Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando la terra ha tremato in Abruzzo, eppure la cronaca da quel 6 aprile 2009 ha continuato a dimostrare che il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco è l’asse portante della Protezione Civile e di come l’incessante impegno a soccorrere la popolazione gravi unicamente sulle spalle dei lavoratori VVF, che con ore e ore di lavoro straordinario mai pagate, fanno fronte alle continue emergenze di un Paese vittima soprattutto di "catastrofi annunciate".
L’Italia ha bisogno di un unico ministero che si occupi di previsione, di prevenzione e del soccorso nelle prime fasi di emergenza. Chiaramente una volta finita l’emergenza le competenze devono passare ad altri dicasteri. Non come è accaduto all’Aquila, dove la Protezione Civile modello Bertolaso ha “sequestrato” una intera popolazione arrivando persino a negarle la possibilità di far sentire la propria voce attraverso un banale volantinaggio. E quando la protesta scoppiò per la mancata rimozione delle macerie, propedeutica alla ricostruzione, si arrivò persino al sequestro delle carriole!
Nasce da qui l’imbarazzo di una struttura come la nostra, che non riuscendo a sviluppare programmi di azione per assicurare i primi soccorsi in piena autonomia attraverso piani di intervento volti alla salvaguardia della popolazione e del territorio - perché imbrigliata dalla burocrazia ministeriale e dalla politica - si ritrova a distanza di anni dalla prima scossa a essere comunque l’unica realtà operante sul territorio, però in balia delle varie gestioni – spesso dissonanti - del governo di turno.
Il risultato è che i lavoratori del Corpo, attraverso una serie sciagurata di leggi in deroga, hanno rischiato e continuano a rischiare la loro incolumità senza copertura INAIL, trasportando (senza adeguate protezioni) cumuli di macerie da una parte all'altra.
È stato così che abbiamo affrontato Amatrice, Ischia, il sisma dell’Appennino Umbro-Marchigiano, le innumerevoli emergenze pioggia, vento e neve. Tutto a "mani nude", come testimoniano le immagini di Rigopiano che ci assegnano il titolo di "campioni del mondo" ma che dimostrano la fragilità di un sistema di Protezione Civile destinato più a curare gli orticelli che non a dare al Paese una vera eccellenza.
La terra che ha tremato alle 3:32 di quel 6 aprile è ad oggi martoriata da una politica dell'autocelebrazione, quando invece nel soccorso non ci può essere concorrenza perché la finalità è salvare le vite umane.
Noi Vigili del fuoco ci siamo sempre, ma ogni anno siamo sempre più vecchi e inermi anche di fronte ad una "morte" che è dietro l'angolo in ogni posto di lavoro. Sono 153 dall'inizio dell'anno a oggi e anche noi piangiamo i nostri ragazzi.
Aderente
alla FSM