“La Corte Costituzionale, con le motivazioni della sentenza 231/2013 su l'incostituzionalità dell'art.19 dello Statuto dei Lavoratori, conferma quanto noi dell’USB ripetiamo da 20 anni: ci vuole una legge con precisi criteri democratici che permetta ai lavoratori, prima ancora che ai sindacati, di poter esprimere liberamente da chi e come essere rappresentati sindacalmente”, è il commento di Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB,
“Per noi deve essere una legge che riporti la democrazia, le libertà ed il diritto nei posti di lavoro – precisa Tomaselli - una legge che cancelli l'odioso monopolio di Cgil Cisl e Uil, basato sulla paura, il ricatto e la ‘collaborazione’ con le controparti aziendali; che cancelli anni di discriminazioni sindacali e di licenziamenti ‘politici’; che ridia voce ai lavoratori e crei le condizioni per superare un sistema di relazioni tra padroni e Cgil, Cisl e Uil che ormai è un rapporto di tutela di reciproci interessi”.
“Più in generale, la Corte Costituzionale dice chiaramente che l'art. 19 è incostituzionale e che il legislatore deve intervenire. E allora – incalza il dirigente USB - che cosa aspetta il Parlamento a riappropriarsi delle proprie prerogative fondamentali, che si esplicano nel ‘fare le leggi’ e correggere quelle che non funzionano o che, addirittura, sono incostituzionali?”.
“Serve quindi che i Deputati ed i Senatori facciano il loro dovere – aggiunge Tomaselli - che discutano, si confrontino e approvino una legge che cancelli la vergogna degli ultimi decenni e disegni un percorso democratico che attraversi anche i posti di lavoro, con contenuti che misurino oggettivamente la rappresentatività a livello aziendale e nazionale, con modalità trasparenti e verificabili, assenza di qualsiasi discriminazione e, soprattutto, tuteli in primo luogo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Infine c'è da sottolineare che questa sentenza destruttura completamente l'Accordo del 31 maggio scorso - conclude il dirigente sindacale - una sentenza che mette completamente fuorigioco l'accordo ad excludendum sottoscritto da Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl”,.
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