Neanche di fronte a tragedie immani come il terremoto che ha colpito i territori di Turchia, Siria e Kurdistan la politica fa un passo indietro.
Le sanzioni alla Siria da parte dell’Occidente stanno impedendo che gli aiuti umanitari e l’invio di personale specializzato come Vigili del Fuoco e Protezione Civile arrivino anche in Siria e nel territorio al confine tra Siria e Turchia, il più colpito dal terremoto, dove risiede la maggior parte del popolo curdo e dove i morti si contano a migliaia.
L’uso delle sanzioni nei confronti di Paesi non allineati con l’Occidente, che già stava producendo pesanti danni agli italiani che si sono trovati a dover fronteggiare un aumento enorme del costo dell’elettricità e del gas proprio a causa delle sanzioni, ora si sporca anche le mani del sangue di migliaia di persone già provate da una guerra che sembra non dover mai finire.
È ormai chiaro che le sanzioni sono strumenti contro i popoli più che contro i governi e vengono utilizzate come arma di pressione e di ingerenza negli affari interni degli stati.
Il governo e il Parlamento italiano hanno rinnovato pochi giorni fa l’autorizzazione a inviare ancora milioni di euro e armi all’Ucraina.
USB chiede di non inviare soldi e armi sul teatro di guerra ma di dirottare quelle risorse a favore di tutte le popolazioni colpite dal terremoto in Siria e in Turchia.
Si fermi la guerra, tacciano le armi e si aprano canali di aiuto immediati ai colpiti dal terremoto.
Unione Sindacale di Base
In allegato la dichiarazione della Federazione generale dei sindacati della Repubblica araba di Siria GFTU