Renzi, il banditore di speranze illusorie, come suo costume da un po’ di tempo a questa parte, dopo aver fatto specifiche dichiarazioni sulla possibile nazionalizzazione, seppur temporanea, dell’ ILVA, ha subito fatto marcia indietro.
Quello che si sta profilando è l’ennesimo regalo ai privati: la cordata composta da Marcegaglia e Mittal, gigante mondiale dell’acciaio entrerebbe all’ILVA come partner o della Cassa Depositi e Prestiti – che ricordiamo raccoglie tutto il risparmio postale- o attraverso l’ingresso nel capitale di Marcegaglia del Fondo Strategico Italiano, il cui capitale è in mano per l’80% della Cassa Depositi e Prestiti e per il 20% della Banca d’Italia.
Il tutto passerebbe per un rafforzamento dei poteri del commissario che dovrebbe occuparsi di gestire la vendita alla nuova società degli asset produttivi, addossando le passività ad una bad company.
Il privato insomma avrebbe la parte sana, produttiva e profittevole, dell’ILVA e allo Stato, ossia ai contribuenti italiani il compito di pagare le perdite causate dalla famiglia Riva, che intanto continua a godersi i lauti frutti della sua disastrosa gestione.
L’intervento statale consentirebbe poi di attuare gli interventi di bonifica ambientale, per poi consegnare la fabbrica bell’e sanata al gruppo privato, con un altro bel regalo alle lobbies come ai tempi del passaggio ai Riva!
Sarà un caso che l’ENI, alla cui presidenza, per voler di Renzi, siede Emma Marcegaglia, abbia in questi giorni, che sa tanto di ricatto, minacciato di tagliare le forniture di gas all’ILVA?
Cornuti e mazziati tre volte, non c’è che dire!
L’unica vera soluzione è togliere di mano ai privati l’azienda e nazionalizzarla! Tra l’altro a sentire le cifre ridicole che girano per l’entrata del gruppo Mittel Marcegaglia, si potrebbe pensare ad un azionariato popolare!
Intanto, su denuncia dell’USB, la Procura della Repubblica di Taranto, ha aperto una nuova indagine - con sette indagati, tra ILVA e ditta appaltatrice SEMAT - sull’area dell’acciaieria 1 dove, come da noi segnalato, sono stati trovati catrame, olii minerali e altre sostanze inquinanti.
USB non smetterà di lottare sia per la salvaguardia del lavoro e del salario ai lavoratori dell’ILVA e delle ditte appaltatrici, vigilando altresì su un’effettiva bonifica che sia veramente di garanzia per la salute di chi ci lavora e di tutti ci cittadini, sacrificati in questi anni al più bieco profitto.