Anche quest’anno USB ha risposto alla chiamata di Non Una di Meno e ha proclamato lo sciopero generale per l’8 marzo. Da alcuni anni l’8 marzo è tornato finalmente ad essere una giornata di lotta, sull’onda dello sciopero globale delle donne lanciato da NUDM, a partire dallo slogan “Se non valiamo, non produciamo”.
Quest’anno USB arriva all’appuntamento con una pubblicazione, “Donne sull’orlo di una crisi di numeri”, che a partire dai dati del World Economic Forum e dell’Istat fotografa una realtà nazionale caratterizzata da gap di genere di enorme entità. Il gap salariale (che a questo ritmo verrà colmato nel 2236), di opportunità lavorative, di trattamento sui luoghi di lavoro sono la base e le radici di quella violenza che le donne subiscono, la base concreta ed economica dei femminicidi, delle violenze fisiche, delle violenze psicologiche, di quelle economiche cui le donne sono sottoposte dai loro compagni, dai loro mariti, dai loro colleghi e dai datori di lavoro. Sono 404 mila le donne che in questo paese hanno subito molestie e ricatti sessuali sul luogo di lavoro, secondo i dati ISTAT.
Per questi motivi l’8 marzo è una data importante, per questo è importante che donne e uomini quel giorno scioperino e riempiano le piazze e lo è tanto di più in un settore, come la scuola, che è fortemente femminilizzato, un settore dove il personale, in alcuni ordini, può arrivare ad essere al 99% femminile (scuola dell’infanzia).
È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché un settore lavorativo "femminilizzato" diventa automaticamente un settore che garantisce meno diritti, presenta maggior precarietà (sono molte di più le donne con lavori precari che gli uomini, non c’è nemmeno bisogno di dirlo) e, naturalmente, stipendi più bassi.
È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le donne e le lavoratrici in questo paese si caricano ancora del 71% del lavoro di cura, quel lavoro sociale che è la crescita delle nuove generazioni e la cura degli anziani e dei malati, che non è riconosciuto, è passato sotto silenzio, come un fatto “naturale”, quando è un elemento centrale per la coesione sociale e la tenuta di una società.
È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le donne, quindi le insegnanti e gran parte del personale della scuola in generale, saranno esclusi dalla quota 100 poiché la carriera precaria e frammentata delle donne che reggono il peso del lavoro di cura le porta ad avere a 62 anni, mediamente, 25,5 anni di contributi: insufficienti per poter accedere a questa misura.
È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché dal Sud al Nord nei decenni trascorsi, soprattutto a causa del famigerato algoritmo della 107, sono state costrette ad emigrare soprattutto donne, che hanno lasciato famiglie, affetti, vite intere.
È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le nuove generazioni di docenti precari sono composte soprattutto di donne, costrette a percorsi ad ostacoli per raggiungere il ruolo, a pagare cifre folli per conseguire titoli abilitanti (costa tra i 3000 e i 4000 € il prossimo TFA per il sostegno).
Per tutti questi motivi e per i molti altri che probabilmente non abbiamo citato, è necessario che la scuola partecipi in massa allo sciopero dell’8 marzo e per questo USB Scuola chiama lavoratrici e lavoratori in piazza, perché noi zitte non ci siamo state mai!
USB Scuola