Mentre l’Italia si indebita sempre più col capitale finanziario italiano ed europeo, scaricando il debito sui lavoratori e le lavoratrici - nessuno fa nulla per nulla - un Conte assediato dai suoi stessi partner di governo tenta la carta della spartizione dei 173 miliardi a disposizione per il dopo Covid-19.
Gli Stati Generali dell'Economia, convocati in tutta fretta da Conte per il fine settimana, servono a buttare fumo negli occhi ad un Paese stremato, facendo credere che si apra un confronto democratico sulle cose da fare per uscire dalla crisi.
Ammonta a 173 miliardi il tesoretto complessivo posto sul tavolo del vertice di Villa Pamphili, e l'intenzione dei principali convenuti, forze di governo, Confindustria, istituzioni internazionali, banche e sindacati concertativi, è quello di partecipare alla spartizione di una torta mai così guarnita e consistente.
Grande confusione, tanti gli obbiettivi dichiarati ma tutti con poche, inattaccabili certezze: rilanciare gli interessi delle imprese, mantenere inalterato il sistema economico che ha portato il nostro Paese ad affrontare la pandemia Covid-19 senza aver previsto alcuna pianificazione, senza strumenti sanitari, economici e politici adeguati alla gravità della situazione.
Il risultato sono state 34.000 vittime, centinaia di migliaia di malati, milioni di disoccupati e di persone senza reddito e certezze del futuro. Che di distribuzione sociale delle risorse in campo non se ne parli, emerge chiaramente anche dalle proposte di Colao&co, scaturite direttamente dagli obiettivi del sistema delle imprese.
Saremo quindi anche noi a Villa Pamphili, a presidiare gli Stati Generali di Conte per dire che i soldi disponibili vanno utilizzati per restituire ai lavoratori e alla popolazione i diritti sottratti da anni di smantellamento dello stato sociale; per aggredire le disuguaglianze; dare lavoro e reddito stabile e garantito per tutti; riportare nel pieno controllo pubblico statale la sanità, l'istruzione e la ricerca riorganizzandone e potenziandone personale e strutture; rendere penalmente molto più rilevante ogni mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro istituendo il reato di omicidio sul lavoro; rendere sicuro ed adeguato il rientro a scuola per un milione fra docenti ed ATA ed otto milioni di studenti ben oltre il vergognoso protocollo sottoscritto dai sindacati pronta-firma; definire un grande piano di assunzioni per rilanciare la pubblica amministrazione e difendere l'ambiente; sottrarre al ricatto e allo sfruttamento, attraverso una vera regolarizzazione, migliaia di migranti; bloccare gli sfratti e finanziare la ripresa dell'edilizia economica e popolare senza ulteriore consumo di suolo; nazionalizzare le imprese strategiche e sottrarre alle multinazionali il destino della manifattura italiana; riformare gli ammortizzatori sociali estendendone a tutti la possibilità di utilizzo; impedire colpi di mano sul contratto nazionale ed impedire un utilizzo delle nuove forme di lavoro come lo smart working in funzione di isolamento dei lavoratori; fermare l’aziendalizzazione della scuola nonché la selezione di classe per gli studenti e lo smantellamento dei diritti collettivi; la revisione del Titolo V della Costituzione contro ogni ipotesi di autonomia differenziata.
Su questi principali ma certamente non esaustivi obbiettivi di fase, saremo sabato13 in prossimità del vertice degli Stati Generali dell'Economia. L’appuntamento è alle ore 10 all’ingresso di Villa Pamphili di Largo 3 giugno 1849, per rappresentare i nostri punti all'ordine del giorno e avviare una fase di mobilitazione permanente che durerà per tutto il tempo necessario e che dovrà necessariamente prevedere mobilitazioni a carattere nazionale.
Promuovono:
Unione Sindacale di Base, Potere al Popolo, Federazione Giovanile Comunista Italiana, Opposizione Studentesca d'Alternativa, Noi Restiamo, Fronte della Gioventù Comunista, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista dei Lavoratori, Rete dei Comunisti, Collettivo Militant, Movimento per il diritto all'abitare, Unicobas, Partito Comunista Italiano, Confederazione Cobas