Ha avuto successo il primo sciopero nazionale unitario della sanità pubblica, privata e del Terzo Settore proclamato dall’Unione Sindacale di Base. Un affollatissimo presidio, scandito dagli interventi di delegati del comparto provenienti da tutte le regioni, ha accompagnato davanti a Montecitorio l’incontro tra la delegazione USB e i componenti della XII Commissione della Camera (Affari sociali e Sanità), presieduta da Marialucia Lorefice.
USB ha consegnato copia della piattaforma alla base dello sciopero odierno e ne ha illustrato i punti qualificanti, per il ritorno a una sanità nazionale, pubblica e universale. Vale a dire:
- fine della regionalizzazione fatta di 20 sistemi sanitari differenti attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione, cambiato nel 2001;
- ritorno al SSN nazionale e universale;
- stop ai privati che si arricchiscono con i soldi pubblici, lasciando al sistema pubblico tutto ciò che non produce guadagno (pronto soccorso, terapie intensive, reparti di malattie infettive);
- contratto unico per i lavoratori del comparto.
USB chiede per l’immediato:
- assunzioni a tempo indeterminato, stabilizzazioni dei precari, reinternalizzazioni di servizi e personale;
- rinnovi contrattuali immediati (scaduti almeno da dicembre 2018) con adeguati riconoscimenti economici e professionali;
- bonus Covid per tutti gli operatori della Sanità: pubblica, privata e del Terzo Settore.
Con la Commissione l’interlocuzione è stata su binari di sintonia, dovuta anche all’esperienza nelle professioni sanitarie di diversi deputati. I parlamentari hanno evidenziato la difficoltà di liberare risorse pubbliche per rendere strutturali gli investimenti fatti in occasione dell’emergenza Covid-19, ma hanno garantito che percorreranno ogni strada affinché questo avvenga e sottolineato che un ruolo fondamentale in tal senso possono ricoprirlo i cittadini e le realtà sociali, facendo sentire la propria voce.
Sul tavolo è stata posta, dopo la questione dei medici specializzandi ed ex specializzandi, quella della sanità privata e della conclamata inadeguatezza contro la pandemia di una realtà fatta di sfruttamento e assenza dei requisiti minimi per occuparsi di salute. La Commissione si attiverà affinché i paletti per gli accreditamenti siano ancora più fitti e stringenti.
La risposta, per USB, è naturalmente diversa: tutto il Sistema sanitario nazionale deve ritornare pubblico. Perché il coronavirus non è stato l’unico killer, ma ha avuto complicità evidenti nei politici e nelle scelte sulle politiche sanitarie dell’ultimo ventennio fatte in nome dell’ultraliberismo e di “privato è bello”.
Unione Sindacale di Base