Chiude il Fuorisalone con la messa a profitto degli spazi pubblici della città, i lavoratori esternalizzati dei Musei in sciopero si riprendono lo spazio e il tempo della pausa pranzo che viene costantemente negato sul luogo di lavoro.
Dopo più di due ore di assemblea pubblica congiunta tra operatori di sala e biglietterie l'obiettivo per chi lavora nei Musei Civici di Milano è chiaro: ridare dignità al proprio lavoro!
Le rivendicazioni dei lavoratori e delle lavoratrici sono molteplici: da quelle che toccano la quotidianità, come avere uno spazio e un tempo per la pausa pranzo in condizioni igieniche idonee, attraverso quelle che riguardano diritti fondamentali come la sicurezza sul luogo di lavoro, fino a quelle salariali, come l'applicazione del CCNL Federculture e il riconoscimento del giusto livello di inquadramento. Tutte rivendicazioni che passano attraverso l'apertura di un tavolo con le aziende, Coopculture e Dussmann, ed il Comune, che dopo mesi di richieste e mobilitazioni rimangono sordi alle richieste dei lavoratori.
Oltre alla disparità di trattamento che le aziende riservano ai due appalti, per la biglietteria è stato infatti aperto un tavolo mentre per la sala no, il vero muro è stato eretto dalla Committenza: questa rifiuta di aprire un dialogo, non solo sul contratto Federculture per i bandi futuri, ma su tutte le questioni che riguardano il lavoro degli operatori.
Non è questo il modello di città che vogliamo, che privatizza spazi e servizi pubblici a scapito di lavoratori e cittadini, fino a non rendersi disponibile al confronto su come sia impossibile vivere e lavorare a Milano. Per questo abbiamo occupato lo spazio pedonale davanti al Museo del 900, per riappropriarci della centralità che i lavoratori hanno nel produrre la ricchezza di una città che il Comune sta svendendo ai privati.
USB Federazione del Sociale