COMUNICATO STAMPA
Saranno ricercatori, tecnici e amministrativi, insieme con i delegati sindacali, provenienti dagli enti di ricerca di tutta Italia, che si ritroveranno domani, 3 marzo, presso l’Aula convegni dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in via Brancati 48 a Roma, per confrontarsi ed avviare la campagna di difesa e rilancio della Ricerca Pubblica italiana.
L’assemblea, organizzata dall’USB P.I. Ricerca, partirà dall’analisi condotta da Nazzareno Festuccia (Centro Studi Cestes) e Claudio Argentini (USB P.I., ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità) in merito alle ricadute della spending review imposta dall’Europa sul Pubblico Impiego e sul settore della Ricerca. Seguiranno gli interventi dei lavoratori del settore e verranno dibattute le proposte per restituire la ricerca alla collettività.
“I tagli per salvare le banche hanno colpito pesantemente i servizi pubblici senza escludere la Ricerca, costituita da enti come CNR, ENEA, INFN, ISS, ISPRA, ISFOL, CREA, INAF”, spiega Claudio Argentini. “Il governo Renzi sta portando rapidamente questi enti alla chiusura o alla privatizzazione, mentre favorisce scelte come quelle dell’Istituto Italiano di Tecnologia, un ente privato, totalmente in mano alle imprese, ma assistito quasi totalmente dalla fiscalità generale. Così, mentre negli ultimi 8 anni gli enti pubblici hanno perso tra il 10 ed il 30% dei finanziamenti statali, l’IIT, prodotto della fantasia di Tremonti, non ha subìto tagli. Ed è importante sottolineare che questo ente privato sfrutta circa 1.000 lavoratori, nascosti in contratti di collaborazione e dottorati che nella gran parte invece, sono personale formato sottopagato”.
“Il precariato è una piaga anche per gli enti pubblici – evidenzia il sindacalista – dove i precari sono circa 10 mila su 20 mila lavoratori a tempo indeterminato e debbono essere stabilizzati. I tagli non hanno colpito solo i bilanci, con conseguente rischio di migliaia di licenziamenti di precari nei prossimi mesi, ma anche i diritti, come la soppressione del comparto degli Enti di Ricerca”.
“Per questo proporremo un percorso di lotta e di iniziative - annuncia Argentini - gli enti di ricerca possono essere rilanciati ed esiste uno strumento normativo, la delega Madia, che entro agosto dovrà essere approvata. Domani illustreremo quelle che secondo noi potrebbero essere le strade da percorrere da parte del Governo e del Parlamento per rilanciare economicamente, nelle funzioni e nei diritti la ricerca pubblica, l’unica che serve la collettività’, conclude dirigente USB.