Il Bollettino del Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal annuncia che per il mese di gennaio le imprese cercano 504mila lavoratori da assumere, con un incremento della domanda di lavoro del 10% rispetto a gennaio dell’anno scorso e del 14% rispetto a gennaio 2019, in epoca pre-Covid. Questo annuncio è bastato al sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon per tornare a giustificare la cancellazione del reddito di cittadinanza, con la tesi che le aziende vorrebbero assumere ma non ci riescono perché ci sono troppe persone che si adagiano. Durigon ha poi riproposto nella stessa intervista a Repubblica l’acausalità dei tempi determinati fino a due anni ed ha ribadito la contrarietà del governo al salario minimo per legge, lasciando che sia la contrattazione a stabilire i minimi retributivi.
Durigon ha letto solo una parte del Bollettino di Unioncamere e Anpal. Se lo avesse letto tutto avrebbe saputo che di quel mezzo milione di nuovi contratti solo 122mila sono a tempo indeterminato, mentre più dei 2/3 si dividono tra tempi determinati, interinali, apprendistati e partite IVA. Ciò significa che le aziende assumono in forma stabile meno di un lavoratore su quattro e che continuano a sostituire con precariato ricattabile fette sempre più ampie di manodopera.
Quasi 400mila richieste di assunzione sono poi concentrate al Nord e al Centro, mentre appena un quinto provengono dalle aziende meridionali. Non c’è nel Bollettino la distribuzione territoriale delle aziende, ma considerando che l’industria è il settore con il numero più alto di richieste, ben 174mila, e sapendo che la gran parte dell’apparato produttivo è dislocato al Nord, è facile ipotizzare che buona parte delle 100mila domande di lavoro del Sud siano nei settori del commercio, del turismo e dei servizi alla persona. Che sono poi anche i settori dove si concentra la più alta percentuale di lavoro sottopagato e precario.
La fotografia che emerge dai dati del Bollettino e dalle dichiarazioni del sottosegretario è quindi abbastanza nitida: una forza lavoro sempre più precaria e intermittente, remunerata con bassi salari e senza più l’ancora di salvataggio che ha rappresentato in questi anni il reddito di cittadinanza. Una strategia ben precisa per obbligare a lavorare con salari da fame e con sempre meno tutele contrattuali.
Non vogliono creare lavoro, vogliono solo aumentare lo sfruttamento.
Unione Sindacale di Base