“Lo Statuto dei lavori del Ministro Sacconi, giunto in “articulo mortis” e con il solito veleno nella coda, seppellisce quaranta anni di legislazione democratica improntata alla tutela del più debole nel confronto tra capitale e lavoro”, commenta Emidia Papi, della confederazione USB.
“Il dato più preoccupante contenuto nell’ipotesi Sacconi – prosegue Papi - viene dalla previsione che tutti i diritti, salvo quelli definiti indisponibili dalla legislazione europea (sciopero, sicurezza, associazione sindacale, riposo, ecc, peraltro da tempo in Italia resi praticamente inesigibili), siano definibili con accordi tra le parti e non attraverso la legge come accade oggi, e che tali accordi possano anche derogare le leggi. In questo modo – sottolinea la dirigente USB - gli accordi tra le parti assumono forza di legge, ma senza che ci sia la possibilità, ad esempio per la Corte Costituzionale, di verificarne il rispetto della Carta Costituzionale; mentre le parti sociali, Confindustria e le associazioni sindacali ‘comparativamente più rappresentative’, assurgono all’inedito e incostituzionale ruolo di legislatori”.
Conclude Papi: “Sebbene le probabilità che questo disegno di legge possa vedere la luce siano alquanto ridotte, è evidente che si tratta di un segnale a futura memoria. Oltretutto, non è affatto scontato che un governo diverso da questo non persegua lo stesso identico fine, anche se a formarlo saranno altre forze politiche, magari le stesse che hanno sostenuto in passato quei governi tecnici che hanno prodotto i più pesanti arretramenti degli ultimi cinquant’anni nelle nostre condizioni di vita e di lavoro. Per questo manterremo alta la vigilanza e, se necessaria, la mobilitazione”.
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