Che l’aeroporto Fiumicino fosse una fabbrica di precarietà è ormai sotto gli occhi di tutti, ma che addirittura si innescassero sistemi di “mercato rionale” sembrava impossibile!
La questione dei lavoratori Nas e National Clenness sta portando alla luce una serie di meccanismi che non fanno che evidenziare quanto il trasporto aereo sia diventato un far west
Senza regole e senza controlli. Anche se il controllo è vivo e vegeto, dal momento che l’ENAC è ancora in piedi e ogni suo responsabile è ben saldo al proprio posto.
Partiamo dai 400 lavoratori tra Nas e National Clenness, una storia di anni di appalti e esternalizzazioni .
Passati da Alitalia, Fenice e poi in Nas , accettando condizioni retributive peggiori pur di essere ricollocati, i dipendenti delle società ora rischiano addirittura il posto di lavoro!
L’azienda, infatti, il 3 maggio ha deciso di recedere il contratto che avrebbe dovuto terminare ad ottobre 2013, questo vuol dire che i lavoratori rischiano di trovarsi a breve in mezzo ad una strada.
Dopo aver già accettato un declassamento salariale al tempo di “Fenice”, nonostante gli stessi carichi di lavoro, ledendo ancor più la loro dignità di lavoratori.
A partire dai precari che, come al solito sono fantasmi senza tutele, fino ad arrivare ai lavoratori a tempo indeterminato, nessuno sa quale sarà il proprio destino e se sarà rispettata la clausola di salvaguardia sociale.
Il tutto nel silenzio dei confederali che a quanto pare si sono assunti il compito di calmare gli animi dei lavoratori senza dare informazioni su quanto stia avvenendo e soprattutto su quello che avverrà al termine del contratto.
Ancora una volta, dopo il dramma Alitalia, Argol e della Duty Free qualcuno pensa che basti convincere i lavoratori a mettere la testa sotto la sabbia per evitare il disastro?
A questo scempio si aggiunge l’operato di Alitalia Cai che prima crea la task force di volontari e poi, a quanto pare, decide in modo unilaterale di “promuovere” a caposquadra alcuni dipendenti che dovrebbero controllare i neo assunti precari a 10 mesi con mansioni di tutto fare, fra cui anche la pulizie.
Come se i lavoratori fossero merce da “vendere” un tanto al chilo!
Una vera e propria opera di mercato rionale, che se fosse confermata nasconderebbe una mancanza di organizzazione da una parte e una volontà di speculare sulla pelle dei lavoratori dall’altra.
USB ha immediatamente diffidato Alitalia dall’operare tale forzatura, richiedendo un incontro urgente per capire quale sia la prospettiva futura.
Riteniamo vergognoso che a pagare siano sempre e solo i lavoratori, i precari sotto perenne ricatto, costretti ad accettare condizioni di lavoro inaccettabili e i dipendenti trasformati a loro volta in precari del tempo indeterminato.
Come se non bastassero le varie riforme Fornero, Sacconi, Treu e la legge 30, a renderci sempre più precari, oggi il padrone ha in mano una nuova forbice sociale su cui far leva per i propri bisogni: la crisi!
La crisi diventa l’alibi per ogni “abbattimento dei costi fissi” , che per chi non lo sapesse siamo noi lavoratori.
In realtà è ovvio che ogni attacco al mondo del lavoro è la merce di scambio per ulteriori guadagni aziendali.
Ma se aziende e sindacati collaborativi, dopo anni di speculazioni e liberalizzazioni selvagge, pensano che la rassegnazione sia l’ unica ricetta per uscire dalla crisi hanno capito male.
Quanto vale la dignità delle persone?
Noi siamo sicuri che il nemico del popolo è colui che l’affama
E spesso se è lo stesso che ci da mangiare !
L’unica risposta alla crisi e alla frammentazione, male oscuro di quest’epoca, è la solidarietà tra lavoratori.
Perché la differenza tra una lotta vinta e una persa la fanno la compattezza e determinazione dei partecipanti!
USB, annuncia fin da ora che metterà in campo tutte le azioni per evitare che a pagare ancora una volta siano i lavoratori
Rispediamo al mittente tutte le ricette fai da te per uscire da questo far west e invitiamo tutti i lavoratori a tenersi pronti alla mobilitazione.
Dobbiamo invertire la rotta con un piano di sviluppo che sappia rimettere al centro l’occupazione e i diritti.
La coscienza non cresce dove non c’è un terreno fertile di solidarietà, determinazione e senso di appartenenza, poiché è essa che porta alla conoscenza e alla sua massima espressione nella lotta contro il padronato.
Per tutto ciò che è un diritto
Per ogni nostro dovere
Fiumicino, 24 maggio 2013 USB Lavoro Privato