Sta entrando nel vivo l’attacco delle piccole e grandi proprietà agli inquilini che non ce la fanno a pagare i canoni di affitto a causa della perdita di lavoro e di reddito, situazione di disagio sociale aggravato dalla crisi pandemica. Anziani, persone invalide e bambini stanno per essere sbattuti per strada senza che le istituzioni di prossimità (Comune e Regione) offrano alternative abitative dignitose a chi è colpito dalla crisi abitativa e ha tutti i requisiti per accedere ad un alloggio pubblico a canone sociale.
Lo sfratto di Fabrizio ad Ostia Antica è stato rinviato al 9 marzo, senza che però si intraveda alcuna soluzione al problema. Ricordiamo brevemente la sua storia.
Fabrizio è invalido al 100%, dializzato e con un figlio minore anche lui con disabilità. Nel 1990 fece la prima richiesta di alloggio popolare. Ha ripresentato dopo più di un decennio (col nuovo bando del 2012) una nuova domanda alla quale è stata data risposta negativa dopo circa sette anni e cioè nel 2019!
I tempi di risposta sono la testimonianza dell’inefficienza del comune di Roma nel far fronte alle esigenze dei suoi abitanti più deboli! Pertanto il 9 marzo Fabrizio dovrà lasciare casa nelle sue difficili condizioni di salute ed insieme ai suoi figli minori mentre il Dipartimento politiche abitative continua ad essere gestito nella più totale indifferenza rispetto a chi vive con grande senso di frustrazione, come Fabrizio, il fatto che non sia riuscito a garantire alla sua famiglia la certezza di un tetto sulla testa.
Lo sfratto della signora Rossana, 87 anni ed abitante nel p.d.z. di Castel Giubileo gestito da una immobiliare, è stato rinviato al 22 febbraio. Anche in questo caso assistiamo all’assurdo che un patrimonio pubblico destinato e costituito per dare risposte alle famiglie in emergenza abitativa ora venga gestito come se fosse privato. Nonostante l’avvio di procedure sanzionatorie, anche se tardive, da parte del Comune di Roma, l’immobiliare continua a colpire con gli sfratti chi non ce la fa, creando quindi nuova emergenza abitativa. Ma se questa mattina non ci fosse stata la presenza dei militanti di ASIA e del Movimento per il diritto all’abitare lo sfratto sarebbe stato eseguito, perché è stata concessa ed è intervenuta la forza pubblica. L’arroganza di chi sta speculando viene premiata dall’assenza di chi dovrebbe vigilare ed intervenire per fermare questo abuso e dall’intervento della Prefettura che lo ha messo tra gli sfratti da eseguire: quindi ci hanno preannunciato che il 22 febbraio interverranno con forza.
A Torpignattara stessa situazione. Una famiglia ha trovato nella solidarietà dei movimenti di lotta per la casa l’aiuto per affrontare questa difficile situazione. Anche in questo caso lo sfratto è stato rinviato all’8 febbraio.
Ma nel resto del paese le cose non cambiano: a Castelfranco Emilia (Modena) il capofamiglia, sfrattato con violenza insieme ai suoi tre minori il 18 gennaio, è stato arrestato e processato in direttissima. All'uomo è stata inflitta la misura cautelare dell’obbligo di firma in attesa di processo. Trattato come un delinquente.
A Bergamo, sempre ieri, l’ufficiale giudiziario ha bussato alla porta di Paola, un’anziana di 83 anni. Anche qui è stata la presenza di ASIA a impedire l'esecuzione e dopo una lunga trattativa lo sfratto è stato rinviato di 50 giorni.
A Catania toccherà lunedì 24, data in cui quattro famiglie rischiano di essere sgomberate dalla proprietà dell'immobile in cui vivono, cioè dall'Azienda Ospedaliera Policlinico di Catania. Asia ha indetto un presidio antisfratto a partire dalle ore 9,30.
Insomma, è un bollettino di guerra che ormai si aggiorna quotidianamente.
Ciò che non cambia è il modello di gestione di una emergenza ormai conclamata dalla stessa politica che, mentre riconosce la gravità del bisogno di case, continua a non promuovere politiche che risolvano questo grande bisogno.
Continua a trapelare, dai discorsi che sentiamo durante gli incontri con le istituzioni, l'intenzione di proporre soluzioni inneficaci e temporanee destinate ai soli ‘casi di fragilità’, dunque non attraverso soluzioni abitative, ma attraverso i servizi sociali, attraverso luso di quelle case famiglia gestite dall’associazionismo con l'effetto ultimo di disgregare i nuclei familiari (eppure sono gli stessi soggetti che evocano sempre la famiglia come loro primo valore etico-morale).
ASIA-USB considera l’emergenza casa una conseguenza della cancellazione della politica pubblica della casa, portata avanti per favorire la rendita immobiliare. L'emergenza non colpisce solo le ‘fragilità’ ma il mondo del precariato in generale, di chi vive di salari da fame, del ceto medio impoverito dalla crisi economica e dalle politiche di privatizzazione portate avanti in questi ultimi decenni.
La crisi sociale, aggravata dalla fase pandemica, non ha fatto altro che aumentare le disuguaglianze e trascinato verso i limiti della povertà milioni di individui: anziani, persone disabili, giovani che vivono di precariato o che sono disoccupati, donne e uomini che ricacciati ai margini da una politica securitaria affidata alle sole forze dell’ordine, esecutrici materiali di infiniti sfratti e sgomberi. Una guerra contro l’umanità, contro gli ultimi, fatta per difendere la rendita.
Tutti coloro che credono nella necessità di cambiare i paradigmi che reggono questo nostro sistema basato sull’aumento delle disuguaglianze è ora che scendano in campo per fermare questo nuovo disastro sociale.
Asia-USB
Roma 21 gennaio 2022