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Livorno

Residenze Sanitarie Assistite e assistenza domiciliare: serve un cambio di passo prima che sia troppo tardi

Livorno,

Nei prossimi mesi, nelle RSA Comunali di Livorno, i lavoratori e le lavoratrici affronteranno un nuovo (ennesimo) cambio di appalto. Poco importa in realtà se la cooperativa che si è aggiudicata il servizio è sempre la medesima. Cambiano i bandi e di conseguenza cambiano nuovamente le "regole del gioco".

Partendo da questo dato vorremmo provare a strutturare una piccola riflessione che possa essere utile a stimolare un dibattito tra gli operatori e le operatrici del settore direttamente interessati. Lavoratori che operano in un contesto di forte pressione (interna ed esterna) in strutture il più delle volte diventate vere e proprie "fabbriche" dell'assistenza totalmente in mano a soggetti privati. Gli operatori sono costretti alla sopravvivenza quotidiana impossibilitati, anche a causa di organizzazioni sindacali che non hanno alcuna intenzione di farlo, ad uscire dalle emergenze del momento e affrontare i problemi dal punto di vista generale.

Anche i più "fortunati" come quelli che operano in strutture ancora pubbliche, ma sempre legate al sistema degli appalti, si trovano ad avere a che fare con delegati e dirigenti  sindacali che negli anni hanno strutturato un rapporto "malato" con i responsabili delle cooperative. Un rapporto che nei fatti è diventato di cogestione e che impedisce, alla base, qualsiasi percorso di rottura con l'esistente.

Si sta molto parlando della necessità di investimenti massicci e di nuove assunzioni nel settore sanitario pubblico. Il Covid ha smascherato tutte le debolezze di un sistema NON basato sulla prevenzione o su un meccanismo di assistenza diffusa sui territori ma su strutture ad alta intensità di cura, amministrate come vere e proprie aziende ultra-private il cui l'unico obiettivo è il risparmio e il profitto (con soldi pubblici). Si parla molto poco, invece di come si è trasformato, contemporaneamente anche il sistema dell'assistenza agli anziani che, se possibile, ha subito attacchi ancora più pesanti.

Durante la pandemia la stragrande maggioranza delle residenze sanitarie si sono trasformate in "ospedali" in cui scaricarela pressione delle strutture ospedaliere pubbliche. A fronte di qualche spicciolo di elemosina da parte della Regione, tral'altro riservato solo ai soggetti privati gestori, gli operatori OSS, OSA, infermieri, animatori ecc si sono trovati catapultati in un contesto in cui non erano assolutamente preparati. Monte ore tagliato all'osso, mancanza iniziale di DPI adeguati, salari da fame con minimi tabellari al di sotto della soglia di povertà, assenza di formazione adeguata, nessun sostegno psicologico... Nonostante ciò la serietà e la professionalità degli operatori (che hanno pagato in prima persona anche con la propria vita e la propria salute) non è mai venuta a mancare.

Adesso, a nostro avviso, è arrivato il momento di presentare il conto. L'alternativa è quella di veder distrutto a poco a poco e nel vero senso della parola, questo importante settore. Per gli operatori di lungo corso il futuro è quello di andarsi a scontrare con un sistema che non riconosce il loro lavoro come usurante. Dove la malattia professionale è difficile ottenerla. Dove, a causa dei carichi di lavoro insostenibili, si è costretti ad andare a lavorare, evitando troppe prescrizioni, perchè altrimenti si corre il rischio di essere licenziati per mancanza di mansioni alternative.

Per ovviare a tutto ciò si è deciso di inserire in fretta e furia ragazzi e ragazze giovani, mandati in massa allo sbaraglio, con altissime percentuali di dimissioni volontarie dopo pochi mesi. Lavoratori che alla prima occasione abbandonano le strutture alla ricerca di impieghi migliori e con salari più alti. Quelli che resistono si troveranno di fronte una carriera fatta di continui cambi di appalto con il rischio di vedersi ore e salario tagliati. Nella speranza di arrivare vivi a poco meno di 70 anni di età per andare in pensione.

Partendo da quanto esposto fino ad ora vorremmo provare a dire la nostra iniziando prima di tutto temi particolari per poiarrivare agli ambiti più generali di rivendicazione.

Il sistema delle tabelle regionali non va riformato va cancellato! Il servizio sanitario pubblico non gestisce direttamente, il più delle volte, le residenze sanitarie ma impone, attraverso delle tabelle regionali, come il lavoro di tali strutture, deveessere organizzato.

Tralasciando la superficialità e l'imperdonabile generalizzazione di questo meccanismo che non guarda i casi specifici e le singole realtà, non è possibile che ci sia un sistema "obbligatorio" in cui si dice: a fronte di X pazienti ci vogliono Y operatori. Le tabelle sono state utili per abbattere drasticamente il numero di operatori necessari andando a colpire nell'immediato la stessa qualità del servizio.

Questo sistema viene poi sfruttato a piacimento sia dagli enti appaltanti sia da quelli gestori come arma di ricatto per tagliare (o minacciare di farlo) il monte ore e le prestazioni da svolgere. Urgente e necessario costruire una campagna sindacale che vada a chiedere l'immediata cancellazione di tali tabelle utili solo per esigenze di risparmio.

Gli ospiti che accedono alle strutture hanno diversi gradi di autosufficienza così come patologie differenti più o meno gravi. Come si fa a "garantire" il servizio risparmiando il più possibile e scaricando direttamente sui lavoratori le proprie inadempienze? Ultimamente nelle RSA livornesi la stragrande maggioranza degli ospiti viene catalogata come "modulo base". Tale modulo prevede dei protocolli precisi che vanno ad incidere direttamente sui tempi di lavoro e sul numero di operatori nonché sulla formazione e le qualifiche del personale.

Nella realtà i moduli base non sono moduli base. Gli operatori devono gestire situazioni molto più gravi, che variano dalla presenza di malattie infettive anche gravi, a problematiche di dipendenza o disturbi psichiatrici.

Per garantire la professionalità e la qualità del servizio questi lavoratori devono svolgere le proprie mansioni "base" più le altre nel poco tempo a disposizione. Tempo che viene ulteriormente intaccato dall'esigenza di indossare i DPI giustamente obbligatori. Bisogna imporre requisiti diversi nella valutazione degli ospiti. Se serve un infermiere, uno psicologo, un operatore in più non ci devono essere esigenze di risparmio che tengano. Gli OSS e gli OSA non sono dei tuttofare su cui scaricare le inadempienze di un sistema che fa acqua da tutte le parti.

A conclusione di questo quadro desolante, nelle strutture livornesi sono arrivare anche la cosiddette "notti passive".Grazie ai sindacati confederali che hanno sottoscritto tale istituto nel contratto nazionale è possibile per le Coop o società che gestiscono le RSA, chiamare un operatore a dormire tutta la notte in una stanza all'interno delle strutture stesse, per 5 euro netti. Non 5 euro netti l'ora ma 5 euro netti per l'intero turno. Se poi il lavoratore viene svegliato per "un'emergenza" parte la retribuzione normale altrimenti, secondo la loro interpretazione, è come se fosse a casa sua nel suo letto. A Livorno Cgil, Cisl e Uil, dopo aver approvato le "notti passive" si sono presentati di fronte ai lavoratori dicendo che avevano ottenuto 25 euro a turno di notte invece che 5. Rivendicando tutto ciò come una grande vittoria sindacale. Si sa, non c'è limite al ridicolo.

Anche gli operatori e operatrici dell'assistenza domiciliare condividono con i colleghi delle RSA le medesime problematiche. Orari tagliati all'osso, problematiche organizzative, salari da fame... In più ci sono le spese di trasferimento e in particolare il rimborso benzina. Con i forti aumenti dei prezzi dei carburanti tale questione è diventata più attuale che mai. Anche in questo caso siamo al ridicolo. Durante il recente cambio di appalto i sindacati complici hanno prima firmato un accordo che prevedeva il taglio di tale rimborso per poi, dopo le sacrosante proteste dei diretti interessati, chiamare i lavoratori alla lotta contro il loro stesso accordo firmato. “È stata una svista” sembra abbiano risposto...

Dal punto di vista generale, in questa fase in cui si parla molto di una legge sul salario minimo a 10 euro l'ora, i lavoratori delle coop sociali devono essere protagonisti attivi di questa campagna rivendicativa. La cosiddetta contrattazione nazionale gestita da Cgil, Cisl e Uil, è la causa principale dell'abbassamento dei salari attuali. Non è un caso che si siano, infatti, dichiarati contrari a questa ipotesi. Una legge sul salario minimo non confligge con la contrattazione nazionale come vorrebbero farci credere. Semplicemente impone che i minimi tabellari non possano scendere al di sotto di una certa cifra (che per USB è 10 euro netti l'ora). Il minimo indispensabile per sopravvivere. Oltretutto in un momento di forti aumenti dei prezzi ed inflazione galoppante e in un contesto, quello delle RSA, in cui il part-time involontario è all'ordine del giorno.

In generale tutto il sistema dell'assistenza va riformato alla radice. Dopo la pandemia è evidente che così non si può andare avanti. Basta al sistema degli appalti. È un servizio pubblico? Allora deve essere gestito dal pubblico. Non stiamo parlando solo di un'esigenza dei lavoratori e delle lavoratrici. È la qualità del servizio la prima vittima di questa politica fallimentare.

USB ha portato avanti vittoriosamente diverse vertenze per l'internalizzazione in molti settori garantendo anche il riassorbimento di tutta la forza lavoro. Solo negli ultimi tempi sono stati internalizzati i servizi cimiteriali, le affissioni e il servizio di riscossione tributi.

Bisogna uscire dalle contingenze quotidiane fatte solo di timide richieste per avere due ore in più, essere trasferiti in un altro reparto o fare più meno turni di notte. È questo il piano in cui Coop e sindacati vorrebbero farci rimanere. Il piano in cui si consumano i vari favori e favoritismi da 4 soldi. Quando riusciranno a portare a compimento il progetto di distruzione del servizio di assistenza allora sarà ormai inutile opporsi con decisione. Bisogna iniziare ora.

USB Livorno - settore Cooperative Sociali

Livorno 13 luglio 2022