Sembra una commedia dell’arte, purtroppo il nucleare fa di questi scherzi e hai voglia a dire che il pericolo non sussiste.
Il Ministro Scajola non ha ancora finito di annunciare l’intenzione di ritornare al nucleare che l’incidente della centrale di Krsko in Slovenia, a 30 km dal confine italiano,130 da Trieste e 230 da Venezia, riporta drammaticamente alla ribalta il problema della sicurezza: a tutt’oggi non esiste una tecnologia che metta al riparo da rischi e pericoli; le centrali di quarta generazione di cui straparla Scajola sono di là da venire, con una tecnologia che non sarà pronta prima di 25/30 anni (la tecnologia usata a KRSKO è WESTINGHOUSE una delle più grandi società americane, i brevetti di costruzione infatti sono AMERICANI o GIAPPONESI, tutti gli altri lavorano sotto le loro licenze mondiali).
Di tecnologia sicura si dovrebbe parlare con i malati e superstiti dell’incidente di CHERNOBYL, 26 aprile 1986, che fino ad oggi ha già causato mezzo milione di morti sul territorio ex sovietico, di cui 30.000 solo per la ripulitura della centrale.
Per combattere un presunto rischio energetico derivante dalla nostra quasi totale dipendenza dal petrolio e dal gas ‘straniero’ si vuole trascinare il nostro paese in un’avventura rischiosissima e peraltro molto costosa per la sua realizzazione, senza contare che rimane insoluto il problema dello smaltimento delle scorie; solo la scorsa settimana si è sfiorata una immane tragedia: l’alluvione che ha colpito il Piemonte per un pelo non ha portato a galla le scorie nucleari stoccate a Saluggia, residuo delle ex centrali chiuse a seguito del referendum antinucleare.
Sarebbe il caso di ricordare che da circa un trentennio in Italia non esiste un PIANO ENERGETICO NAZIONALE, a seguito del quale costruire i PIANI ENERGETICI REGIONALI, anche loro assenti da sempre, che darebbero la vera misura della quantità di energia necessaria al nostro paese.
L’energia elettrica prodotta in Italia, derivante da impianti idroelettrici, termoelettrici, geotermici, solari, eolici, biomasse ecc. è talmente sovradimensionata che grandi centrali come Montalto di Castro (2440 MW/h) e Rossano Calabro (1680 MW/h) sono ferme per favorire i produttori privati del famigerato CIP 6/90 e le operazioni finanziarie che, in una sorta di grande risiko europeo, vedono come protagoniste di acquisizioni/partecipazioni/ patti sopranazionali le nostre grandi imprese, un tempo pubbliche, ENEL ed ENI in testa.
Fintanto che queste aziende sono state pubbliche problemi di approvvigionamento e di erogazione del servizio non ce ne sono stati!
Negli Stati Uniti da 20 anni non si costruiscono più centrali nucleari; in altri paesi, Germania, Spagna, ecc, si investe nell’eolico, nell’energia solare ed in altre fonti alternative, avvicinandosi con questa produzione a quel 20% indicato dall’Unione Europea; e mentre in Finlandia la scelta nucleare si sta rivelando fallimentare per gli altissimi costi e per l’enorme dilatazione dei tempi di realizzazione, in Italia la ricerca e gli investimenti nelle fonti alternative vengono tenute al minimo e si ripropongono, in perfetta armonia bipartisan, scelte già bocciate dal voto popolare: sarà stato un caso che con uno dei suoi ultimi atti Prodi abbia esteso al settore energetico il segreto di Stato ( Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri G.U. 16.04.2008 n.90), sottraendo alle ASL e ai Vigili del Fuoco le funzioni di controllo finora di loro competenza?
Ora possono costruire una centrale nucleare sotto casa senza neppure dircelo!
Non permettiamo che in nome di un distorto sviluppo economico, funzionale solo ai profitti dei padroni, i nostri territori e tutto il pianeta vengano portati all’infarto ecologico.
Opponiamoci con forza al ritorno del nucleare in Italia.