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TAVOLO TECNICO DELLA FORMAZIONE

Nazionale,

INCONTRO SUL NUOVO CORSO ALLIEVI PERMANENTI

Il giorno 28 gennaio si è svolto l’incontro sul nuovo corso allievi permanenti, si è affrontato il tema dei contenuti e della durata che sarà di 9 mesi. Quando parliamo di formazione, non parliamo solo di professionalità, ma soprattutto di sicurezza, avere una solida base teorica e un’ottima applicazione pratica è garanzia di minor esposizione al pericolo e di riduzione del rischio professionale. Per questo è indispensabile che la formazione in ingresso degli allievi sia di qualità e al passo coi tempi. La formazione di base dell’allievo vigili del fuoco ha bisogno di essere rivista in diversi moduli didattici, in quanto oramai obsoleti, vedasi i fondamenti dell'antincendio, dell'idraulica, dell'elettrotecnica, in considerazione anche del progresso tecnico, tecnologico, sia dei materiali che negli impianti.

Dicevamo impartire una formazione teorica solida ben ancorata alla pratica: portiamo ad esempio la gestione delle mandate idriche con lance a portata variabile e le relative variabili perdite di carico, i rilanci con motopompe da incendio (vedi antincendio boschivo), approfondimenti su impianti fotovoltaici, mezzi ibridi o totalmente elettrici, al GNL.

Da questi pochi esempi si evince come la composizione del rischio nel nostro lavoro è cambiata e richiede un aggiornamento e un incremento formativo.

Oggi il vigile del fuoco in ingresso ha una maggiore scolarizzazione, ma una minore pratica manuale, per questo sarà necessaria una formazione pratica approfondita su strumenti di uso comune, pensiamo all’impiego delle motoseghe; al riguardo auspichiamo di uniformarsi alle linee guida del patentino europeo della motosega (PEM), alla troncatrice, agli altri strumenti da taglio, ai tanti strumenti che se non usati correttamente, possono essere all’origine di infortuni e causa di problemi in intervento.

Abbiamo suggerito di prender spunto dalla statistica interventi nazionale per introdurre degli elementi di modernità e delineare le priorità per aggiornare la formazione.

Per noi dell'USB è prioritario:

ridurre il gap con altri Paesi europei e non solo, sulle tecniche di spegnimento incendi in luoghi confinati secondo le linee (CFBT), una più adeguata conoscenza dei nostri DPI, soprattutto dei limiti degli stessi, quanti ad esempio sanno che i dpi antifiamma proteggono dal calore e non dal vapore? Quanti che il completo nomex è inadeguato alla protezione antitaglio dalla motosega, così come lo sono i nostri stivali da intervento?.

Sarà altrettanto fondamentale recepire una buona pratica di decontaminazione, cura e manutenzione dei DPI (estendere agli allievi la formazione sperimentale sull'igiene post incendio svoltasi a Caserta Forlì e Venezia nel 2019/2020), essenziale una maggiore dimestichezza nell’uso dell'autoprotettore, fondamentale strumento del soccorso; l’allievo ne dovrà avere una esperienza solida, consolidata durante il corso, attraverso prove prolungate sotto sforzo, in situazioni di stress (calore, assenza di visibilità e forti rumori di fondo), chiaramente simulate. Dobbiamo essere certi che una volta uscito dal corso, l’allievo indossi maschera e bombola senza alcun indugio e con la consapevolezza delle proprie capacità consci dei limiti di questa attrezzatura salvavita. Ci aspettiamo dall’allievo una conoscenza dei principi di termografia (uso della termocamera) per la ricerca di fonti di calore ed eventuali sopravvissuti, per meglio valutare l’evoluzione dell'incendio, a questo si aggiungano i principi della ventilazione antincendio base (ventilazione naturale e ventilazione idrica). Introdurre poi la conoscenza base dell'inglese tecnico (ovvero orientato al soccorso), per poter gestire meglio le chiamate in sala operativa e nello scenario operativo, visto il numero sempre crescente di stranieri in Italia e la naturale vocazione turistica del nostro Paese. Immaginiamo poi, come USB, un pompiere moderno che sappia rapportarsi con la disabilità e con la diversità, pensiamo al contenuto della dispensa elaborata da un gruppo di lavoro che ha mosso i suoi primi passi tra il 2002 e il 2005, e che ha delineato le modalità per prestare soccorso a persone disabili. Nei corsi a capo squadra già è presente un modulo didattico di quattro ore sul soccorso alle persone con esigenze speciali (curato da Stefano Zanut e Lorenzo Pecorella) .

Queste sono alcune idee, ma sarà questa la strada maestra che ci deve guidare nei prossimi incontri strutturando un percorso che dovrà fin da subito pensare a come formare un maggior numero di istruttori, come aggiornare quelli esistenti.

La formazione, lo ripetiamo, è indice di professionalità, ma è anche sicurezza, è garanzia di portare a termine il soccorso con successo e di tornare incolumi a casa.

USB da sempre ha chiesto all’amministrazione percorsi formativi continui, che non devono servire per accumulare punteggio per passaggi di qualifica, come oggi spesso avviene, anzi questa formazione continua dovrà scardinare questa logica.

Immaginiamo una formazione continua che inizia dal corso allievi e finisce il giorno del pensionamento.

Immaginiamo corsi che abbiano un orientamento diverso per i vigili, i qualificati e i funzionari, che condividano i contenuti, ma che approfondiscano il ruolo di ciascuno.

Partendo dalla conoscenza delle basi teoriche pratiche delle nostre attrezzature, dei nostri DPI (per i vigili) ad arrivare alla gestione e valutazione di uno scenario di intervento, al coordinamento della squadra (capi squadra) o più squadre in scenari complessi, di gestioni di maxi emergenze che coinvolgono altri enti (capi reparto e funzionari), quegli scenari di protezione civile, dove i Vigili del Fuoco sono protagonisti e riferimento per la popolazione.

In questo contesto è ovvio che la formazione non può limitarsi ai vigili, ma deve anche coinvolgere la parte dei funzionari, direttivi e amministrativi, questo se vogliamo un moderno e organico Corpo Nazionale in cui ciascuno lavora con la stessa finalità secondo le proprie competenze.

 

USBVVF Nazionale