ISPRA:ASSEMBLEA CITTADINA GREMITA
USI/RDB, TAPPA IMPORTANTE PER UNIFICAZIONE DELLE LOTTE
PRESTO SCIOPERO DELLA RICERCA
Si è tenuta questa mattina a Roma l’assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell’ambiente indetta dall’Usi/RdB Ricerca presso l’ISPRA di via di Casalotti 300, sede dell’Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto.
L’assemblea si è svolta in un’aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell’Università, esponenti politici, dell’arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e per la ricerca pubblica.
Obiettivo dell’iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA, è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese
“L’assemblea di oggi – sottolinea Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l’organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale”, conclude il dirigente sindacale.
Roma, 15 gennaio 2010
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16 gennaio 2010 - Radio Città Aperta
Centinaia di lavoratori e cittadini all’assemblea dei precari dell’Ispra:
‘Ora unificare le lotte’
Roma - Centinaia di persone – lavoratori dell’Ispra, ricercatori degli enti di ricerca pubblica come l’ENEA, aderenti ai sindacati di base della scuola, lavoratori e ricercatori dell’Università e di alcune aziende in crisi come l’Eutelia - hanno partecipato ieri all’assemblea cittadina convocata nella sede di Via di Casalotti 300, presidiata ormai da 54 giorni dai dipendenti dell’istituto che protestano contro il licenziamento di fatto di centinaia di loro e il rischio di chiusura dell’ente di protezione ed indagine ambientale. L'assemblea si è svolta in un'aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da settimane hanno portato la loro solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e a sostegno della ricerca pubblica. Obiettivo dell'iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA, è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese. "L'assemblea di oggi - spiega Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale", ha concluso il dirigente sindacale. I precari dell'Ispra, sul tetto dell'Istituto di via Casalotti da quasi due mesi ormai "sono solo interessati a continuare a servire lo Stato italiano, con ricerche e controlli ambientali essenziali per la salute pubblica". Lo hanno dichiarato ieri al termine dell’assemblea in una nota in cui esprimono "dispiacere sentire il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ripetere che la vertenza riguarda solo 21 lavoratori, che per di più non avrebbero superato un concorso. I contratti scaduti sono invece 188 e per 42, che scadranno tra gennaio e marzo, c'è certezza di non rinnovo, per decisione della Struttura commissariale, mentre presso l'Ispra non si è ancora svolto nessun concorso per ricercatori". E questo proprio "mentre è finalmente in corso una trattativa sul futuro lavorativo dei 430 ricercatori e tecnici allontanati nel corso del 2009 o in scadenza nel 2010", scrivono i ricercatori. La piattaforma dei lavoratori, ricordano, prevede la trasformazione dei contratti atipici in subordinati a tempo determinato, un piano triennale per la graduale immissione in ruolo dei precari e il rinnovo di tutti i contratti scaduti finora: "su questi punti è in corso un dialogo, - spiegano - ma ancora non si è raggiunto un accordo, per questo i ricercatori hanno deciso di restare sul tetto, non certo per rendere la situazione 'esplosiva' o rendere la discussione meno serena, come afferma il ministro". "I ricercatori dell'Ispra non sono degli agitatori, ma scienziati con anni di esperienza e centinaia di pubblicazioni alle spalle, molti dei quali conosciuti e stimati a livello internazionale: se hanno scelto una forma di protesta eclatante è stato solo perché indotti da sgomento e disperazione per aver visto tanti loro validi colleghi perdere il posto di lavoro e constatato di fatto il completo svilimento della ricerca ambientale pubblica, settore strategico di primaria importanza" hanno spiegato alcuni dei lavoratori intervenuti durante la lunga assemblea. "La vertenza ISPRA è ormai diventata la nostra vertenza", spiega Barbara Battista, della RdB Scuola. "Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all'insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lo stesso avviene nella scuola dove le cosiddette riforme del governo in realtà attuano la restaurazione di un sistema sordo a qualsiasi progresso civile e sociale e dove la cultura, la formazione e la ricerca vengono finalizzati solo agli interessi di una minoranza assetata di guadagni immediati senza nessuna prospettiva di futuro". Conclude Barbara Battista: "Licenziando chi protegge l'ambiente, chi insegna ai nostri giovani, stanno mettendo le mani sul futuro di tutti". All’iniziativa di ieri hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del comitato delle insegnanti precarie di Benevento, protagoniste di un'altra importante battaglia sui tetti del nostro paese nell’autunno scorso. «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo» ha denunciato a fine giornata Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra aderenti all’USI-RdB. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro venerdì avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla».
16 gennaio 2010 - Liberazione
In più di cinqueceno nell'aula magna dell'istituto
Ispra, grande assemblea a Roma con tanti lavoratori e lavoratrici
«Ci aspettavamo entro oggi (ieri, ndr) una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Michela Mannozzi, rappresentante sindacale Usi-Rdb e portavoce dei precari Ispra che da più di cinquanta giorni protestano sul tetto della sede, in via Casalotti a Roma, rilancia la battaglia contro il precariato e la mancata riconferma di una ventina di ricercatori a tempo determinato. Ieri è stata una giornata importante per quelli dell'Ispra. Con loro oltre cinquecento persone tra semplici cittdadini, lavoratori e lavoratrici in assemblea nell'aula magna dell'istituto: Eutelia, Inap, precari della scuola e degli asili del Comune di Roma, e anche alcuni rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. Una intera mattinata di solidarietà, insomma. Secondo Claudio Argentini, delle Rappresentanze di base, «si è cercato di tenere alta l'attenzione verso il tema ampio del lavoro e della precarietà, non solo in Istituto ma sull'intero territorio». Tentativo riuscito se si pensa all'intervento efficace di Alessandra Carnicella della Fiom di Eutelia e di Paolo Di Nunzio del Blocco Metropolitano che ha raccontato l'esperienza altrettanto importante di chi a Roma lotta per il diritto all'abitare. Una grande esperienza di lotta a cui non è mancata la solidarietà degli insegnanti precari che per primi quest'anno hanno dato inizio alle mobilitazioni nel comparto della conoscenza coinvolgendo migliaia di docenti in tutta Italia. Una insegnate precaria di Benevento, Patrizia Lepore, che è stata protagonista in agosto dell'occupazione dei tetti del suo provveditorato è intervenuta raccontando la sua esperienza di vita, la sua lotta che è diventata lotta collettiva. «Questo governo ci leva la dignità, ma non si rende conto che così ci rende più forti. Mai avrei pensato un tempo che avrei trovato il coraggio di parlare a un pubblico così numeroso eppure oggi sono qui, perché tra di voi ho trovato una nuova famiglia allargata».
«Per la prima volta quest'anno ad occupare i luoghi di lavoro sono docenti e ricercatori del comparto pubblico - ricorda Adriana Spera della segreteria nazionale RdB - questo vuol dire che per la prima volta lo Stato si comporta come e peggio dei padroni». «Facciamo dunque appello alla costruzione di un fronte di lotta unitario - continua Fabio de Nardis, responsabile Università e Ricerca per il Prc, presente all'iniziativa - che metta insieme studneti, ricercatori, insegnanti e in genere tutti quei cittadini che non si arrendono al progetto nefasto portato avanti dal governo Berlusconi».
Per Usi-Rdb il successo dell'iniziativa consente di traguardare il futuro con ottimismo, fino al punto di pensare di convocare uno sciopero degli Enti di Ricerca.
16 gennaio 2010 - Il Manifesto
Il futuro sul tetto
Affollata assemblea nella sede dell'Ispra contro la precarietà e per la difesa della ricerca pubblica. I ricercatori sul tetto da cinquantaquattro giorni. «Senza risposte da qui non ci muoviamo». E il governo annuncia la nomina dei commissari straordinari per tutte le emergenze idrogeologiche
ROMA - Dopo cinquantaquattro giorni sul tetto il tasso di emozione è palpabile. Segna ogni parola, vena ogni intervento, sfuma in impercettibile commozione. Sono le dieci del mattino e la stanza dalle finestre a vetri che apre direttamente sul parco della Cellulosa si fa d'improvviso piccolissima. L'assemblea cittadina organizzata dai ricercatori precari dell'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) - «quale futuro per la ricerca e per l'ambiente» - ha fatto il pieno. Il pieno di colleghi degli altri enti pubblici di ricerca, di cittadini del quartiere che da 54 giorni solidarizzano con 'il tetto' di via Casalotti, c'è una rappresentanza di Eutelia e ci sono delegazioni di altre realtà locali battute dalla crisi. Ai politici ieri (ai pochi presenti) non è stata data parola.
Il tendone e le tende per dormire sono ancora lì. Senza risposte risposte i ragazzi del 'tetto' di via Casalotti non hanno alcuna intenzione di mollare. Tantomeno di «svendere 54 giorni per un piatto di lenticchie», avverte Cristiano Fiorentini, del sindacato Usi-Rdb che sta seguendo la vertenza. Chiedono in sostanza la prosecuzione contrattuale degli attuali ricercatori, concorsi per contratti di lavoro a tempo determinato (che per moltissimi di loro sarebbero una vera conquista) e il blocco dell'accesso di precari esterni.
Ma sanno che la partita sarà molto più difficile. Ivan Consalvo, che da ben nove anni fa ricerca nell'istituto, quando lo dice si prende un applauso lunghissimo. «Non ci interessa occupare una scrivania, vogliamo fare ricerca e siamo convinti che la ricerca debba essere pubblica perchè solo così può cercare la verità». Non è stato facile decidere di occupare il tetto del proprio istituto e rimanerci 54 giorni, Natale e capodanno compresi. Ma da quando Ispra è nata, per decreto del ministro Tremonti nell'agosto 2008 e come accorpamento di tre enti preesistenti, «l'intenzione di svilimento e di progressivo smantellamento è stata evidente». Basti dire che l'istituto è ancora commissariato e che il commissario proviene dal ministero dell'interno: «Ma qualcuno sa spiegarmi cosa ne sa di ricerca un ex prefetto?».
«La verità è che vogliono smantellare tutto quello che è pubblico a cominciare dall'istruzione, università e ricerca», interviene emozionatissima Patrizia Lepore, una delle precarie della scuola, salite a settembre sul tetto del provveditorato di Benevento. «Il sapere non è merce, non può essere messo sul mercato, come hanno tentato di fare sia governi di centro destra che di centro sinistra - dice Francesco Porcaro dell'Infn (l'Istituto nazionale di fisica nucleare - Mercificarlo è ucciderlo». Eppure gli enti pubblici di ricerca sono ormai strutturalmente precari. All'Ingv (l'istituto di geofisica e vulcanologia) su 1000 dipendenti 400 sono precari, «e sono loro, anzi noi, che facciamo turni di monitoraggio sismico ventiquattrore su ventiquattro», racconta Raffaele. Stesso discorso all'Enea, ancora per aria da quando da ente per la ricerca ambientale è stato trasformato in un'agenzia per l'energia.
I sindacati di base pensano a uno sciopero di tutta la ricerca pubblica. E i sindacati confederali dove sono? Alessandra Carnicella, delegata Fiom di Eutelia, si sente chiamata in causa e risponde: «La Cgil ha il dovere d'intervenire in vertenze così aspre». Qui si parla del futuro del paese, per dirla con l'attore e autore teatrale Ulderico Pesce: «Vogliono farvi diventare dei burocrati, vogliono una ricerca al servizio di chi comanda, attenti ragazzi».
AMBIENTE
E la ministra Prestigiacomo si fa la sua «task force»
Le funzioni Ispra affidate a Sogesid
(S. F.) Perchè, a più di un anno dal commissariamento e dalla nascita, l'Ispra, l'ente nazionale che dovrebbe occuparsi dello stato di salute del nostro territorio, ancora non ha uno statuto, nè una mission? Le ricerche, quelle europee soprattutto, scivolano via insieme ai contratti non rinnovati (250, solo tra gennaio e giugno 2009), i tecnici e gli amministrativi denunciano la progressiva spoliazione delle competenze, la struttura commissariale è del tutto sorda e, quel che è peggio, una vicenda che ha attirato l'attenzione del Financial Times e di Science, la rivista scientifica più influente e più letta al mondo, sembra non importare un granchè alla ministra competente.
«È uno zibaldone, non ci si capisce niente». I ricercatori temono che l'intento sia quello della privatizzazione della ricerca e della tutela dell'ambiente. Preoccupazioni fondate, a quanto pare. L'agenzia nazionale ambientale, occupandosi di monitoraggi e controlli, dovrebbe essere un ente terzo mentre il ministro sembra volerne fare una specie di propria succursale, spogliandola progressivamente delle proprie funzioni. Come? «Esternalizzando le funzioni di Ispra, derivate dai tre enti precedenti, a società private o apparentemente tali», afferma Bracchi. Per esempio alla Sogesid Spa, società in house del ministero dell'ambiente, costituita all'inizio degli anni Novanta dalla cessata Cassa per il Mezzogiorno e oggi interamente partecipata dal ministero dell'economia.
Molti dei settori in cui opera Sogesid (che ha sedi in tutte le regioni del Mezzogiorno e ai cui vertici c'è Vincenzo Assenza, parente del ministro Prestigiacomo dicono i rumors) sono gli stessi di cui dovrebbe occuparsi l'Ispra: valutazione di impatto ambientale, messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati, monitoraggio e vigilanza in materia di rifiuti, e via dicendo. Con la differenza però che Sogesid può, per statuto, ricevere commesse pubbliche senza gara. E può anche poi decidere di subappaltare a esterni quelle stesse commesse. Anzi, questo è quanto avviene nella maggioranza dei casi, sostiene Bracchi in una recente interrogazione parlamentare. Non solo: «Sogesid svolge attività di Manpower per il ministero, costituendo occasione per assumere personale bypassando le procedure concorsuali obbligatorie». Nel bilancio Ispra 2010 la struttura commissariale ha iscritto risorse per svariati milioni di euro, sostiene il sindacato Usi-Rdb, «e in mancanza di personale è facile immaginare che tali attività saranno esternalizzate».
A fare scuola è stato il caso dell'emergenza idrica nelle isole Eolie, dove Sogesid è riuscita ad avere in affidamento il progetto per il ciclo integrato dell'acqua (38 milioni di euro stanziati), togliendo lavoro ad altre imprese e senza nessun beneficio per i cittadini che continuano a pagare l'acqua potabile come oro. Lo scioglimento di Sogesid è stato chiesto a più riprese da diversi parlamentari, ultimamente è stata fatta richiesta di un'audizione da parte dell'ad: «Sono passati otto mesi e ancora niente».
E non è tutto perchè, in materia di rischio idrogeologico, il decreto legge di riforma della Protezione civile, la cui legge di conversione è ora al Senato, contiene la possibilità per la ministra di proporre la nomina di commissari straordinari. Tanti quanti ne serviranno per gli interventi di messa in sicurezza del territorio, e con una clausula non da poco, ha svelato Italia Oggi giovedì: per i commissari nominati dalla Prestigiacomo non varrà la regola prevista per tutti gli altri e cioè il mancato obolo nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.
15 gennaio 2010 - Adnkronos
Roma, 15 gen. - (Adnkronos) - La vertenza Ispra va avanti ed oggi l'assemblea cittadina presso la sede dell'Istituto è ha registrato una grande partecipazione. Prossima tappa lo sciopero della ricerca. Ad informare dell'esito dell'iniziativa è l'Usi Rdb in una nota. «Si è tenuta questa mattina a Roma l'assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell'ambiente indetta dall'Usi/RdB Ricerca presso l'Ispra di via di Casalotti 300, sede dell'Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto. L'assemblea - racconta il sindacato - si è svolta in un'aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell'Università, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti Ispra e per la ricerca pubblica». Obiettivo dell'iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori Ispra, è stato quello di «unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese». «L'assemblea di oggi - sottolinea Cristiano Fiorentini della segreteria nazionale Usi/Rdb - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale», conclude il dirigente sindacale«.
ISPRA, PRECARI: «OGGI NESSUNA RISPOSTA, RIMANIAMO SU TETTO»
(OMNIROMA) Roma, 15 gen - (RIPETIZIONE CON TESTO CORRETTO) «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Lo dice Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra che da un mese e mezzo circa si trovano sul tetto della sede dell'Icram, in via Casalotti, per protestare contro il rischio-licenziamento. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro oggi avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla». Stamani all'interno dell'edificio di via Casalotti si è tenuta un'assemblea pubblica a cui hanno partecipato circa 300 persone tra lavoratori Eutelia, Inap, precari della scuola, e rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. «Sappiamo che si sta predisponendo un protocollo d'intesa sulle nostre richieste tutte dichiarate, tra le parti, legittime - continua la portavoce - richieste che vanno dalla prosecuzione contrattuale degli attuali lavoratori Ispra alla sottoscrizione di contratti a tempo determinato e il blocco dell'accesso di precari esterni. Per arrivare a concorsi per contratti di lavoro a tempo determinato. Ora aspettiamo. Saremo ben felici di scendere una volta trovata una soluzione. Il nostro prossimo obiettivo sarà quello di migliorare la funzionalità dell'ente stesso, ridotto ad oggi ad una scatola vuota».
ISPRA, FED. SINISTRA: STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE AD ASSEMBLEA
(OMNIROMA) Roma, 15 gen - «La grande assemblea di oggi dei dipendenti Ispra, che ha visto una straordinaria partecipazione anche di delegazioni di altre realtà in crisi, a partire da Eutelia, conferma che i lavoratori stanno lottando non solo per difendere il proprio posto di lavoro ma anche per salvare un settore strategico per il sistema Paese, che è quello della ricerca ambientale». Così in una nota congiunta Ivano Peduzzi, portavoce in Consiglio regionale del gruppo federato Prc, Pdci, Socialismo 2000, e Claudio Fiorella, responsabile Lavoro del Prc Lazio, che insieme a Giuseppe Carroccia, Alfio Nicotra, Salvatore Bonadonna, Fabio Nobile e Mario Marioli hanno portato ai lavoratori la solidarietà della Federazione della Sinistra. «Certamente - aggiungono - oggi è stata affermata in maniera molto netta l'importanza di unire le vertenze per arrivare a una soluzione dei problemi. Il diritto al lavoro deve tornare ad essere al centro delle lotte e delle rivendicazioni con l'obiettivo del superamento della precarietà del lavoro che oggi si traduce in precarietà esistenziale. In questa fase, è determinante l'individuazione di un percorso comune a fronte di un governo che 'svendè settori pubblici fondamentali ai privati. In Italia - dicono ancora Peduzzi e Fiorella - il comparto della ricerca muove circa 30 miliardi di euro, non è vero quindi che mancano i soldi. La verità è che proprio perché ci sono, e sono tanti, vogliono dirottarli sugli amici degli amici. Ma il processo che bisogna cambiare è proprio quello delle privatizzazioni».
15 gennaio 2010 - Ansa
LAVORO: ISPRA; USI-RDB,COSTRUZIONE SCIOPERO ENTI DI RICERCA
(ANSA) - ROMA, 15 GEN - «L'assemblea di oggi rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sul sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti». Lo sostiene, in una nota, Cristiano Fiorentini della Segreteria Nazionale Usi/RdB commentando l'affollata assemblea. All'assemblea hanno partecipato oltre 300 persone fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell'Università, esponenti politici, dell'arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti Ispra e per la ricerca pubblica. «Un ulteriore momento di questo percorso - aggiunge la sindacalista - sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale».
LAVORO: ISPRA; ASSEMBLEA RICERCATORI,SOLIDARIETÀ DI TOUADÌ
(ANSA) - ROMA, 15 GEN - Un'assemblea cittadina dei precari e dei ricercatori dell'Ispra si è svolta stamani presso lo stabile sul cui tetto da 54 giorni i lavoratori dell'Istituto vivono giorno e notte «per difendere il loro lavoro e la ricerca pubblica». Tra i partecipanti all'assemblea anche il deputato del Pd Jean Leonard Touadi che ha portato la sua solidarietà ai precari. «Ho ascoltato e ho visto l'enorme dignità di questi nostri ricercatori - ha detto Touadi - che rappresentano la pietra angolare di ogni ragionamento sullo sviluppo economico e culturale dell'Italia». «Sono salito sul tetto insieme ai ricercatori dell'Ispra ed ho offerto loro tutta la mia solidarietà - ha aggiunto Touadi - mi hanno raccontato con entusiasmo l'amore per il loro lavoro, mi hanno spiegato il valore eccezionale della loro ricerca per la salvaguardia del territorio e della salute pubblica». «Il Governo - ha proseguito Touadi - deve dare delle risposte positive ai ricercatori dell'Ispra, negare loro un futuro contrattuale significherebbe condannare alla disoccupazione centinaia di lavoratori della conoscenza e contestualmente uccidere ogni speranza per lo sviluppo e il progresso dell'Italia».
15 gennaio 2010 - Roma Notizie
Si è tenuta questa mattina a Roma l’assemblea cittadina sui temi della Ricerca Pubblica, della precarietà e della tutela dell’ambiente indetta dall’Usi/RdB Ricerca presso l’ISPRA di via di Casalotti 300, sede dell’Istituto e luogo simbolo della lotta che vede i lavoratori al 52° giorno sul tetto. L’assemblea si è svolta in un’aula gremita, che non è riuscita a contenere le oltre 300 presenze fra lavoratori precari della Ricerca, della Scuola e dell’Università, esponenti politici, dell’arcipelago ambientalista e di tanti comitati e cittadini romani che da subito hanno dato solidarietà alla battaglia contro i licenziamenti ISPRA e per la ricerca pubblica. Obiettivo dell’iniziativa, oltre a riaffermare il sostegno ai lavoratori ISPRA, è stato quello di unificare le lotte, a partire dai precari della ricerca per estenderle a tutti i settori della conoscenza ed in lotta contro la precarietà, con la consapevolezza che in gioco non ci sono solo dei posti di lavoro ma il futuro di tutto il Paese. "L’assemblea di oggi – sottolinea Cristiano Fiorentini, della Segreteria Nazionale Usi/RdB - rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca, per il quale abbiamo concluso le procedure di conciliazione, attraverso il rilancio delle vertenze locali e di momenti di aggregazione e di confronto sulle questioni relative al sistema della formazione e della Ricerca Pubblica, guardando con estrema attenzione a tutte le alle altre vertenze che coinvolgono lavoratori italiani e migranti. Un ulteriore momento di questo percorso sarà l’organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale", conclude il dirigente sindacale.
ISPRA: ASSEMBLEA CITTADINA GREMITA. USI/RDB,PRESTO SCIOPERO DELLA RICERCARICERCA: RDB SU ISPRA, PRESTO SCIOPERO,
ASSEMBLEA CITTADINA TAPPA IMPORTANTE
15 gennaio 2010 - C6 Tv
Assemblea cittadina dei precari ISPRA dopo 54 giorni di protesta sul tetto
Dopo 54 giorni di occupazione del tetto dell Ispra di Casalotti, i precari tornano a farsi vedere con una assemblea cittadina. Partecipano ricercatori e dipendenti dell'istituto e alcuni rappresentanti della cittadinanza e dei sindacati, per discutere il futuro della ricerca e soprattutto dei ricercatori, da anni legati alla precarietà del settore. Negli ultimi 3 anni la riduzione del personale per la ricerca all'Ispra si è ridotto del 38%. circa 500 tra co.co.co. contratti a progetto, e borse di studio non rinnovate.
15 gennaio 2010 - Corriere.it
LA PROTESTA CONTINUA
Precari Ispra: «Nessuna risposta, rimaniamo sul tetto»
Assemblea dei lavoratori che vivono da 54 giorni, giorno e notte, sul tetto per sventare il licenziamento
ROMA - «Ci aspettavamo entro oggi una comunicazione dal tavolo di trattativa e invece non è arrivato nulla. Finché non sarà scritto tutto nero su bianco, noi dal tetto non scenderemo». Lo dice Michela Mannozzi, portavoce dei precari Ispra che da un mese e mezzo circa si trovano sul tetto della sede dell'Icram, in via Casalotti, per protestare contro il rischio-licenziamento. «Dopo l'incontro di lunedì al ministero ci era stato detto che entro oggi (venerdì ndr) avremmo avuto una risposta - continua Mannozzi - fino ad ora, però, nulla». Da 54 giorni i lavoratori dell'Istituto vivono giorno e notte sul tetto.
L'ASSEMBLEA PUBBLICA - Venerdì mattina all'interno dell'edificio di via Casalotti si è tenuta un'assemblea pubblica a cui hanno partecipato circa 300 persone tra lavoratori Eutelia, Inap, precari della scuola, e rappresentanti di Prc, Pdci, Pd. «Sappiamo che si sta predisponendo un protocollo d'intesa sulle nostre richieste tutte dichiarate, tra le parti, legittime - continua la portavoce - richieste che vanno dalla prosecuzione contrattuale degli attuali lavoratori Ispra alla sottoscrizione di contratti a tempo indeterminato e il blocco dell'accesso di precari esterni. Per arrivare a concorsi per contratti di lavoro a tempo indeterminato. Ora aspettiamo. Saremo ben felici di scendere una volta trovata una soluzione. Il nostro prossimo obiettivo sarà quello di migliorare la funzionalità dell'ente stesso, ridotto ad oggi ad una scatola vuota».
SCIOPERO ENTI DI RICERCA - Tanta solidarietà anche da parte di lavoratori e cittadini romani che hanno partecipato all'assemblea che «rappresenta una tappa di un percorso che ha come obiettivo immediato la costruzione dello sciopero degli Enti di Ricerca» ha detto Cristiano Fiorentini della Segreteria Nazionale Usi/RdB. «Un ulteriore momento di questo percorso - aggiunge la sindacalista - sarà l'organizzazione di un convegno internazionale sul ruolo e la funzione della Ricerca Pubblica nel nostro paese e nel panorama internazionale».
LA PRESENZA DELLA POLITICA - Tra i partecipanti all'assemblea anche il deputato del Pd Jean Leonard Touadi che ha portato la sua solidarietà ai precari. «Ho ascoltato e ho visto l'enorme dignità di questi nostri ricercatori - ha detto Touadi - che rappresentano la pietra angolare di ogni ragionamento sullo sviluppo economico e culturale dell'Italia». «Il Governo - ha proseguito Touadi - deve dare delle risposte positive ai ricercatori dell'Ispra, negare loro un futuro contrattuale significherebbe condannare alla disoccupazione centinaia di lavoratori della conoscenza e contestualmente uccidere ogni speranza per lo sviluppo e il progresso dell'Italia»
15 gennaio 2010 - Liberazione
«Il precariato nella ricerca è un problema politico»
Sono le cose che ripete sempre. Quello che è certo è che noi siamo assolutamente disponibili al dialogo e alla collaborazione. La nostra organizzazione sindacale ha mandato un documento al ministero per riassumere i punti e le modalità della vertenza. Si tratta di toni da provocazione che noi non vogliamo assolutamente accettare perché siamo tranquilli e sereni e riteniamo questa una vertenza trasparente. Del resto, quelle sono le indicazioni che riceve dalla struttura commissariale messa a gestire l'Ispra, che non si è mai degnata nemmeno di affacciarsi. Il problema, lo ribadiamo, non è solo la questione delle 21 persone a cui scadono i contratti ma di approccio generale alla situazione del precariato in Ispra, tanto è che abbiamo chiesto il blocco di nuovo precariato.
Cosa rispondete alla Prestigiacomo che ha bollato la vostra assemblea come una adunata e si è sostanzialmente deresponsabilizzata?
15 gennaio 2010 - Left
Via la ricerca, arriva il cemento
Da cinquanta giorni protestano contro il loro licenziamento, occupando la storica sede dell’Ispra nella Capitale, a due passi dal nuovo stadio per la Roma voluto dalla famiglia Sensi. I precari: «Vogliono smantellare l’Istituto per lasciare spazio alla speculazione edilizia»
«Lo Stato uccide la ricerca», tra licenziamenti di precari e speculazione edilizia. Non è solo lo slogan azzeccato che i lavoratori dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) usano ormai da tempo per la lotta che ha come obiettivo la loro sopravvivenza in un settore che in Italia è sempre stato figlio di un dio minore. Ma anche un concetto che si concretizza visitando la sede dell’Istituto a via Casalotti e parlando con chi la vive. Uno spazio della periferia nord romana, all’interno del parco della Cellulosa, che fino al 1994-95 ha ospitato l’Ente nazionale cellulosa e carta e dal 1997 al 2008 l’Icram (Istituto centrale per la ricerca tecnologica applicata al mare, poi sciolto nell’Ispra), da oltre cinquanta giorni occupato da ricercatori e tecnici, che protestano per il lavoro ma anche per lo stato di abbandono cui è stata ridotta la storica sede.
Dietro sembra esserci solo la volontà della struttura commissariale dell’Ispra, nominata dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e guidata dal prefetto Vincenzo Grimaldi, insieme ai subcommissari Stefano Laporta ed Emilio Santori, di smantellare parte dei controlli e della ricerca ambientale, in particolare quella legata al mare. Ma il sospetto è che dietro lo stato di abbandono dell’ex Icram si possano nascondere anche altri interessi. Un sospetto confermato da Luciano Del Bianco, presidente del Comitato di promozione del parco della Cellulosa, che dal 2005 si dedica alla «tutela, la salvaguardia, l’acquisizione e la destinazione a parco dei circa 90 ettari delle due aree di proprietà pubblica» che costituiscono il polmone verde del quartiere. Del Bianco teme una possibile modifica nella destinazione d’uso di queste meraviglie naturali per aprirle al sacco edilizio, sottolineando che «la preoccupazione dei cittadini è che l’annunciato svuotamento della sede dell’Ispra possa rispondere all’esigenza di sgomberare al più presto l’immobile per permettere il passaggio del bene dallo Stato al Comune, che poi potrebbe cambiarne la destinazione d’uso per fare cassa con gli oneri concessori, come previsto dal progetto di proposto di recente dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno». L’area verde è infatti divisa in due lotti, rispettivamente di 77 e 13 ettari, il più grande dei quali è proprietà del demanio dello Stato mentre l’altro è di Fintecna, società del ministero dell’Economia, che si è già detta disponibile a vendere. L’acquisto da parte del Comune di Roma è sollecitato anche dal Comitato per il parco, visto che era già stato promesso dalla precedente giunta guidata da Walter Veltroni e i fondi sono disponibili in base alla recente legge su Roma Capitale, ma la paura, spiega Del Bianco, è che non vengano rispettati i «forti vincoli ambientali e l’edificabilità molto ristretta previsti nel Piano regolatore del Comune». Il presidente del Comitato ricorda anche, con una certa preoccupazione, che il parco, dove sono ospitate specie animali come l’upupa, la poiana, la civetta, la volpe e l’istrice, «si trova in linea d’aria a soli tre chilometri dalla Monachina, dove potrebbe sorgere il nuovo stadio dell’A.s. Roma», progetto che in città ha già causato polemiche per il possibile impatto sull’agro romano. A meritare attenzione e tutela non è solo il verde pubblico ma anche lo stesso edificio che ospita la sede Ispra, costruito nel 1953 su progetto di Ugo Luccichenti, tra le figure più importanti del Novecento romano per quanto riguarda l’architettura: un’opera di «rilevante interesse storico e artistico», almeno secondo il Darc (Direzione generale per l’architettura e arte contemporanea del ministero dei Beni culturali), che sicuramente non merita di essere demolita per far posto a centri commerciali o palazzine. E nemmeno può essere lasciata in stato di abbandono come potrebbe accadere da qui a pochi mesi. Secondo l’architetto Carlo Ragaglini, si tratta infatti di «uno dei primi edifici moderni per uffici realizzati a Roma, e se si pensa che non ha mai avuto restauri significativi, rimane molto attuale come immagine architettonica».
Accanto all’accanimento con cui sono colpiti centinaia di ricercatori coi contratti che scadono tra fine 2009 e i primi mesi del 2010, che seguono gli oltre 200 già allontanati nel corso dello scorso anno, ci sono aspetti sconcertanti, come il fatto che l’istituto di ricerca dedicato all’ambiente abbia smantellato un sistema di riscaldamento tutto ecocompatibile, basato sulla combustione del cascame di pigne, col bel risultato che oggi, visti i problemi dell’impianto a gas, tutto l’edificio è senza termosifoni, in questo freddo inverno di occupazione. L’ordinaria manutenzione è stata quasi completamente abbandonata, per cui gli oltre 250 lavoratori che frequentano la struttura si trovano ogni giorno alle prese con vetri e maniglie rotti, lampadine non sostituite che lasciano le rampe di scale dei quattro piani totalmente al buio, laboratori da mesi senza corrente, stanze allestite nei sottoscala, gommoni inutilizzabili e le bellissime serre che erano fiore all’occhiello dell’Ente cellulosa ormai irriconoscibili, tanto sono deturpate dall’incuria. In condizioni critiche anche le due biblioteche del complesso, quella dell’ex Centro di sperimentazione agricola e forestale, nel 2001 devoluta al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra), fino a pochi anni fa la più grande biblioteca forestale d’Italia. Ma anche quella dell’ex Icram, che dispone di circa tremila volumi e cento abbonamenti a periodici dedicati allo studio del mare. «Sembra che tutti i problemi ordinari dell’Istituto vengano lasciati marcire senza porvi rimedio - racconta la ricercatrice Michela Mannozzi, una delle coordinatrici della protesta – e sicuramente c’è una volontà di smantellare questa sede per trasferire i pochi lavoratori superstiti altrove. Ma come sono poco chiare le ragioni del licenziamento dei precari, così c’è il sospetto che dietro la volontà di "liberare" Casalotti ci sia la possibilità di attuare speculazioni di vario tipo».
Insomma, sparare alla ricerca, come denunciano i ragazzi di Casalotti, significa anche demolire gran parte del patrimonio naturale, architettonico e culturale di un’area già periferica della Capitale, che infatti ha ben percepito questo rischio, stringendosi ai ricercatori con grande solidarietà, tra manifestazioni, fiaccolate e creazione di comitati ad hoc. Mandare a casa gli studiosi che si occupano di emergenze come quella sulle navi dei veleni, dello studio e la tutela delle forme di vita più a rischio nei nostri mari e di rappresentare l’Italia nei principali consessi internazionali dedicati al Mediterraneo, significa non solo colpire la credibilità scientifica del nostro Paese ma anche sparare sulla storia e la vita di una fetta importante della Città eterna. Forse i ricercatori, da buoni «capitani di ventura» come li definisce il ministro Brunetta, a malincuore troveranno un altro lavoro all’estero ma per gli abitanti di Casalotti sarà molto più difficile trovare qualcosa che rimpiazzi i ricordi del loro passato e i luoghi del loro presente.
CRONOLOGIA DELLA PROTESTA
Quei lavoratori, fatti fuori a sangue freddo
25 giugno 2008. Il decreto legge n. 112 istituisce l’Ispra, che nasce dall’accorpamento di Apat, Icram e Infs. Al suo interno, i precari sono 618, oltre un terzo del personale.
31 dicembre 2008. I commissari dell’Ispra non rinnovano decine di contratti di collaboratori e quelli di alcuni dipendenti a tempo determinato.
18 giugno 2009. I precari presentano il loro cortometraggio"Non sparate alla ricerca". Sarà il simbolo della protesta.
30 giugno 2009. Vengono allontanati 200 lavoratori: a nulla serve un’occupazione nella sede di via Brancati, a Roma, organizzata dai sindacati di base.
24 novembre 2009. In previsione della scadenza di 200 contratti, i precari, sostenuti da Usi-Rdb, occupano il tetto della sede di Casalotti, a Roma.
4 gennaio 2010. Dopo 42 giorni di occupazione, sindacati e precari incontrano il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che annuncia l’apertura di un tavolo tecnico.
11 gennaio 2010. Prima riunione del tavolo. I precari sono da cinquanta giorni sul tetto.(r.d.r.)
per arrivare a Casalotti la Federazione RdB mette a disposizione 2 pullman:
- il primo alle ore 9.00 in Via dell’Aeroporto 129 presso la Federazione Nazionale e proseguirà poi per la sede Inps di Via Ciro il Grande all’Eur ( arrivo previsto ore 9.30)
- il secondo con appuntamento alle ore 9.30 a Piazzale Aldo Moro ( Università La Sapienza)
Il ritorno è previsto alle 14.30 circa.
( invitiamo a dare conferma della partecipazione
alla segreteria della Fed. Nazionale tel 06762821)
La vicenda dell’ISPRA è ormai giunta ad un momento cruciale. Dopo l’incontro avuto da USI/RdB con il Ministro Prestigiacomo si è aperto un tavolo tecnico per studiare le possibili soluzioni alla vertenza. Ma l’ISPRA rappresenta solo la punta dell’iceberg. Gli enti di ricerca e le università continuano ad essere piene di lavoratori precari che consentono alla ricerca pubblica di andare avanti ed in cambio hanno un presente ed un futuro all’insegna della precarietà sul lavoro e nella vita. Lavoratori che sono stati esclusi dagli insufficienti provvedimenti del Governo Prodi e che continuano a non avere risposte dal Governo in carica. I processi di riordino che sono in vista per molti enti non lasciano tranquilli, soprattutto se si guarda alla vicenda ISPRA che ha preso il via proprio dalla riorganizzazione.
Mentre si continua a finanziare la ricerca privata, è di pochi giorni addietro la notizia dei due miliardi elargiti alle imprese dal Ministro Scaiola per i "contratti di innovazione tecnologica", gli Enti Pubblici di Ricerca vedono costantemente ridotti i propri budget mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro precari e il futuro della Ricerca Pubblica.
CONTINUA IL PROCESSO DI SMANTELLAMENTO DELLA RICERCA PUBBLICA.
COLORO CHE PAGANO IL PREZZO PIÙ ALTO SONO I LAVORATORI PRECARI.
OGGI È L’ISPRA, DOMANI A CHI TOCCHERÀ?
Per questi motivi la vertenza ISPRA è ormai diventata la vertenza di tutti. Di tutti coloro che credono che la ricerca pubblica sia un patrimonio del Paese. Di tutti coloro che combattono la precarietà. Di tutti coloro che credono che tutti abbiano diritto a costruirsi una vita ed un futuro non a tempo determinato. Di tutti coloro che hanno un’idea di giustizia sociale e di equità.
È la vertenza di tutti noi.
Dobbiamo aggregarci e ricostruire un fronte compatto che metta insieme le vertenze aperte in altri enti di ricerca e ne apra altre mille laddove si assiste con rassegnazione alla cancella zione delle ricerca pubblica ed al licenziamento dei precari.
PER DISCUTERE SU QUESTI TEMI E ORGANIZZARE IL RILANCIO DELLE LOTTE
CONTRO LA PRECARIETÀ E PER LA DIFESA DELLA RICERCA PUBBLICA.
VENERDÌ 15 GENNAIO ALLE ORE 10,30
ASSEMBLEA CITTADINA ALL’ISPRA
Via di Casalotti 300 (bus 146 da Battistini)
USI/RdB RICERCA