E siamo solo all’inizio…
E’ stato pubblicato il 25 giugno sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 112 che colpisce come una vera e propria mannaia la Pubblica Amministrazione. Forte di una campagna mediatica senza precedenti nei confronti dei lavoratori pubblici nulla facenti, il Governo inizia a concretizzare i primi effetti nefasti del suo operato, annunciati nel Piano Industriale, cui seguiranno i contenuti della legge delega sul Pubblico Impiego. Effetti che, nel caso di decreto legge, sono immediatamente operativi dopo la pubblicazione sulla G. U.
Una manovra che va letta nel disegno complessivo che Brunetta ha presentato alle parti sociali e che ha avuto una accoglienza calorosa da parte di Confindustria, tiepida ma non contraria da parte di Cgil, Cisl e Uil, di assoluto rifiuto da parte di RdB/CUB.
Rifiuto di quello che si preannuncia come lo smantellamento della Pubblica Amministrazione attraverso la cancellazione di servizi sociali o la loro privatizzazione. E questo decreto legge è il primo atto concreto messo in campo per depotenziare qualsiasi forma di resistenza da parte dei lavoratori pubblici, colpendoli direttamente nella busta paga, nei diritti e nella sicurezza e dignità del loro lavoro.
Si torna a legiferare, dopo tanto aver blaterato sulla delegificazione del rapporto di lavoro pubblico, su materie oggetto di contratti nazionali e integrativi, mettendo paletti non più superabili dal confronto in sede negoziale, dove era possibile intervenire con la mobilitazione dei lavoratori e strappare anche condizioni di miglior favore.
Tutto ritorna al decisionismo del Governo, preoccupato di far quadrare i conti pubblici senza intaccare gli interessi delle imprese e della grande finanza, che vede nello smantellamento dello stato sociale la soluzione dei problemi finanziari e nel dipendente pubblico il capro espiatorio da sottoporre a gogna mediatica e a cui far pagare in termini anche monetari l’intera operazione.
Ma cerchiamo di andare nel concreto.
L’art. 67, detta norme in materia di contrattazione integrativa e di controllo dei contratti nazionali ed integrativi. Nello specifico:
· Nel 2009 vengono disapplicate tutte le disposizioni che prevedono risorse aggiuntive a favore dei fondi per il salario accessorio che verranno reintegrate nel 2010 ma decurtate del 20%. E’ il caso ad esempio dei fondi previsti per i progetti speciali dalla legge 88/89 che riguarda Inps, Inail ed Inpdap;
· In ogni caso tutti i fondi per il salario accessorio non possono eccedere quelli previsti per l’anno 2004, ridotti del 10%.
Da una prima stima possiamo affermare che ciascun lavoratore Inail il prossimo anno, sulla base di quanto contenuto nel decreto, perderà in media circa 1200 Euro! Ben più grave, e non per questo di grande consolazione per noi, la situazione per i lavoratori dell’Inps e dell’Inpdap, maggiormente penalizzati a fronte di un più consistente fondo per i progetti speciali.
L’art. 71 del decreto (assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni), prevede che nei primi dieci giorni di malattia al dipendente pubblico venga corrisposto esclusivamente il trattamento economico fondamentale “con esclusione di ogni indennità o emolumento … aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio”. Questo significa che oltre a perdere l’incentivo (già previsto dal contratto per le assenze inferiori ai 15 giorni) il dipendente perderà anche quota parte di tutte le indennità previste dalla sua busta paga, percependo solo lo stipendio tabellare.
Si quantifica in circa 36 euro al giorno la perdita che graverà su un C4 dell’Inail, per ogni giorno di malattia effettuato.
Vengono modificate le fasce di reperibilità, che vanno dalle ore 8.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 20.00. Inoltre le assenze per malattia superiore a dieci giorni, e in ogni caso quelle ”dopo il secondo evento di malattia nell’anno solare,” possono essere giustificate solo ed esclusivamente mediante certificazione medica rilasciata da una struttura sanitaria pubblica. Non è ancora chiaro se i medici di famiglia rientrano nella fattispecie di struttura pubblica (su questo punto i pareri sono discordanti), anche se la ratio della norma, colpire l’assenteismo del pubblico dipendente, non dovrebbe contemplare questa possibilità. Inoltre il testo del decreto non parla di struttura pubblica convenzionata.
L’articolo prevede esplicitamente che le disposizioni che vi sono contenute costituiscono norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi.
L’art. 72 riguarda il personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo che può chiedere di essere esonerato dal servizio nel quinquennio precedente la data di maturazione dell’anzianità massima contributiva di 40 anni. La richiesta che deve essere presentata improrogabilmente entro il 1° marzo di ciascun anno, non è revocabile e può essere accolta o meno dall’Amministrazione.
Fino al momento del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, quando il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio, al lavoratore spetta una retribuzione pari al 50% di quella complessivamente goduta per competenze fisse ed accessorio ( o al 70% in caso di servizio presso organizzazioni che operano nel campo della cooperazione con i paesi in via di sviluppo). Immaginiamo che ci sarà la fila per poter beneficiare di questa magnifica opportunità prevista dal Governo!
L’art. 73 riguarda il part-time.
La trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, avveniva automaticamente entro 60 giorni dalla domanda del dipendente: il decreto modifica questo “automatismo”, inserendo la discrezionalità dell’Amministrazione nel concedere l’istituto in questione. Inoltre, per non farci mancare niente, fino a ieri il 20% dei risparmi inerenti la trasformazione del rapporto di lavoro a part-time era destinata ad incrementare il fondo per il salario accessorio “al fine di migliorare la produttività individuale e collettiva”. Tale previsione è stata annullata dall’art. 73 che prevede che una quota pari al 70 % dei predetti risparmi può essere utilizzata per incentivare la mobilita' del personale delle pubbliche amministrazioni (la norma precedente prevedeva non solo una quota del 50%, ma anche la possibilità di destinare tali risparmi non solo alla mobilità ma anche alle nuove assunzioni), mentre la restante quota del 30% costituisce economia di bilancio.
L’art. 74 riguarda la riduzione degli assetti organizzativi. Le singole Amministrazioni entro il 31 ottobre devono:
· operare una riduzione degli uffici dirigenziali rispettivamente del 20% per quelli di livello generale e del 15% per quelli di livello non generale
· concentrare l’esercizio delle funzioni istituzionali
· unificare le strutture che svolgono funzioni logistiche e strumentali
· ridurre la spesa per le dotazioni organiche almeno del 10%
· disciplinare, mediante appositi accordi, forme di esercizio unitario delle funzioni logistiche e strumentali compresa la gestione del personale, nonché l’utilizzo congiunto delle risorse umane in servizio presso le strutture centrali e periferiche
Sino all’emanazione dei provvedimenti previsti, le dotazioni organiche sono provvisoriamente individuate in misura pari ai posti coperti alla data del 30 giugno 2008: in sostanza l’organico è uguale alla forza. Nelle more di questi adempimenti è fatto divieto alle amministrazioni di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsiasi contratto.
Non è ancora ben chiaro cosa comporterà questo divieto alla stabilizzazione dei CFL, una volta concluso, speriamo al più presto, l’iter del decreto dei “232”, non vorremmo che questo costituisse l’ennesimo ed inaccettabile ostacolo: come sempre non abbiamo intenzione di essere allarmisti ma di guardare in faccia la realtà senza esternare rassicurazioni che non servono a nessuno, anzi…
Come abbiamo detto, siamo solo all’inizio: il Governo intende procedere con tutta fretta sul versante della riforma della P.A.. Solo una forte mobilitazione dei dipendenti pubblici, colpiti nelle tasche, nei diritti e nella dignità può trasformare questo progetto in un percorso ad ostacoli ed in salita. Solo frapponendo agli interessi di un governo orientato alla cancellazione dello stato sociale, i diritti dell’intera categoria dei dipendenti pubblici, che rivendicano con forza il riconoscimento della loro funzione, si potrà impedire la conversione in legge del decreto e l’emanazione di altri provvedimenti, già annunciati.
Forse hanno fatto i conti senza l’oste…facciamoglielo capire!
Roma, 1 luglio 2008
RdB CUB INAIL
Coordinamento Nazionale P.I.
Daniela Mencarelli