Mentre il governatore della Calabria assume una decisa posizione a difesa della gestione privata della sanità opponendosi alle delibere del commissario Scura, e non certamente a difesa del diritto alla salute dei cittadini visto quanto accade negli ospedali sempre più alle prese con carenze di organico che ne condizionano le attività, le aziende/strutture accreditate, nella logica del profitto a tutti i costi, iniziano a licenziare i propri dipendenti.
Tutto ciò accade in un’azienda, il Biolife di Cosenza, ritenuto un modello a cui fare riferimento nell’ambito dei strutture accreditate.
E infatti, da lunedì 2 gennaio, il Biolife ha formalizzato davanti la Commissione Provinciale di Conciliazione della DTL di Cosenza, la volontà di procerere al licenziamento per motivi aoggettivi (legge 604/1966, art. 7) di tre lavoratori ritenuti in esubero a seguito di una delle tante delibere emanate dal Commissaio Scura (dca 81/2016).
Delibere che, oltre a mettere in discussione i livelli occupazionali, fanno in modo di legittimare le decisioni dei “prenditori” privati, come appunto la famiglia Caroselli, quando assumono decisioni del genere e quando cercano di imporre ai propri dipendenti, con la velata minaccia di ulteriori tagli ai livelli occupazionali o della chiusura, addirittura la modifica in pejus dei trattamenti economici previsti dai CCNL.
USB ritiene comunque sbagliata la procedura adottata dalla Biolife poiché i criteri, definiti unilateralmente dall’azienda allergica al confronto con le parti sociali, per l’individuazione dei dipendenti da licenziare sono palesemente discriminatori e non tengono conto di quanto previsto delle norme di legge da applicare nei casi di licenziamenti plurimi oggettivi dove trova applicazione per analogia quanto previsto dall’Art. 5 della legge 223/1991.
Se veramente il presidente della Giunta regionale volesse dare un segnale forte a chi con soldi pubblici e sulle spalle dei lavoratori, cerca di massimizzare i profitti senza rischio d’impresa, i soliti imprenditori straccioni di cui è piena l’iniziativa imprenditoriale calabrese, non gli resta che chiudere i contratti con tutte le strutture accreditate e riassegnare alle aziende pubbliche, ospedali e ambulatori, tutto il convenzionato con l’assorbimento di tutta la fora lavoro attualmente alle dipendenze delle strutture accreditate.
In alternativa il minimo sarebbe quello di inserire negli obblighi per le aziende il rispetto dei diritti dei lavoratori e che il trattamento giuridico del personale dipendente sia quello previsto per le attività convenzionate inserendo nei contratti di servizi apposite clausole che consentono alla Regione di revocare i contratti di servizio nel caso di accertati e documentate inadempienze contrattuali, nonché l’obbligo delle procedure ad evidenza pubblica per eventuali assunzione di personale allo scopo di eliminare le clientele sempre più evidenti nei servizi a rilevanza economica che la Regione Calabria affida alle aziende private.
FEDERAZIONE PROVINCIALE USB COSENZA
Sanità Privata