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Sanità pubblica

Sanità, cottimo e polizia sono la risposta del governo a stipendi inadeguati e carenza di personale!

Roma,

La conversione in legge del decreto bollette riesce, se possibile, a peggiorare il testo iniziale. Non solo si procede con l’abolizione del vincolo di esclusività per Infermieri e Ostetriche fino al 31 dicembre 2025, ma il monitoraggio e la verifica sul numero delle autorizzazioni concesse, a carico del Ministero della Salute, passa da annuale a biennale. Senza contare la possibilità di elevare il compenso orario per l’attività aggiuntiva.

Un combinato disposto che non potrà far altro che spingere gli operatori sanitari a sacrificare la propria vita personale e la tutela della salute e sicurezza, propria e dei pazienti, per integrare e sopperire alla inadeguatezza della retribuzione.

Non più, quindi, rinnovi contrattuali dignitosi, per tutte e tutti i lavoratori della sanità, e in linea con il costo della vita, ma il ritorno al cottimo!

Per la carenza cronica di personale ed una conseguente organizzazione del lavoro che non permette di dare risposte efficaci all’utenza, che sono alla base delle continue, e costantemente in aumento, aggressioni al personale sanitario, invece di assumere e incrementare gli organici e migliorare la capacità ricettiva e organizzativa delle strutture sanitarie, si risponde con posti fissi di polizia, manco i pronto soccorso fossero dei ring!

Si continua, poi, nella strada della esternalizzazione dei servizi – a fronte della grave carenza di personale alla quale, evidentemente, non si vuole porre rimedio strutturale, che oltre ad essere estesa a tutti i reparti e non più solo a quelli di emergenza, estende anche il vincolo temporale dei 12 mesi tramite ulteriori proroghe.

Salta, per mancanza di copertura finanziaria, la stabilizzazione del personale precario degli IZS e degli enti di ricerca.

Questa legge non è un altro che un ulteriore colpo ben assestato alla sanità pubblica; ai suoi lavoratori e lavoratrici; all’utenza, sempre più divisa tra coloro che si rivolgono al privato e coloro che sono costretti a rinunciare alle cure perché non possono permetterselo.

Del resto anche i continui interventi, volti a ridurre le tasse alle imprese per aumentarne i profitti, quelle stesse tasse che finanziano quota parte la sanità pubblica, vanno in questa stessa direzione.

In queste condizioni persino la contradditoria possibilità di reinternalizzare i servizi sanitari appaltati, attivando procedure concorsuali con riserva del 50% per il personale impiegato nelle funzioni esternalizzate e l’allargamento al personale tecnico e professionale della possibilità di stabilizzazione con 18 mesi di servizio, previste nella legge, appaiono come chimere.

Non c’è nulla in questa legge che faccia lontanamente pensare ad un cambio di passo nella direzione della difesa e del rilancio della sanità pubblica: Ministro Schillaci se ci sei, batti un colpo!

USB Pubblico Impiego - Sanità