Il Presidente Napolitano ha rinviato alle Camere il cosiddetto “Collegato al Lavoro”, richiedendo una nuova “deliberazione” soprattutto su alcuni specifici articoli (art. 31 e 20) relativi a “...temi attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale...”, richiedendo che gli intenti del parlamento “.... possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale.”
Esprimiamo la nostra soddisfazione per la decisione formale di Napolitano che di fatto rappresenta una bocciatura della maggioranza di governo e di Cisl, Uil e Ugl che avevano già formulato la loro approvazione ancor prima della firma del Presidente della Repubblica.
Per due anni, nel più completo silenzio dei partiti in parlamento e di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, questa legge è stata presentata, discussa ed approvata. Solo negli ultimi giorni, con il Congresso Cgil in pieno svolgimento ed in aperta campagna elettorale, è emersa qualche flebile critica da parte della Cgil e del centro-sinistra.
Il sindacalismo di base e moltissimi avvocati e giuristi, quasi del tutto inascoltati, criticano invece da mesi e mesi questo provvedimento.
Questa iniziativa del Presidente Napolitano può e deve rimettere in moto un processo di opposizione concreta a questa legge ed alla filosofia che la sostiene.
Richiamiamo quindi le forze politiche e sociali a fare ciò che non hanno fatto sino ad oggi, ad un concreto e fattivo intervento per fermare quel che rappresenta realmente questa legge: la fine del diritto del lavoro e l'ennesimo e pesantissimo attacco ai diritti ed alle condizioni dei lavoratori.
31 marzo 2010 - Adnkronos
LAVORO: RDB E SDL, SODDISFAZIONE PER DECISIONE NAPOLITANO SU DDL
BOCCIATE CISL, UIL E UGL
Roma, 31 mar.(Adnkronos) - RdB e SdL Intercategoriale esprimono soddisfazione per la decisione formale di rinvio alle Camere del cosiddetto «Collegato Lavoro» assunta dal Presidente della Repubblica Napolitano, decisione che di fatto rappresenta «una bocciatura della maggioranza di governo e di Cisl, Uil e Ugl, le quali avevano già formulato la loro approvazione ancor prima della firma del Presidente della Repubblica». «Per due anni, nel più completo silenzio dei partiti in parlamento e di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, questa legge è stata presentata, discussa ed approvata. Solo negli ultimi giorni, con il Congresso Cgil in pieno svolgimento ed in aperta campagna elettorale, è emersa qualche flebile critica da parte della Cgil e del centro-sinistra.Il sindacalismo di base e moltissimi avvocati e giuristi, quasi del tutto inascoltati, criticano invece da mesi e mesi questo provvedimento contro il quale hanno messo in campo numerose iniziative di lotta», prosegue la nota unitaria. Secondo RdB e SdL la risoluzione del Presidente Napolitano «può e deve rimettere in moto un processo di opposizione concreta a questa legge ed alla filosofia che la sostiene: serve un concreto e fattivo intervento per fermare quel che rappresenta realmente questa legge, la fine del diritto del lavoro e l'ennesimo e pesantissimo attacco ai diritti ed alle condizioni dei lavoratori».
31 marzo 2010 - Repubblica.it
Il presidente della Repubblica rimanda alle Camere il testo che disciplina i rapporti di lavoro varato dal governo. Era previsto che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si potesse stabilire il ricorso all'arbitro
Lavoro, Napolitano non firma. Troppi dubbi sull'arbitrato
Il capo dello Stato: "Effetti negativi da questo modo di legiferare". La soddisfazione della Cgil. Sacconi: "Terremo conto dei rilievi"
ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il ddl del governo sul lavoro e ha rimandato il testo alle Camere. Ponendo forti dubbi sulla norma che prevede l'estensione dell'arbitrato nei rapporti di lavoro. Le perplessità riguardano, inoltre, il modo con cui il Parlamento ha legiferato su una materia complessa quale quella del lavoro. "Già altre volte - aggiunge il capo dello Stato - ho sottolineato gli effetti negativi di questo modo di legiferare sulla conoscibilità e sulla comprensibilità delle disposizioni e quindi sulla certezza del diritto, sullo svolgimento del procedimento legislativo per l'impossibilità di coinvolgere tutte le commissioni competenti". Serie perplessità sono state sollevate anche "per una così ampia delegificazione".
"Il Capo dello Stato è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni, gli articoli 31 e 20, che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale" si legge nella nota del Quirinale. Che, per la prima volta, dal momento dell'elezione di Napolitano, rinvia una legge alle Camere. Cauta la reazione del governo. "Terremo conto dei rilievi del capo dello Stato - dice il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - proporremmo alcune modifiche che mantengano in ogni caso l'istituto che lo stesso presidente della Repubblica ha apprezzato". In ogni caso, il titolare del dicastero auspica "un sollecito esame parlamentare" sui tre punti indicati dal capo dello Stato.
Le critiche del Colle. I rilievi del Colle si appuntano su una delle norme del ddl Lavoro. Quella che riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide su quanto previsto dall'articolo 18 in materia di licenziamento. In particolare l'articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino a un arbitrato. L'articolo 31 modifica profondamente le disposizioni sul tentativo di conciliazione. Per Napolitano "occorre verificare che le disposizioni siano pienamente coerenti con la volontarietà dell'arbitrato e la necessità di assicurare un'adeguata tutela del contraente debole". Ovvero del lavoratore. Un altro articolo sul quale il Quirinale muove rilievi è il 20, che esclude dalla delega del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato: una interpretativa che bloccherebbe l'inchiesta della procura di Torino su 142 uomini della Marina Militare morti per esposizione all'amianto e un processo a Padova per la morte, per lo stesso motivo, di altri due militari. Infine il capo dello Stato chiede una riflessione "opportuna" sugli articoli 30, 32 e 50. Napolitano invita a una rilettura anche sulle competenze della magistratura sulle clausole dei contratti di lavoro, i contratti a tempo determinato e la tipizzazione delle clausole di licenziamento, l'entità del risarcimento per le cause di lavoro relative a collaborazioni coordinate e continuate.
Le reazioni. "Napolitano ha sempre mostrato una grande attenzione" alla eterogeneità delle norme e alle coperture finanziarie, è nel suo potere rimandare alle Camere, non ho nulla da obiettare" dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Soddisfazione è stata espressa dal Pd ("Speriamo che la maggioranza non sprechi questa occasione offertale dal presidente della Repubblica", hanno detto i deputati della commissione lavoro di Montecitorio, Marianna Madia e Ivano Miglioli) e dalla Cgil, fortemente critica verso il provvedimento. "E' una decisione - dice il segretario Guglielmo Epifani - che conferma le considerazioni della Cgil sugli aspetti critici del provvedimento. E' di tutta evidenza l'intempestività di una dichiarazione comune su una legge nemmeno ancora promulgata né pubblicata sulla Gazzetta ufficiale". "Finalmente il presidente della Repubblica batte un colpo e rimanda alle Camere la legge che voleva modificare, anzi svuotare lo Statuto dei lavoratori. Ne siamo contenti perché l'Italia dei valori è stato l'unico partito che, a suo tempo, si era permesso di pregare il presidente della Repubblica di non firmare il provvedimento ma di rinviarlo alle Camere" afferma il leader di Idv, Antonio Di Pietro. Per la Cisl, invece l'arbitrato resta uno strumento "utile", mentre il segretario generale della Uil Luigi Angeletti si augura "che il rinvio alle Camere sia l'occasione utile per rendere coerente il provvedimento legislativo con l'avviso comune realizzato dalle parti". Sulla stessa lunghezza d'onda Nazzareno Mollicone, segretario confederale dell'Ugl. Pienamente soddisfatti della scelta di Napolitano si dicono i vertici di Rdb (Rappresentanze di base) e Sdl (Sindacato dei lavoratori).