Il reddito disponibile per abitante della Sardegna nell’anno 2011 è stato di 14.938 €, al di sotto della media nazionale, che si è attestata a 17.979 €, ma poco al di sopra delle regioni meridionali (Basilicata 14.276 €, Puglia 13.687 €, Calabria 13.232 €, Sicilia 12.970 € e Campania 12.522 €). Rimane lontanissima dai redditi delle regioni del Nord, tutte al di sopra di 20.000 € (Bolzano 22.847 €, Valle d’Aosta 22.295 €, Emilia Romagna 21.590 €, Lombardia 21.082 €, Friuli_Venezia Giulia 20.677 €, Piemonte 20.431 €, Liguria 20.304 €, Veneto 21.113 €). Anche il reddito delle regioni dell’Italia centrale sono superiori a quelli della Sardegna (Lazio 19.580 €, Toscana 19.471 €, Marche 19.055 €, Umbria 17.885€. Il reddito dei sardi continua ad essere tra i più bassi d’Italia.
Il reddito dei sardi cresce nel quadriennio 2008-2011 del 2,5%, anche più della media nazionale che si attesta allo 0,4%. Tale recupero non ha, però, interessato tutte le regioni: il Nord-ovest ha subìto una perdita dello 0,5%, con risultati particolarmente sfavorevoli per Liguria e Valle d’Aosta (rispettivamente -2,9 e -2,3%). Nel Nord-est si sono, invece, recuperati i valori pre-crisi (+1,2%) grazie a Bolzano (+4,6%) e Veneto (+3,3%) i cui aumenti hanno compensato la riduzione dell’1,1% registrata in Emilia-Romagna. Anche nelle regioni centrali il reddito disponibile nel 2011 ha superato lievemente il livello del 2008 (+0,8%), con la performance del Lazio (+2,5%) che ha compensato i risultati negativi di Toscana e Umbria (rispettivamente -1,3% e -0,4%). Nel Mezzogiorno, il reddito disponibile delle famiglie nel 2011 si è riportato appena al di sopra del livello del 2008 (+0,3%); tuttavia Molise (-2%), Basilicata (-1,4%) e Campania (-1,1%) sono rimaste al di sotto di tale livello.
Il reddito disponibile per abitante si attesta a 20.800 euro sia nel Nord-ovest che nel Nord-est, è pari a 19.300 euro nel Centro, mentre scende a 13.400 nel Mezzogiorno (il 25,5% in meno della media nazionale). L’immagine che viene fuori è quella di un’Italia che marcia a due velocità, con il nord che cresce e puo’ vantare una ricchezza di 20.800 € pro-capite, mentre il sud si ferma a 13.400 €, ossia il 25,5 % in meno.
Nel 2011 il reddito disponibile delle famiglie italiane si distribuisce per il 30,8% nel Nord-ovest, per il 22,3% nel Nord-est, per il 25,7% nel Mezzogiorno e per il restante 21,2% nel Centro. Rispetto al 2010 l’aggregato nazionale è cresciuto, in valori correnti, del 2,1%.
L’area del Paese che ha mostrato la dinamica più sostenuta è il Nord-est dove il reddito disponibile delle famiglie, in valori correnti, è cresciuto del 2,7% rispetto al 2010), con incrementi più accentuati in Emilia-Romagna (+3%) e Veneto (+2,8%). Nel Nord-ovest la crescita è stata del 2,5%, ma sono rilevanti le differenze regionali: si passa dal 3% del Piemonte all’1,4% della Valle d’Aosta.
La crescita del reddito disponibile è invece risultata inferiore a quella media nazionale nel Centro (+1,5%) e nel Mezzogiorno (+1,6%). Nel primo caso, le differenze tra le singole regioni sono contenute, mentre i risultati sono molto eterogenei nel Mezzogiorno, dal +3,5% della Basilicata, al +3% dell’Abruzzo fino allo 0,4% della Sicilia.
Da questi dati si evince che la forbice fra Regioni ricche e povere tende sempre più a divaricarsi, se poi si vuole analizzare la composizione di questo reddito il dato può risultare ancora più allarmante: poiché mentre nelle Regioni “ricche” la ricchezza è prodotta da una miriade di piccole e medie imprese (oltre che dal settore pubblico) nel Meridione ed in Sardegna questa è frutto spesso di cassa integrazione, pensioni e industrie che risultano essere “cattedrali nel deserto” ovvero mentre da un lato si può ragionevolmente pensare ad uno sviluppo ulteriore, in Sardegna e nel Meridione in generale invece si deve contare su un decremento della base produttiva e quindi una ulteriore riduzione della ricchezza.
Fonte Istat