Iniziano ad arrivare le condanne per le insegnanti e la collaboratrice scolastica in servizio quando, due anni fa, un bimbo di prima elementare cadde nella tromba delle scale della scuola Pirelli di Milano, perdendo la vita. Una maestra è stata condannata a un anno, con sospensione della pena. Il processo alla seconda maestra si terrà in luglio, mentre la collaboratrice scolastica ha patteggiato una pena di due anni.
Non entriamo nel merito della vicenda giudiziaria, non è questo il nostro ruolo.
Evidenziamo però come le lavoratrici condannate abbiano dovuto lavorare in condizioni che non consentivano di garantire la sicurezza della e nella scuola: troppo poco il personale ATA in servizio, in particolare i collaboratori scolastici, troppo precari i docenti, sproporzionate le responsabilità e le mansioni.
Nessuno chiede il conto allo Stato per le politiche di taglio continuo e costante al personale scolastico, che in epoca di Covid sono impossibili da ignorare, ma che hanno radici ben più lontane. Ogni giorno, da almeno un decennio, le scuole, dall’infanzia alle superiori, vedono ridursi il personale a disposizione. Una legge scellerata ne impedisce la sostituzione per assenze inferiori a 10 giorni, anche se fortunatamente dirigenti scolastici ragionevoli riescono a ovviare, proclamando lo stato d’emergenza per assenza di personale.
Nessuno chiede conto allo Stato, tranne USB Scuola, e vorremmo che venissero portati al banco degli imputati il Ministero dell’Istruzione, anche nelle sue articolazioni territoriali, e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, perché riteniamo che i veri colpevoli siano loro.
Sono loro a tagliare personale docente e personale ATA, aumentandone a dismisura responsabilità e incombenze.
Sono loro a ridurre al minimo la possibilità di vivere le scuole in sicurezza per esclusive ragioni economiche.
Sono loro che non assumono, che non stabilizzano, che non consentono alle scuole di avere organici adatti alle esigenze reali e concrete degli istituti.
USB Scuola è vicina alla famiglia, la cui perdita è incommensurabile: non si può e non si deve morire a scuola. E rinnova la propria vicinanza e solidarietà alle tre lavoratrici direttamente coinvolte e all’intero Istituto Pirelli di Milano che ancora porta i segni di quella immane tragedia, ribadendo con forza che le responsabilità sono del Ministero e dei governi degli ultimi 30 anni. Non smetteremo mai di chiedere vera giustizia.
Continuiamo a chiedere più personale e stabilizzazioni, perché vogliamo che mai più accadano tragedie e che mai più le lavoratrici e i lavoratori della scuola debbano pagare per le colpe di governi che puntano a risparmiare sulla scuola, sulla sicurezza e sul futuro.