Si Parte. Con una mobilità meno immobilizzata. Ma in progress. Si può riassumere così l’incontro che si è tenuto il 23 gennaio presso la Direzione Regionale delle Entrate tra l’Amministrazione e le Organizzazioni Sindacali per la stipula dell’accordo sulla mobilità regionale del 2008.
Quando si parla di mobilità, nazionale o regionale che sia, si sa che le amministrazioni tendono alla conservazione dello status quo degli organici, tentano di limitare al massimo la mobilità dei lavoratori adducendo spesso ragioni inerenti la funzionalità degli uffici e la necessità del raggiungimento degli obiettivi di produzione, messi sempre prima del sacrosanto diritto alla mobilità dei lavoratori. E difatti anche questa volta l’Amministrazione aveva inviato alle Organizzazioni Sindacali (prima dell’incontro in questione) una bozza di accordo che prevedeva una mobilità estremamente limitata: gli uffici della regione venivano suddivisi in fasce A, B1, B2 e C sulla base del criterio della percentuale di carenza di personale. Venivano così individuati sei uffici di fascia “A” (Gela, Acireale, Caltagirone, Nicosia, Mistretta e Vittoria), quelli con la maggior carenza di personale, per i quali non era prevista alcuna possibilità di mobilità esterna. Lì siete e lì rimanete.
I 25 uffici di fascia B venivano a loro volta suddivisi in uffici con carenza fino al 15% (B1:con due unità in uscita di cui una con ricambio) e in uffici con carenza tra il 16 e il 30% (B2: con due unità in uscita ma solo con ricambio). E sei uffici di fascia C con due unità in uscita. Questa proposta non ci stava bene e un risultato lo abbiamo ottenuto. In sintesi l’accordo siglato per la mobilità regionale 2008 prevede la riclassificazione degli uffici in tre fasce (piuttosto che quattro); per gli uffici situati in fascia A è prevista l’uscita di una unità di personale per ufficio (sebbene condizionata a un ricambio), mentre prima non ne era prevista nessuna; per quelli situati in fascia B è stato tolto il vincolo del ricambio (almeno per una unità) per gli uffici con carenze maggiori del 16% (B2). Anche in questo caso siamo riusciti ad ottenere un miglioramento, perché la proposta iniziale dell’amministrazione prevedeva per gli uffici situati in fascia B2 due uscite, ma entrambe condizionate a un ricambio; per quelli situati in fascia C tre unità in uscita (una con ricambio), mentre prima ne erano previste due. Rispetto quindi alla proposta iniziale l’accordo sottoscritto permette una reale maggiore mobilità per i lavoratori.
In premessa però abbiamo parlato di mobilità in progress. Perché l’accordo siglato ha sulla testa la spada di Damocle della riorganizzazione dell’Agenzia, che è dietro l’angolo. Proprio per questo l’accordo prevede che intanto parte questa mobilità e successivamente, quando sarà più chiaro cosa sarà questa riorganizzazione, si formerà un tavolo tecnico tra Amministrazione e Organizzazioni Sindacali per ragionare su una mobilità (volontaria) che dia l’opportunità a tanti lavoratori che lavorano in uffici periferici di tornare nel capoluogo. Il futuribile non possiamo prevederlo.
Il presente però possiamo e dobbiamo migliorarlo: è per questo che abbiamo firmato questo accordo che ripetiamo aumenta rispetto alla proposta iniziale le possibilità di mobilità. Sia chiara però una cosa: come già più volte ripetuto, per quanto riguarda la riorganizzazione noi siamo fermi all’informativa nazionale secondo la quale nessun lavoratore sarebbe stato messo in mobilità. Se i fatti modificativi dell’attuale situazione organizzativa, quando si verificheranno, permetteranno di ampliare i numeri dell’accordo sulla mobilità regionale dando la possibilità a un numero maggiore di lavoratori di accedere alla mobilità volontaria, espandendo così un diritto, allora è un discorso. Se sul tavolo si metteranno invece mobilità coatte, allora sarà tutta un’altra storia. A margine ci piace ricordare la vicenda dell’Ufficio di Palermo 3. Nella riunione in Direzione Regionale del 13 gennaio, di cui abbiamo dato notizia con un precedente comunicato, l’Amministrazione aveva provato una fuga in avanti avanzando la proposta della rapida chiusura dell’ufficio. Proposta rinviata in quella sede da RDB al mittente.
Ebbene, ad oggi l’ufficio è ancora li, e non si ha sentore di chiusura a breve. Diciamo questo non per una sorta di narcisismo autoreferenziale, ma perché vogliamo sottolineare che la forza delle ragioni permette di vincere le battaglie. Alcune si perdono, altre si vincono. Di sicuro non combattere e rinunciare al conflitto significa per i lavoratori ficcarsi inevitabilmente in un vicolo cieco.