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SANITÀ PUBBLICA: LA CURA DEL DEF

Nazionale,

Ammonta a circa 3 miliardi, sui 10 totali previsti, il taglio alla sanità pubblica del DEF. Il paradosso è che a proporlo e sottoscriverlo sono state direttamente le Regioni (ad eccezione del Veneto) che, di fronte all'imposizione dei tagli da parte del governo, hanno prontamente risposto con il cappello in mano e la spontanea rinuncia all'implementazione del Fondo Sanitario scegliendo così di non garantire le cure ai cittadini.

I tagli, ormai ricorrenti e sempre più lineari, confermano il principio aberrante ed irricevibile che la quantità e la qualità delle cure non si stabilisce sulla base delle necessità del singolo e della collettività ma a seconda delle compatibilità economiche e delle scelte di finanza pubblica, scardinando definitivamente il concetto di salute come diritto costituzionale inalienabile.

Nella realtà quotidiana il tutto si traduce in un taglio drastico a "beni e servizi sanitari", una categoria vasta che va dal lavoro esternalizzato alle prestazioni fino ai dispositivi medici. Non è necessario ricorrere ai "gufi" per prevedere licenziamenti e peggioramento delle condizioni di lavoro e salario per i lavoratori e le lavoratrici di ditte e cooperative e un notevole abbassamento della qualità delle prestazioni sanitarie in generale.

Per i dipendenti pubblici del settore, il cui costo nel 2015 non dovrà superare quello del 2010 (con buona pace degli oltre 80.000 precari e di condizioni di lavoro sempre più insostenibili), la beffa di un'ulteriore revisione al ribasso dei contratti aziendali che segue il danno di un blocco del contratto nazionale che dura dal 2009 e che si vorrebbe estendere fino al 2021.

Il combinato disposto del taglio e accorpamento dei servizi, dell'introduzione dei famigerati costi standard, dell'aumento dei ticket e della messa al bando di numerose prestazioni con la revisione dei LEA, costringerà milioni di persone fuori dalla sanità pubblica mentre si curerà solo chi potrà permetterselo.

Tutto questo in un settore che porta in dote annualmente 6 miliardi di contributo alla corruzione, il 10% del dato nazionale!

Ma quelli alla sanità pubblica, per quanto odiosi e consistenti, sono solo una parte dei tagli contenuti nella manovra finanziaria di un governo che continua ad accanirsi sulle fasce più deboli colpendo scuola, previdenza, diritto alla casa e alla mobilità. Cambiare si può, si deve, e' necessario.