Oggi volantinaggio USB alla SANAC di Massa. Questo il testo distribuito agli operai in entrata e in uscita
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ENNESIMA FUMATA NERA PER SANAC.
All'ultimo incontro tenutosi al MISE, nonostante le "rassicurazioni" del ministro Giorgetti e gli accordi precedentemente presi con ArcerolMittal, oggi Acciaierie d'Italia, che non dimentichiamolo continua a beneficiare di importanti aiuti statali, l'incontro programmato è andato di fatto deserto: 350 operai del gruppo SANAC, di cui 110 nello stabilimento di Massa, si trovano a rischio licenziamento.
Continua la carrellata desertificante del nostro sistema produttivo ed industriale, con importanti ripercussioni non solo per queste famiglie ma per l'intera comunità cittadina, già pesantemente colpita da un alto tasso di disoccupazione. Per l'ennesima volta ci troviamo a condannare l'atteggiamento predatorio e poco affidabile di una multinazionale che sul territorio italiano ha già dimostrato di non essere un soggetto consono a garantire certezze ai lavoratori e alle lavoratrici di questo settore.
È di pochi giorni fa la notizia del fermo per guasti dell’80% dello stabilimento di Taranto (Acc1, CCO1, CCo5, AFO 4, Acciaieria 2, agglomerato e tutti gli Altoforni); di fatto 5000 lavoratori in CIGO e non più di 2.500 in attività ogni giorno in stabilimento. USB a Taranto, già in tempi non sospetti, aveva molto chiaro il quadro e quindi quello che sarebbe accaduto dopo.
La multinazionale non sta rispettando gli impegni assunti su Taranto: mentre la mancata manutenzione porta al collasso gli impianti, il blocco delle commesse e i ritardi nei pagamenti favoriscono il fallimento delle aziende dell'indotto come la SANAC, già commissariata dallo Stato.
Si sta verificando la peggiore delle ipotesi; la fabbrica si sta fermando, la messa in sicurezza non sta avvenendo, e per i lavoratori non si prospettano vie d’uscita. Un clima di incertezza e precarietà su ogni piano che ormai è diventato insostenibile e di fronte al quale l’Unione Sindacale di Base non può restare indifferente. La nostra organizzazione sindacale pretende dal Governo un piano che garantisca i lavoratori e che metta fine ad una stagione, piuttosto lunga, di soprusi e prevaricazioni nonché di assenze dell'azienda sia ai tavoli istituzionali che di confronto con la base.
È evidente che ArcelorMittal non è la soluzione per Massa, non è la soluzione per Taranto, non é la soluzione per Genova, non è la soluzione per l’ACCIAIO.
Oggi in Italia contiamo oltre 150 tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico a cui i Governo continua a non dare risposte. C’è bisogno di un piano nazionale per l'industria e di una legge anti-delocalizzazioni che freni l'impoverimento del nostro tessuto produttivo per il profitto di grandi colossi multinazionali. C'è bisogno di un intervento pubblico in economia che sia rivolto ai lavoratori e non alle industrie. C’è bisogno che si torni a parlare di nazionalizzazione per i comparti strategici come quello dell’acciaio che riguardi inevitabilmente anche SANAC.
Nazionalizzare l’acciaio vuol dire mettere insieme l'industria siderurgica da Genova, a Taranto, a Piombino, vuol dire cambiare rotta! La SANAC non può e non deve essere una nuova Eaton!
USB Massa
12-1-2022