La drammatica condizione nella quale versano i pronto soccorso della città di Napoli, su tutti Cardarelli e Ospedale del Mare, è ancora una volta portata all’attenzione dell’opinione pubblica rappresentandola come una sorpresa. Si tratta, invece, di una realtà che viene denunciata da anni ed è trasversale a tutta l’Italia. Il Covid ha invece aggravato ancora di più la situazione, anche se sembrava impossibile.
A Napoli la chiusura del Loreto Mare e del San Giovanni Bosco, ormai da più di due anni dedicati in maniera esclusiva al Covid, ha dirottato la maggior parte della popolazione sui pronto soccorso più capienti della città e questo ha costretto quasi 3 milioni di abitanti a rivolgersi, per le urgenze, a tre soli punti di accesso. Di cosa vogliamo stupirci, dunque?
Medici, infermieri e operatori sanitari sono scesi in piazza e si sono mobilitati, a più riprese, per denunciare le condizioni di lavoro e dell’assistenza nei pronto soccorso ma in risposta, invece di aiuto e soluzioni, hanno ricevuto un silenzio assordante.
L’Ospedale del Mare, al pari del Cardarelli con i 15 medici che hanno minacciato le dimissioni in blocco, sono però solo la punta dell'iceberg, e rappresentano il non invidiabile emblema di un sistema nazionale dell’emergenza-urgenza che faceva acqua da tutte le parti ben prima dell'emergenza sanitaria legata al Covid.
La carenza di personale nei reparti di emergenza è strutturale da anni in tutta Italia e la pandemia, rendendo le condizioni di lavoro ancor più pesanti, ha solo aggravato lo stato delle cose provocando l’abbandono e le dimissioni di tantissimo personale sanitario, in primis medici e infermieri. Carichi di lavoro insostenibili e tempi di attesa disumani sono il sintomo di un sistema salute che, mancando qualsiasi filtro sul territorio, non funziona più. A questo va aggiunto, e non paia aspetto secondario perché invece rappresenta bene quale considerazione si ha del personale, che infermieri e Oss aspettano ancora l’indennità di pronto soccorso tanto propagandata dal governo ma mai erogata, e che il rinnovo del contratto porterà solo aumenti irrisori a fronte di retribuzioni fra le più basse in Europa.
Le Regioni continuano a non assumere, trincerandosi dietro al tetto di spesa per il personale e adducendo, quale ulteriore motivazione, l’impossibilità di reperire medici e infermieri. Queste sono scuse e giustificazioni non più tollerabili perché, in tutta Italia, troviamo decine di graduatorie di idonei ferme o utilizzate con il contagocce. Siamo certi che il personale in servizio non sia sufficiente, ma allora perché non vengono assunti i lavoratori che sono disponibili?
Una soluzione a questo caos c’è: serve un piano assunzionale straordinario e immediato che permetta il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’abbassamento dei tempi di attesa per i pazienti, la riapertura dei pronto soccorso chiusi e il potenziamento di quelli funzionanti a basso regime per la carenza di personale.
Unione Sindacale di Base - Sanità