Il 17 luglio 2014 ancora tre ferrovieri, Vincenzo Riccobono 54 anni, Antonio La Porta 55 anni, Luigi Gazziano 57 anni, della manutenzione infrastrutture di RFI sono stati travolti e uccisi da un treno regionale mentre lavoravano sul binario della linea Gela-Licata in provincia di Caltanissetta.
Le garanzie per la sicurezza sul lavoro dei ferrovieri di RFI in tutta Italia sono di fatto ad un livello di allarme e vi è la necessità che si faccia luce sulle reali modalità operative della manutenzione in RFI.
Rete Ferroviaria Italiana si è dotata fin dagli anni 2000 di un sistema di gestione centralizzato per il controllo delle attività in sicurezza e dopo l’intervento dell’Agenzia Nazionale Sicurezza Ferroviaria (ANFS) ha modificato le Istruzioni per la protezione dei cantieri di lavoro in senso restrittivo, per cui non dovrebbe essere possibile per i ferrovieri trovarsi sui binari in esercizio di circolazione: invece da anni continua la serie di investimenti nella più totale assenza di adeguate risposte da parte di RFI.
La realtà è che i ferrovieri, costretti da un organizzazione del lavoro che sconta le politiche dis-occupazionali di FSI e alle prese con le migliaia di carenze negli organici d’impianto, sono esposti a livelli di rischio sempre crescenti in quanto sottoposti a continua pressione da parte della Società affinchè la circolazione dei treni non subisca interruzioni malgrado le massicce necessità d’intervento alle linee.
La politica di smantellamento del potenziale produttivo del settore manutenzione di RFI con il dirottamento delle risorse finanziarie verso le imprese private confligge in modo sempre più evidente con le norme di sicurezza emanate dalla stessa Società; la riduzione dei riposi, l’allungamento degli orari di lavoro, l’aumento delle prestazioni notturne e degli straordinari, sono l’effetto della compressione di fatto delle tutele dei ferrovieri per accostarli ai trattamenti economici e normativi praticati dalle imprese private nelle quali, e i ferrovieri lo sanno bene, in materia di diritto del lavoro vige la più totale arbitrarietà padronale.
A complicare il quadro della sicurezza sul lavoro nella manutenzione infrastrutture (e in tutto il settore delle attività ferroviarie) vi è anche il peggioramento delle condizioni di lavoro del personale di condotta e di bordo dei treni che per effetto del vigente contratto di lavoro e del cosiddetto riordino normativo è sottoposto a crescente stress per turni di lavoro che sforano le dieci ore e articolati con modalità fisiologicamente insostenibili.
E’ di oggi la decisione del tribunale del lavoro di Firenze di confermare il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini accusato di conflitto di interesse da FSI per la sua consulenza a favore dei familiari della strage di Viareggio del 29 giugno 2009; siamo all’assurdo: mentre continua la strage di lavoratori delle ferrovie la Società FSI si scaglia pesantemente contro quei ferrovieri che si impegnano per la sicurezza; e non si trova giustizia nemmeno nei tribunali!
La sola risposta da opporre alla crescente insicurezza nelle ferrovie dovrà essere la mobilitazione dei lavoratori per contrastare le politiche di smantellamento di tutele e diritti e costringere le istituzioni, legislative, di controllo e giudizio, ad aprire finalmente gli occhi sulle cause di queste annunciate morti per lavoro nelle ferrovie italiane.
USB a nome e per conto di tutti i lavoratori iscritti all’Organizzazione esprime condoglianze e solidarietà ai familiari dei tre ferrovieri morti oggi sul lavoro.