17 novembre sciopero generale del pubblico impiego. Roma - Manifestazione Nazionale ministero della pubblica amministrazione (Palazzo Vidoni) ore 10.30
Nessuno si era illuso circa l’interesse di questo governo per la salute e, di conseguenza, per la sanità pubblica. D’altronde, se valessero le chiacchiere e la propaganda il SSN non sarebbe sull’orlo del baratro.
Già la nomina di uno dei ministri più silenti della storia ci era sembrata piuttosto eloquente ma, i fatti - una legge di bilancio e un rinnovo contrattuale altamente penalizzanti per i lavoratori della sanità pubblica - valgono più di mille parole e strategici silenzi.
RINNOVO CONTRATTO SANITÀ PUBBLICA: il contratto è già scaduto da due anni e seppur, per la prima volta, i soldi del rinnovo - pari a 2,3 miliardi - vengono stanziati direttamente dal governo sul Fondo sanitario, non è chiaro se i lavoratori e le lavoratrici della sanità riceveranno l’anticipo a dicembre come i lavoratori dello Stato, o se saranno ancora le Regioni a procedere in ordine sparso, alimentando ulteriormente quelle disuguaglianze territoriali già presenti tra Regioni del nord e del centro-sud, regioni sottoposte a piano di rientro piuttosto che commissariate. È invece certo che per i 100 mila precari non è previsto alcun anticipo ma l’erogazione mensile della vacanza contrattuale maggiorata del 6,7 a partire da gennaio 2024. Resta il fatto che le risorse stanziate per il rinnovo sono molto lontane dal garantire il recupero dell’inflazione, e a incidere positivamente sul potere d’acquisto dei salari; basti pensare che per stessa ammissione del Ministro della PA i miliardi necessari al rinnovo del contratto di tutti i dipendenti pubblici sarebbero 31 a fronte dei 10 stanziati, che non bastano neanche ad a adeguare gli stipendi a quell’Indice IPCA (al ribasso, perché depurato delle spese energetiche) attraverso il quale i salari vengono di solito (in)adeguati al costo della vita.
LISTE D’ATTESA/STRAORDINARI: il governo stanzia 280 milioni per maggiorare lo straordinario di medici, Infermieri e personale sanitario ai fini dell’abbattimento delle liste d’attesa. Come è noto sono milioni le prestazioni perse, e mai recuperate, durante la pandemia. Pensare di risolvere una situazione dai contorni ormai drammatici, per le ricadute sulla salute dei cittadini, spremendo ancor di più il poco personale in servizio non è solo folle ma, persino, criminale. Le liste d’attesa sono il risultato dei continui tagli inflitti ai servizi e al personale da 20 anni a questa parte. In Italia mancano 250 mila Infermieri, mentre il governo mantiene in vigore un anacronistico tetto di spesa del personale oltre il quale non si può assumere stabilmente (pari alle spese per il personale del 2004 diminuito del 1,4%).
Nel frattempo il personale è in fuga dalla sanità pubblica dove gli stipendi sono tra i più bassi d’Europa, i carichi di lavoro insostenibili, minacce e aggressioni all’ordine del giorno. E, a giudicare, dal drastico calo delle iscrizioni nelle Università appare chiaro che la professione infermieristica non è più attrattiva per i giovani, ponendo così a serio rischio un pezzo fondamentale di stato sociale di questo Paese. L’abbattimento del vincolo di esclusività fino al 2026 per gli Infermieri è stato l’ennesimo regalo alle strutture private anch’esse in carenza di personale e un ulteriore abbassamento della qualità della sanità pubblica. Allo stato dell’arte quindi la maggiorazione dello straordinario è una bufala, oltre che un’odiosa mancetta, non solo perché non inciderà minimamente sull’abbattimento delle liste d’attesa (lo hanno già sperimentato le regioni più ricche) ma perché il personale ha già saturato tutto l’orario massimo di lavoro. Non esiste alcuna alternativa alle assunzioni se, davvero, si vuole incidere sulle liste d’attesa.
NESSUNA DETASSAZIONE DEL LAVORO NOTTURNO E FESTIVO: questa misura viene prevista, per quanto riguarda il lavoro notturno, per il solo settore del turismo, escludendo così tutte quelle categorie di lavoratori e lavoratrici ad alta valenza sociale, tra i quali il personale sanitario.
AUMENTO DEL TETTO DI SPESA PER LE PRESTAZIONI SANITARIE ACQUISTATE DAI PRIVATI: laboratoristica, diagnostica e riabilitazione vengono affidate definitivamente al privato.
MAZZATA SULLE PENSIONI: l’intervento sulle pensioni, che cambia in corsa le regole sugli anni di lavoro pregresso, sta indubbiamente in vetta alle porcate perpetrate da questo governo a danno del personale sanitario e di una fetta rilevante di dipendenti pubblici. Si tratta di un taglio di migliaia di euro sulle pensioni di quei dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 e che andranno in pensione nei prossimi anni, a partire da gennaio 2024. Un danno economico enorme che si somma alle migliaia di euro perse per i mancati rinnovi contrattuali o per rinnovi inadeguati, ma anche un modo ignobile di fare cassa su alcune categorie di lavoratori e lavoratrici e utilizzare miliardi per aumentare le spese militari.
Tutte queste misure, da una parte, ben rappresentano l’assenza totale di interesse di questo Governo per il diritto alla salute dei cittadini, dall’altra, colpendo i lavoratori e le lavoratrici del settore e inducendolo alla fuga nel privato, rischiano di dare il colpo di grazia definitivo ad una sanità pubblica la cui unica eccellenza e baluardo contro le disuguaglianze, era e rimane il suo personale.
Per approfondimenti sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici leggi qui il vademecum:
https://www.usbpi.it/imbroglio/
USB PI/SANITA’