È doveroso rispondere in merito all’articolo scritto da Lamberto Mecorio, segretario UIL FLP, contro l’operato del sindacato USB e contro di me, Stefano Congiu, Rsa e dipendete della Nuova Clinica Santa Teresa di Viterbo.
Innanzi tutto, nel 2013, va ricordato che Usb firmò, insieme alle altre sigle CGIL, CISLe UIL, all’inizio della crisi, la cassa integrazione in deroga nel tentativo di salvare i posti di lavoro. Per noi dipendenti la cassa integrazione fu molto dura, siamo stati anche 6 mesi senza stipendio, ma l’abbiamo sopportata nella speranza di una soluzione futura.
Si è lottato anche per ottenere l’autorizzazione, della Nuova Santa Teresa, all’attività privata, che secondo l’azienda avrebbe permesso, oltre che una ripresa economica, di non licenziare i dipendenti. Anche io scesi in piazza e raccolsi le firme per ottenere l’autorizzazione della clinica. Ho lottato, insieme ai miei colleghi, per dare un futuro a tutti e non ho mai voluto licenziamenti ma solo che ci fossero ridati dignità e rispetto.
Nel 2015, è seguito un contratto di solidarietà difensivo per la minaccia di mobilità di 34 dipendenti. Questo contratto fu oltremodo gravoso per noi perché ridusse ancora di più il nostro stipendio, stiamo parlando del del 30% in meno. Molti lavoratori furono d’accordo nel sottoscriverlo, ma fu firmato lo stesso alla Regione Lazio.
Chi scrive, a quel tempo, era rappresentante sindacale della Cisl e, il giorno della firma in Regione, sebbene in malattia, avvertì il sindacalista provinciale di non firmare nulla perché il contratto era troppo duro da sopportare per i lavoratori. Era necessaria un’assemblea per informare tutti i dipendenti. Nessun sindacalista mi ascoltò e Cgil Cisl e Uil firmarono anche se la stragrande maggioranza dei lavoratori non voleva. Solo il sindacato Usb non firmò rispettando il volere degli iscritti.
Ecco perché dopo la firma del contratto di solidarietà migrammo, in massa, nell’unico sindacato che aveva tutelato i nostri diritti.
Nel giugno 2016 l’autorizzazione per lo svolgimento di attività private è arrivata ma si parla ancora di mobilità per 18 persone. Non dica, egregio segretario, che questo è avvenuto per l’irrigidimento di una sigla sindacale o per la delusione, il dolore, il rammarico che ha colpito un dipendente! La Regione Lazio, a settembre 2016, non ha rinnovato il contratto perché non poteva, c’erano così tante ferie da smaltire. Ciò che chiese la Ro.Ri venne concesso, ma oggi, che senso ha proseguire con un ammortizzatore sociale? Non dovremmo iniziare a lavorare a pieno regime, come promesso?
I sindacati dovrebbero lottare per dimostrare che non ci sono i presupposti per la mobilità e lottare per il benessere dei lavoratori, dopo anni di sacrifici. Non capisco perché un sindacalista, esperto come Lamberto Mecorio si accanisca contro me, Stefano Congiu, un lavoratore, stremato dai sacrifici, che lotta solo per ritrovare la dignità, sua e quella dei suoi colleghi.
Inoltre, Mecorio dichiara che io sarei stato in grado di spaccare l’unità sindacale e che abbia avuto un ruolo decisivo nello spingere la RO.Ri a scegliere la mobilità per noi lavoratori. Ringrazio per la stima, ma io, invece, mi domando che fine abbiano fatto i sindacati che hanno lottato per far ottenere ai lavoratori diritti fondamentali. Sembra quasi, che questi, si siano dimenticati, il perché siano nati, proprio ora che stiamo attraversando una grave crisi. Perché non difendono le vittorie ottenute nel passato e si permettono di svendere il lavoro e i lavoratori senza remore.
In ultimo, per quanto riguarda il fatto di sentirmi dare del fascista, lo trovo eccessivo e ridicolo.
Sono solo un lavoratore consapevole dei suoi diritti che ha a cuore la sua vita e quella dei suoi colleghi. Lotto per me e per loro, e non è mia-nostra intenzione piegarci a sordidi intrighi.
Stefano Congiu Rsa USB