Mentre lo Stato Maggiore di TIM, Governo e grandi fondi è impegnato nelle grandi manovre finanziarie, fortemente condizionate dall’attuale impasse sulla quotazione del perimetro della rete (Netco) e dalla percentuale di possesso tra gli attori coinvolti, nessuno sembra interessarsi allo stato in cui versa la truppa.
Ovviamente, la truppa non ha la visione globale dello scenario ma conosce perfettamente la sua realtà lavorativa di ogni giorno, per questo abbiamo la necessità come USB di esternare il nostro punto di vista e farci portavoce della visione del “soldato semplice” sulla organizzazione e gestione del personale, nonché sulla gestione del business previsti nel piano industriale 2022-2024.
- Ci si sta focalizzando solo sui progetti strategici come il PNRR, definanziando i progetti di miglioramento e perfino di gestione corrente dei business di TIM. Progetti avviati in precedenza vengono definanziati e non portati a termine, rendendo inutili gli investimenti fatti fin ora. Grandi progetti per altro di fatto controllati da aziende esterne che fanno il bello e cattivo tempo in TIM, depauperando e mortificando le competenze presenti
- I recenti pensionamenti hanno lasciato scoperti ruoli e competenze fondamentali per la prosecuzione delle attività correnti preoccupandosi, ci sembra, solo di “smaltire personale”
- Nell’organizzazione del lavoro si assiste allo scriteriato spostamento di personale da settori definiti a minor valore, lasciandoli scoperti, a settori definiti a maggior valore nei quali questi lavoratori dovrebbero possedere competenze che si acquisiscono in anni e non con corsi di 6 mesi, senza contare gli spostamenti estemporanei senza neanche il supporto di corsi
- La solidarietà a scacchiera, riducendo il numero dei giorni di lavoro e l’efficacia di quelli lavorati, comporta un rallentamento e talvolta la paralisi totale delle attività
- La mancanza di obiettivi chiari nelle linee di comando in molti progetti complessi, porta un preoccupante scollamento tra reparti diversi che concorrono al raggiungimento degli obiettivi con la conseguenza che “ognuno va per i fatti propri” e che la qualità dei servizi offerti in termini di presidio del cliente sta peggiorando a vista d’occhio
- La formazione che si sta per avviare dimostra la totale assenza di progettualità sul livello delle competenze desiderato per i lavoratori
In conclusione, si stanno distruggendo in questo modo eccellenze importanti per la sopravvivenza dell'azienda che ci venivano e ci vengono ancora, nonostante tutto, riconosciute da più parti. Eccellenze merito della grande professionalità, esperienza e know-how che negli anni i "pedoni" di questa azienda, sulle proprie forze e, finora almeno, per senso di responsabilità e appartenenza hanno acquisito e mantenuto.
In molti continuano a sentire la responsabilità verso questa azienda e verso i nostri clienti molto più, ci sembra, di quello che fa il management di alto livello.
Inutile nasconderselo: il piano industriale non strutturale che si prefigura non è altro che quanto proposto in passato, dalla privatizzazione di Telecom Italia, ovvero una folle politica industriale legata a pessime operazioni finanziarie, utile per giustificare le scelte del disegno aziendale del momento, con il risultato di non interrompere l’accumularsi di debiti, di scalate ostili, ma anche di ciclici esuberi sul corpo vivo di questa azienda decimato, disilluso e disorganizzato.
Probabilmente ci aspetta una stagione difficile, dove come Unione Sindacale di Base saremo in prima fila con i lavoratori e le lavoratrici di TIM, ad oggi gli unici a tenere in piedi, con i loro sacrifici e le loro competenze, una azienda che si appropria unilateralmente dei profitti ottenuti negando diritti e ridistribuzione della ricchezza.
USB Telecomunicazioni