La giornata di sciopero nazionale del Trasporto pubblico locale di 24 ore promosso da USB Lavoro Privato, Cobas del Lavoro Privato e Slai Cobas di ieri, 26 gennaio, si è conclusa con una fortissima adesione dei lavoratori impegnati nei turni serali: Bolzano 95%, Firenze 65%, Brescia 60%, Pisa 60%,Arezzo, 80%, nell'extra urbano di Pistoia 75%, Grosseto 80%, Piombino 35%, Palermo 60%; Roma 70%, a Milano ferma la Metro “rossa” forti rallentamenti nelle altre linee e disagi nelle linee di superficie; Udine il 52 %, Gorizia il 49 % , Trieste il 44 %, Pordenone il 15 %.
Dati che, aggiunti all'ampia adesione su tutto il territorio nazionale registrata nell'intera giornata, dovrebbero far riflettere sulla questione della rappresentanza sindacale; forse è questo il motivo per il quale le maggiori testate giornalistiche, oggi, sembrano far finta di nulla sulla straordinaria partecipazione dei lavoratori che rivendicano il rilancio ed il potenziamento del trasporto pubblico attraverso investimenti per lo sviluppo della mobilità collettiva intesa come bene comune rifiutando le logiche della privatizzazione dei servizi essenziali.
E' ora che venga raccolta, dalle associazioni datoriali e dalle istituzioni, la necessità di confronto con le OO.SS. di base che pongono all'ordine del giorno, ormai da tempo, le problematiche e le proposte condivise dalla stragrande maggioranza dei lavoratori.
La logica delle trattative sindacali limitate alle OO.SS firmatarie di ccnl (al di là della loro reale rappresentanza) non può che ricondurci al modello “FIAT” ; un perverso modello oggi rappresentato dal “Marchionne” di turno di cui le OO.SS di base, insieme ai lavoratori ai quali si nega il diritto di essere rappresentati, ne sono ormai vittime ventennali.
I lavoratori autoferrotranvieri, coscienti del modello delle relazioni industriali che si vuole imporre al mondo del lavoro tutto, partendo dal modello Fiat- Mirafiori dove si è voluta la distruzione dei diritti, del contratto nazionale di lavoro e della democrazia sindacale, fin d'ora sono impegnati alla costruzione dello sciopero generale, per il mese di marzo 2011, nella consapevolezza che l’attacco è generalizzato e colpisce pensionati, lavoratori dipendenti, immigrati, precari, disoccupati e studenti.