Nonostante la copiosa pioggia che ha interrotto lunghi mesi di siccità, il 1° Maggio alla Reggia di Venaria si formavano, già all'apertura, le code di visitatori. L'ennesimo sciopero, in ben 16 anni di apertura al pubblico, che il personale in appalto presso il Consorzio delle Residenze Reali
Sabaude ha proclamato contro l'incertezza lavorativa, lo sfruttamento del sistema degli appalti e la povertà contrattuale, derivante dall'applicazione di contratti che non hanno nulla a che fare con il settore, come il multiservizi o, peggio, il servizi fiduciari.
Contratti che impongono paghe da fame in un Paese ultimo in Europa per la situazione salariale, dove emergono aumento della povertà e dell'ingiustizia sociale.
Uno sciopero partecipatissimo, con un'adesione che ha sfiorato il 100%. Se non fosse in vigore nei musei una vera e propria legge anti-sciopero, voluta dall'ex ministro Franceschini, il complesso sarebbe stato completamente paralizzato. Ma anche con il minimo del personale precettato (16 dipendenti su 49 in servizio) l'impatto è stato forte: castello della Mandria chiuso, piano interrato ed accoglienza della Reggia chiusi, castello di Moncalieri aperto solo grazie al servizio di sorveglianza garantito dai Carabinieri, servizio treno dei giardini sospeso, Fantacasino dei giardini chiuso, biglietterie a regime ridotto.
È la conseguenza della determinazione e della compattezza dei lavoratori, che va al di là delle limitazioni anti-sciopero. In un sentito e partecipato presidio sotto la pioggia i lavoratori e le lavoratrici hanno chiesto a gran voce la cessazione del meccanismo degli appalti dopo 16 anni di continuato servizio nel complesso, la richiesta di applicazione del ccnl Federculture come contratto di settore, la proroga all'attuale concessione a Coopculture per tutto il periodo estivo e l'attenta verifica da parte del Consorzio nei confronti delle indagini che la Magistratura sta facendo sull'utilizzo privato dei fondi pubblici di cui è sospettata la cooperativa Rear, al momento in gara per la gestione del complesso per i prossimi 5 anni.
La misura è colma e, come dice un antico proverbio africano: se le formiche si mettono d'accordo possono spostare un elefante.
Dopo la mattinata di lotta, la giornata è proseguita con un momento di socialità e dibattiti, altrettanto necessari.
Mentre il governo Meloni ha convocato un incontro straordinario per discutere su come proseguire lo smantellamento dei diritti sul lavoro, come USB abbiamo dimostrato in tutto il Paese a chi appartiene questa giornata, vissuta non solo come festa, ma come momento di preparazione in vista dello sciopero generale del 26 maggio.
La lotta contro il carovita e lo sfruttamento continua: giù le armi su i salari!
USB - Reggia di Venaria