Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Comunicati Stampa

SANITA' LAZIO: TASK FORCE, QUANDO LA CURA E' PEGGIORE DEL MALE

Roma,

DALLE 14.00 ALLE 21.00 DEL 20 FEBBRAIO AMBULANZE ROMANE FERME AI PRONTO SOCCORSO PER OLTRE 150 ORE

Continua il blocco delle ambulanze, ed i Pronto Soccorso continuano ad essere intasati all’inverosimile da cittadini in attesa di un posto letto e/o di esami diagnostici, od anche per una semplice visita.



Dalla mezzanotte del 20 febbraio alle 14.00 del 21 le ambulanze romane sono state ferme ai pronto soccorso per oltre 150 ore, e dell’inutile task force con tanto di bed manager (di cui peraltro non si capiscono i compiti vista la contraddittorietà delle dichiarazioni dell’assessorato al riguardo) non si vede ombra, fatta eccezione per l’invio nei Pronto Soccorso di qualche Medico del 118.



“La verità è che questa Regione naviga a vista in fatto di Sanità e non è in grado di dare risposte concrete ai cittadini che affollano i pronto soccorso per il drastico taglio di posti letto contenuto all’interno del Piano di Rientro dal deficit”, dichiara Stefano Zecchetti, del Coordinamento regionale RdB-CUB “L’affollamento dei Pronto Soccorso deriva anche dall’assenza di risposte circa la riorganizzazione e l’efficacia della medicina di base, territoriale e delle lunghe liste d’attesa per gli esami diagnostici, così i cittadini si rivolgono in prima istanza ai Pronto Soccorso che hanno almeno il vantaggio di essere sempre aperti.”



 “Il blocco delle ambulanze del 118 – prosegue Zecchetti - è solo uno degli aspetti che va analizzato, poiché più dell’80% dei cittadini si rivolge autonomamente al Pronto Soccorso, e non necessariamente per casi meno urgenti, alla ricerca di una risposta che non sa dove trovare, visto il continuo smantellamento della medicina di prossimità,” conclude il responsabile RdB-CUB.

 

Ma di fronte alle denunce di cittadini e operatori l’assessore continua a dare sempre le stesse risposte: da una parte tagli ai posti pubblici, blocco delle assunzioni e dispendiosa politica di esternalizzazione e appalti, dall’altra apertura verso le strutture accreditate, che in questi anni hanno già visto aumentati a dismisura i loro profitti senza neanche un serio controllo sulla qualità ed appropriatezza dei servizi erogati.