Se la questione dell’accordo integrativo 2018 in INAPP non ponesse un problema politico di importante rilievo ci sarebbe da ridere, ma quello che viene fuori da questa brutta e grottesca vicenda è l’esito del combinato disposto tra azione dei Confederali - che derubricano le RSU a una formale appendice strumentale al perseguimento delle proprie strategie di segreteria nazionale - e azione dell’amministrazione, che utilizza le palesi contraddizioni di questi sindacati per indebolire ulteriormente le istanze dei lavoratori, ignari delle dinamiche politico-sindacali che si celebrano sulle loro teste e i loro salari.
La storia
Il 19 ottobre viene fissata la scadenza per la sottoscrizione del CCNI 2018.
Ma i sindacati che in più occasioni si erano mostrati favorevoli alla stipula, anche per superare le contrarietà espresse dai lavoratori, spingono l’Amministrazione INAPP ad aggiungere una nota congiunta.
In quella data e senza nessuna convocazione ascendono (di propria iniziativa) presso la stanza del DG, i rappresentanti di CGIL, CISL, e Federazione Gilda Unams, accompagnati da tre componenti delle RSU eletti nelle liste di CGIL e CISL, e insieme ai vertici dell’Istituto redigono una nota congiunta che diventa parte integrante dell’accordo stesso, fissando al 23 ottobre la scadenza per la sottoscrizione di questo nuovo accordo (rappresentato dalla bozza scaturita dal tavolo del 10 ottobre + la nota congiunta). Tutto ciò all’insaputa delle altre componenti RSU.
Il 23 ottobre il coup de théâtre
I membri delle RSU che hanno concordato la nota congiunta erano solo tre e non avendo la maggioranza non potevano sottoscrivere l’Accordo, finché ecco spuntare l’inattesa adesione di un quarto membro RSU che, così facendo, garantisce la maggioranza utile alla sottoscrizione dell’accordo. Questa maggioranza RSU (dalla quale sono esclusi i due membri eletti nelle liste di USB che restano contrari a quest’ipotesi di accordo) decide di aggiungere, un’ulteriore nota, espressione delle RSU che, da un lato stigmatizza quella stessa procedura irrituale con cui avevano (loro!) concordato la famigerata nota congiunta e, dall’altro, esprimono la volontà di sottoscrivere l’accordo.
Strano, inspiegabile, paradossale (la lista degli aggettivi potrebbe continuare a lungo) visto che quella modalità era stata da loro stessi promossa e agita.
Non stupisce, quindi, come la sera stessa, i vertici dell’Istituto (in particolare il DG), ritirino la firma apposta in occasione dell’incontro del 19 ottobre. Le parole con cui i vertici comunicano questa loro decisione sono più eloquenti di qualunque commento:
«…Appare, dunque, francamente incredibile che le stesse componenti ……….. stigmatizzino oggi presunte modifiche al testo dell’ipotesi di accordo, peraltro mai avvenute, e pretendano che non abbiano a ripetersi comportamenti posti in atto da loro stesse! E ciò a seguito di un confronto che non solo hanno personalmente preteso, ma a cui hanno addirittura preso parte attivamente, materialmente intervenendo nell’ufficio del Direttore Generale sui contenuti che avrebbe dovuto avere la nota congiunta, alla cui firma tali componenti e le OOSS presenti hanno subordinato la sottoscrizione dell’accordo…»
Il gioco è fatto.
In questo modo ci ritroviamo con un’Amministrazione che ha saputo sfruttare a suo vantaggio l’evidente debolezza e incapacità di quei membri delle RSU che si sono fatti beffa delle regole minime di democrazia, rappresentatività e prima ancora di correttezza, nei confronti degli altri membri delle RSU e soprattutto del personale.
Ma il danno più profondo è rappresentato dall’uso strumentale delle RSU, orchestrato in modo sinergico tra Amministrazione e Confederali, che determina una delegittimazione de facto delle stesse RSU, visto che coloro che si sono resi responsabili di questo strappo, hanno agito come proiezioni delle sigle sindacali di appartenenza (che già siedono al tavolo delle trattative e che in tal modo risultano sovra-rappresentate), piuttosto che rispettare quella regola di autonomia, implicita nel mandato RSU (Rappresentanze sindacali Unitarie), fondato sulla rappresentanza esclusiva del personale dell’Istituto.
In ragione di ciò, riteniamo importante ribadire come vi sia un solo modo per rispettare pienamente il mandato RSU: interfacciarsi direttamente con i lavoratori e promuovere forme di consultazione pubblica, come più volte proposto dalle componenti RSU elette nelle liste USB e come già praticato dalla USB INAPP in occasione della sottoscrizione dell’accordo 2017.
L’unico riscatto possibile da questa delegittimazione della attuale RSU è quello di riconsegnare al personale l’opportunità di scegliersi chi lo possa degnamente rappresentare e sostenere.
USB-PI
RSU USB
Aderente
alla FSM