politica, ma non è neppure un asettico consesso di tecnici che si pronunciano su questioni che interessano solo gli specialisti. I suoi giudici non vengono chiamati a esercitare il loro compito dal voto degli elettori, ma «non sono lontani ed estranei - ha scritto Valerio Onida - alla vita democratica del paese e ai suoi problemi». Ebbene, la Consulta non può certo ignorare che tenendo in vita la Provincia ha offerto il suo scudo stellare al peggiore simbolo, non solo sul piano istituzionale, dell' arretratezza italiana, alla casta e all' odioso ceto politico che non vuole accettare per sé i sacrifici che impone a tutti gli altri cittadini. Ed è sorprendente che ad avere abolito la Provincia sia rimasta solo la Sicilia, che è l' isola della Tortuga, il regno degli sperperi, la regione autonoma dove la casta è davvero speciale grazie al suo statuto speciale- una casta con le sarde l' avevamo chiamata - perché colleziona privilegi di ogni genere, e ha circa quarantamila stipendiati tra dipendenti della Regione, forestali e assunti nelle società partecipate, con una spesa complessiva che supera il miliardo di euro all' anno. L' abolizione delle Province è stata e tornerà ad essere il cavallo di battaglia (sempre azzoppato) di tutte le opposizioni, lo slogan (sempre tradito) di tutte le campagne elettorali, da De Mita a Berlusconi, da Prodi a Beppe Grillo, a Bersani. Solo la Lega si era battuta apertamente per mantenerle in vita perché per sua vocazione difende tuttii piccoli feudi dell' identità e vorrebbe addirittura moltiplicarli, a cominciare dalla Ladinia come terza Provincia autonoma nella Regione Trentino Alto Adige. D' altra parte, quella provinciale è la sola fetta di casta e di clientele che è rimasta alla Lega. E infatti Bossi minacciò una rivolta nel nome di Bergamo. Ma la verità è che l' abolizione delle Province, come per magia, ha sempre cambiato natura all' ultimo momento. C' era chi proponeva di cancellare, al posto delle Province, le prefetture; una volta la soppressione divenne trasformazione in area metropolitana; più spessoè stata proclamatae subito insabbiata in attesa di una futura legge attuativa. Insomma, si è sempre fermata davanti all' egoismo della politica. Raccontano che, già ai tempi della Bicamerale, Massimo D' Alema abbia gelato il costituzionalista Augusto Barbera con la seguente battuta: «E se l' inutile fossi tu?». Francesco Storace, cheè fascista ma spiritoso, riassunse così la battaglia del governo Berlusconi contro le Province: «Avevamo promesso di abolire le Province e il bollo auto, ed è finita che ora affidiamo la gestione del bollo auto alla province». E ora anche la morte per accorpamento che fu decretata dal governo Monti benché deludente e tremebonda perché uccideva le identità ma non le competenze (non sottraeva ma addizionava) è stata comunque bocciata come una bestemmia dalla Corte costituzionale per una volta d' accordo con la sola forza politica anticostituzionale che c' è in Italia: la Lega. Forse in questa resistenza della Provincia non c' è solo l' ostruzionismo del ceto politico che si spinge a negare e a bollare come demagogiche le stime che, se l' abolizione fosse verae completa, calcolano il risparmio attorno ai 12 miliardi di euro. C' è anche il sarcofago egiziano che l' italiano di strapaese si porta addosso. E va bene che qui il discorso diventa antropologico e non più istituzionale, so cheè audace dirlo, ma l' intervento della Corte rischia di fare passare per costituzionale il modello standard dell' idea di Nazione-Italia: «Paese mio che stai sulla collina / disteso come un vecchio addormentato / la noia, l' abbandono, il tempo son la tua malattia ...». Nel senso che la Corte potrebbe avere stabilito che non si possono abolire con un semplice decreto l' albero degli zoccoli, le lucciole pasoliniane, la Racalmutometafora di Sciascia, le melanzane e il latte di capra come archetipi di una modesta ma sicura felicità, la vita come una lunga partita a carte che ricomincia ogni pomeriggio e non finisce mai. Volete la prova del nove? Persino in Sicilia l' abolizione della Provincia rischia di rivelarsi un sotterfugio di allegra tradizione napoletana più che sicula. Il disegno di legge abolisce infatti le nove Province, ma non cancella il livello intermedio tra Comuni e Regioni perché, sempre per specialità di Statuto, darà vita ai liberi consorzi comunali che, con5 milioni di abitanti, presto potrebbero essere ben 33. Al posto di 9.
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Province: il Presidente Saitta al giornalista Merlo
“Inaccettabili parole di disprezzo contro chi lavora in Provincia”
“Caro Merlo, che il dibattito sulle Province scateni costantemente le peggiori energie e faccia emergere toni populisti è da decenni il tormentone non solo estivo più in voga. Ma l’acrimonia, il rancore, la sciatteria e il disprezzo che Lei ha usato oggi sulle pagine di Repubblica contro chi ogni giorno nelle Province lavora è francamente inaccettabile”. Così scrive il Presidente dell’Upi in una lettera a Repubblica, rispondendo all’editoriale pubblicato oggi dal quotidiano firmato da Francesco Merlo.
“Nelle Province, componenti dello Stato a pari dignità delle altre istituzioni (ma con molta più storia ad esempio delle Regioni) – scrive Saitta - lavorano 56 mila persone che sono servitori dello Stato e meritano rispetto esattamente come tutti coloro i quali nel nostro tormentato paese hanno ancora la sorte fortunata di avere un lavoro. Lo fanno con orgoglio, con lealtà, con la schiena dritta, nonostante siano stati in questi anni additati come inutili, spreconi, buoni a nulla. Conosce qualcuno di questi dipendenti? ha per caso idea di chi lavora nelle Province? Lo sa ad esempio che il personale delle Province è quello in cui il rapporto tra dirigenti e funzionari è il più virtuoso dell’amministrazione pubblica? Sa che tra questi dipendenti c’è una percentuale altissima di giovani laureati, che sono ingegneri, geometri, progettisti, programmatori perché le funzioni che svolgono le Province - ma le insiste ad ignorarle - hanno bisogno di alte professionalità? E' informato del fatto che gli stipendi dei dipendenti delle Province non hanno nulla a che fare con quelli di altri comparti dello Stato e che il loro contratto è meno oneroso di quello delle Regioni per non parlare dei dipendenti di Camera e Senato? Se proprio vuole continuare ad indulgere nel qualunquismo, si limiti a gettare i suoi strali contro la politica e gli amministratori - e glielo chiedo io che li rappresento indegnamente tutti - ma per favore eviti di usare questi stessi toni per i dipendenti.
Tra loro sicuramente potrà anche reperire qualche pecora nera, come ovunque (immagino perfino nel Suo quotidiano) ma cerchi di credere se Le dico che i tantissimi altri non meritano questo trattamento. Quelli che lavorano con dedizione e passione sono una risorsa del nostro Paese – conclude Saitta - anche se ai vostri occhi figurano come novelli Malaussène, di "professione capro espiatorio". (04-07-2013)